Nicola Pirulli
Leggi i suoi articoliCome e quanto l’Unione Europea (Ue) influisce sulle politiche culturali continentali e dei singoli Stati membri? «L’Unione Europea intende preservare il patrimonio culturale comune, nonché sostenere e promuovere le arti e il settore creativo». Questa, in sintesi, la mission dell’Ue in ambito culturale come viene indicata tra le azioni prioritarie sul sito ufficiale. Nelle sue linee generali, tuttavia, il ruolo dell’Ue in ambito culturale è definito da alcuni articoli contenuti nei trattati di costituzione, funzionamento o riforma della stessa Unione.
L’assunto fondamentale è che compiti e obiettivi delle istituzioni comunitarie in tema di cultura devono integrarsi con le politiche degli Stati membri, e sono riferibili a quattro macroaree: rispetto delle diversità culturali e linguistiche, salvaguardia e sviluppo del patrimonio culturale europeo, sostegno alla cooperazione tra Stati e istituzioni culturali e promozione della mobilità dei lavoratori creativi. Il documento più recente che funge da indirizzo per le azioni della Commissione Europea (l’organo esecutivo responsabile della gestione quotidiana dell’Ue) è l’Agenda europea per la cultura (2018), i cui tre obiettivi strategici hanno «una dimensione sociale, economica ed esterna: 1) sfruttare il potere della cultura per la coesione sociale e il benessere; 2) sostenere la creatività basata sulla cultura in materia di istruzione e innovazione, per l’occupazione e la crescita; e 3) rafforzare le relazioni culturali internazionali». A livello operativo, l’Agenda è stata attuata dalla risoluzione sul Piano di lavoro dell’Ue per la cultura (2023-26), adottata nel 2022 e incentrata su una serie di priorità complementari, che vanno dal rafforzare i settori culturali e creativi a beneficio di artisti e professionisti della cultura all’accrescere la partecipazione culturale dei cittadini europei e il ruolo della cultura nella società, dallo sfruttare il potere della cultura a beneficio dell’intero pianeta al rafforzare la dimensione culturale delle relazioni esterne dell’Ue attraverso partenariati cocreativi.
L’attuale commissaria europea alla Cultura (e a Innovazione, ricerca, istruzione e gioventù) è Iliana Ivanova, di nazionalità bulgara, che ha assunto la carica nel 2023 dopo le dimissioni della connazionale Mariya Gabriel. Sul modello dei Parlamenti nazionali, gli eletti al Parlamento Europeo entrano anche a far parte di commissioni composte da 25 a 81 membri, a cui il Parlamento stesso affida questioni e temi specifici. La Commissione per la cultura e l’istruzione (tra quelle cosiddette «permanenti») è presieduta dalla tedesca Sabine Verheyen (ma forse qualcosa cambierà dopo le elezioni), il rappresentante per l’Italia è Gianantonio Da Re, in quota Lega e in rappresentanza del relativo Gruppo Identità e Democrazia. L’ambito di azione della Commissione, i cui nuovi membri emergeranno dai candidati eletti il 6-9 giugno (in Italia 8-9 giugno), è molto più ampio e include «istruzione, politica audiovisiva, politica dell’informazione e dei media, aspetti culturali ed educativi della società dell’informazione, gioventù e sport».
La Commissione cultura raduna il proprio operato in tutti questi ambiti sotto tre dossier operativi: «Erasmus+», in materia di istruzione, formazione, gioventù e sport, «Europa creativa», che sostiene i settori culturali e creativi dell’Europa, e «Corpo europeo di solidarietà», dedicato ai giovani, al lavoro e alla mobilità all’interno degli Stati membri.
