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Daria Berro
Leggi i suoi articoli«Elliott Erwitt non è stato solo un fotografo, ma un narratore visivo senza eguali, capace di trasformare l’istante in storia, il quotidiano in arte, l’ironia in poesia. Le sue immagini evocano in chi le osserva emozioni che si muovono su registri diversi, dalla commozione al sorriso, fino al divertimento più spontaneo. Scomparso nel novembre del 2023 all’età di 95 anni, ci ha lasciato un’eredità immensa: un archivio di fotografie che attraversano epoche, culture e sentimenti con un linguaggio universale, invitandoci a guardare il mondo con più indulgenza e meraviglia, mettendosi sempre al nostro fianco in quella leggerezza profonda che lui stesso definiva “The Art of Observation”», così Biba Giacchetti, cocuratrice, con Gabriele Accornero, della mostra che il Palazzo Reale di Palermo, primo in Sicilia, dedica al fotografo franco-statunitense, ricorda l’amico a due anni dalla scomparsa.
Organizzata dalla Fondazione Federico II con il patrocinio del Ministero della Cultura, del Consolato Generale degli Stati Uniti d’America a Napoli, la mostra, aperta da oggi, 29 maggio, fino al 30 novembre, presenta una selezione delle immagini più note del grande fotografo, tratte dalle serie «Icons», «Kolor», «Family», «Self Portrait» (190 immagini, di cui 110 esposte), e 80 foto in una video proiezione in hd.
Nato a Parigi il 26 luglio 1928 da genitori russi di origine ebraica con il nome di Elio Romano Erwitz, Erwitt studiò fotografia al Los Angeles City College. Le sue abilità si fecero notare e nel 1948, quando incontrò Robert Capa, venne invitato a unirsi all’Agenzia Magnum (in seguito ne sarebbe diventato presidente), dove avrebbe lavorato con Henri Cartier-Bresson e Marc Riboud. L’ambiente stimolante e i confronti con i colleghi gettarono le basi della sua visione artistica, in equilibrio tra reportage e poesia visiva. A distinguere il lavoro di Erwitt è infatti la sua capacità di trovare momenti di straordinaria bellezza e significato nelle situazioni più ordinarie, di cogliere l’ironia e l’assurdo della condizione umana. Al centro della sua opera è sempre l’interesse per l’uomo e il gusto dell’attimo, forte della capacità di saperlo cogliere con ineguagliabile incanto e delicata, umanissima ironia.
Nella selezione proposta nelle sale del Palazzo Reale si susseguono scatti celeberrimi, come la Marilyn Monroe con lo svolazzante vestito sollevato dal vento sul set di «Quando la moglie è in vacanza». Tra divi del cinema e celebrità, spiccano gli introspettivi ritratti di John F. Kennedy e di Muhammad Ali, di cui Erwitt ha saputo restituire con delicatezza risvolti inconsueti.
Una dote sottolineata anche dal cocuratore della mostra, Gabriele Accornero: «Elliott Erwitt è, come le sue fotografie: ironico, enigmatico, sfuggente, aereo. Dietro a tutto questo si percepiscono una grande personalità e un’acuta intelligenza, quasi spiazzanti. II valore artistico dell’opera di Erwitt pare raggiungersi quasi incidentalmente, non è mai perseguito e forse per questo è così spesso centrato. Non si addicono a Erwitt sterili schemi di lettura mutuati dalla Storia dell’Arte, lui si preoccupa solo di fare buone fotografie; le fotografie di Erwitt sono generalmente leggere, spensierate, luminose. Ma ciò non toglie che alcune immagini assurgano a manifesti».
Per esempio con i cani: la sua capacità di osservare e rappresentare le abitudini canine e dei loro proprietari ha dato vita a immagini, raccolte in vari volumi, che dicono molto sulla società e sulle relazioni umane. Nonché dell’abilità tutta erwittiana di catturare momenti del quotidiano, fissati in immagini che alla profondità di osservazione combinano un grande umorismo. E fino alla fine, Erwitt ha continuato a osservare il mondo con occhi curiosi e a immortalare, con un’inconfondibile miscela di umorismo e profondità, l’essenza della condizione umana.
Lo sguardo affettuoso, ironico e profondamente umano dell'artista si è posato anche sull’universo femminile, rappresentato in mostra da uno spazio ad hoc. Alle donne Erwitt dedicò nel 2015 un intero volume. «Con quattro ex mogli, quattro figlie adulte e quattro nipotine, per non parlare delle molte donne che, nel corso dei decenni, non si sono collocate in nessuna di queste categorie, Erwitt ha accumulato molte risposte alla domanda sulla natura delle donne», scrisse Charles Flowers nella premessa del libro.
La visita alla mostra ha come sfondo sonoro una playlist tratta dallo storico concerto di Simon & Garfunkel a Central Park, non lontano da dove Erwitt è vissuto, e completata da una videointervista originale al fotografo. Il catalogo è pubblicato da Edizioni Fondazione Federico II.
Il Palazzo Reale palermitano, con la splendida Cappella Palatina, è meta annualmente da quasi un milione di visitatori, ma la Fondazione Federico II punta a attrarre ancor più un pubblico internazionale «con un’offerta espositiva dal respiro cosmopolita», sottolinea Gaetano Galvagno, presidente dell’Assemblea regionale siciliana e della stessa Fondazione Federico II (entrambe hanno sede nella reggia normanna). «Con la mostra di Elliott Erwitt, il Palazzo Reale di Palermo continua a vivere un’appassionante stagione di arte contemporanea, regalando ai fruitori un intero secolo di cronaca e di raffinati studi che l'artista ci presenta attraverso il suo obiettivo fotografico».