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Redazione
Leggi i suoi articoliFranco Giorgi, 74 anni, titolare della galleria di antiquariato di famiglia, e Gianna Di Nardo, 68 anni, un’ex dipendente comunale, sono stati trovati senza vita nella loro abitazione in via Orsini, a Firenze, nei pressi del quartiere Gavinana. Gli inquirenti, allarmati dal figlio trentacinquenne della coppia nel pomeriggio del 30 novembre, hanno riscontrato sui cadaveri diverse ferite compatibili con un’arma da taglio.
Nulla ha potuto il contemporaneo intervento del 118, che ha solo potuto constatare il decesso dei coniugi. Duplice omicidio e omicidio suicidio restano al momento le ipotesi al vaglio. Quando i Carabinieri sono entrati nell’appartamento, intorno alle 14.30, hanno trovato macchie di sangue in più stanze e segni che suggeriscono un tentativo di difesa, con lo scontro che potrebbe essersi sviluppato in ambienti diversi. L’abitazione, situata in una palazzina a più piani dove vivono altre famiglie, è ora sotto sequestro e la sezione scientifica sta completando i rilievi.
Nato in una famiglia attiva nel settore dell’antiquariato fin dal dopoguerra, Giorgi aveva raccolto l’eredità professionale del padre e del nonno, la Galleria Giorgi, situata in via dei Serragli, nel centro storico dell'Oltrarno, tra i rioni di Santo Spirito e San Frediano, e le cui prime tracce risalgono addirittura al 1853. La morte improvvisa del padre lo aveva costretto ad assumere la gestione quando era ancora giovane, e da allora si era orientato verso un approccio meno legato alla vendita quotidiana e più alla ricerca storico artistica, spaziando dal commercio al dettaglio alle aste di antiquariato, arte moderna e arte contemporanea.
Negli anni successivi Giorgi aveva costruito una competenza riconosciuta nella valutazione di opere e collezioni, svolgendo incarichi per il tribunale, per compagnie assicurative e per privati. Le perizie e le consulenze erano divenute il fulcro della sua attività e gli avevano consentito di ritagliarsi un profilo professionale distinto rispetto alla tradizionale figura del mercante, pur mantenendo la Galleria Giorgi come sede operativa e punto di riferimento della famiglia.
Nel suo lavoro di consulente per acquisizioni e successioni aveva seguito operazioni di rilievo, tra cui la gestione dell’eredità Martelli per conto di Monsignor Fabrizio Porcinai, nominato beneficiario dalla contessa Martelli. In quel contesto aveva supervisionato anche la vendita allo Stato dello «Stemma Martelli», un’opera attribuita a Donatello, che aveva contribuito a sciogliere una situazione giuridica complessa legata alla storica eredità Bardini, rimasta bloccata per decenni a causa di vincoli testamentari articolati. Giorgi considerava quel risultato uno dei passaggi più significativi della sua carriera, convinto che avesse portato benefici concreti al patrimonio pubblico e alla città.
Donatello, «Lo Stemma Martelli»
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