I principali programmi di finanziamento e le iniziative di sostegno dell’Ue in ambito culturale sono «Europa Creativa», iniziato nel 2014 e rinnovato per il 2021-27 con un budget di 2,2 miliardi di euro, che promuove la diversità culturale e linguistica e il patrimonio culturale europeo; «Capitali europee della Cultura» (dal 1985, ogni anno alcune città dell’Ue vengono nominate, con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo culturale e coinvolgere la popolazione locale); il «Marchio del Patrimonio europeo» (formalizzato nel 2011, seleziona siti culturali di alto valore simbolico e storico; dal 2013 sono stati riconosciuti 60 siti); premi culturali Ue (riconoscono l’eccellenza nei settori del patrimonio culturale, architettura, letteratura e musica, promuovendo il dialogo interculturale e le attività culturali transfrontaliere); il Nuovo Bauhaus Europeo (lanciato nel 2021 per promuovere spazi di vita sostenibili e inclusivi, allineati con il Green Deal europeo).
Programmi elettorali: Sinistra e Democratici chiedono il 2% del Pil Ue
Rispetto alle precedenti proposte elettorali, cresce l’attenzione alla cultura dei partiti europei, con riferimenti a industrie creative, identità condivise, diversità culturale, libertà artistica... E, ancora, l’attenzione alle condizioni di lavoro degli artisti (al centro di appositi «statuti» dei partiti di sinistra). La conservazione della diversità e della ricchezza culturale dell’Europa emerge come una priorità comune a tutto lo spettro politico, strettamente legata alle nozioni di patrimonio, identità e valori. Si sollecita anche l’accesso alla cultura, in particolare delle minoranze linguistiche, dei bambini e degli anziani. Sinistra Europea e Partito Democratico Europeo propongono di aumentare i finanziamenti per la cultura, fino al 2% del Pil dell’Ue.
Il Partito Popolare Europeo (Ppe, di cui fanno parte, tra i partiti italiani, Forza Italia e Südtiroler Volkspartei), dal 1999 gruppo di maggioranza relativa al Parlamento europeo, definisce il patrimonio culturale «essenziale per lo stile di vita europeo» e motore per il turismo. Propone un Museo digitale della cultura europea che colleghi i musei più importanti e un Fondo per il patrimonio culturale, su cui, secondo il partito, si basa il processo di integrazione europea.
Il Partito Socialista Europeo (di cui fa parte il Partito Democratico italiano) non dedica grande spazio alla cultura, ma fa riferimento al diritto alla cultura come condizione fondamentale della democrazia. L’idea di diversità culturale dell’Europa comprende città, aree rurali e regioni remote.
Il documento del gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (Ecr, di cui fa parte Fratelli d’Italia), intitolato «La visione benedettina. Una carta dei valori conservatori», discute di valori, ma senza piani specifici per le politiche culturali. Esprime preoccupazione per un’«agenda globalista» e pone l’accento sull’unicità degli Stati membri e sottolinea l’importanza di garantire la loro sovranità nazionale.
Il Partito Democratico Europeo (comprende Italia Viva) affronta l’intersezione tra cultura e Intelligenza Artificiale e promuove il concetto di «ricchezza culturale», sottolineando come le iniziative artistiche possano contribuire alla prosperità generale. È anche l’unico partito che parla di «economia creativa».
La Sinistra europea (istituito nel 2004, in Italia ne fa parte il Partito della Rifondazione Comunista) chiede che una prospettiva femminista sia integrata nelle politiche dell’Ue, anche nella sfera culturale. Dichiara inoltre che «le capacità creative delle classi lavoratrici sono la chiave per affrontare la crisi ecologica e sociale».
Il Partito Verde Europeo (Pve, o Verdi Europei) si distingue per il riconoscimento del ruolo della cultura nell’immaginare soluzioni e guidare la trasformazione, al di là della mera «strumentalizzazione della cultura per la conservazione o la costruzione di identità». Dà priorità alla sperimentazione e alla libertà artistica e sostiene l’integrazione della cultura nel suo Green and Social Deal. Sottolinea l’importanza di promuovere il contributo della cultura alle «strategie di guarigione» della salute mentale. Per il Pve, la spina dorsale europea è «la nostra variegata e vibrante scena artistica».
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