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La scorsa edizione di Tefaf, a Maastricht, considerata la più autorevole fiera d’arte e antiquariato al mondo e che negli ultimi anni si è aperta pure al design e all’arte contemporanea

Photo: Jiitske Nap. Cortesia di Tefaf

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La scorsa edizione di Tefaf, a Maastricht, considerata la più autorevole fiera d’arte e antiquariato al mondo e che negli ultimi anni si è aperta pure al design e all’arte contemporanea

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Fisco e mercato dell’arte

Francia e Germania riducono l’IVA. L’Italia sta a guardare?

Giuseppe Calabi e Marco Cerrato

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Potrà sembrare contraddittorio, ma tutta la filiera dell’arte ha guardato con preoccupazione e speranza alle recenti riforme del regime IVA approvate dai governi francese e tedesco per la circolazione di opere d’arte. Preoccupazione, perché la sostanziale riduzione delle aliquote IVA nei due paesi europei (5,5% in Francia e 7% in Germania) rispetto alle assai più alte aliquote vigenti in Italia (rispettivamente, quella ordinaria  del 22% e quella del 10% per le importazioni e le operazioni del mercato primario) rischiano di contrarre ulteriormente il mercato italiano, che già rappresenta una modesta frazione del mercato europeo, a tutto beneficio di quello francese e tedesco. Speranza, in quanto proprio alla luce delle recenti riforme francese e tedesca, l’auspicio degli operatori è che il governo italiano su sollecitazione del Ministero della Cultura, decida di seguire l’esempio di Francia e Germania, riducendo significativamente le aliquote IVA sulle transazioni aventi ad oggetto opere d’arte. È opportuno prendere coscienza che il rilancio del mercato dell’arte non può prescindere da una revisione del sistema delle aliquote IVA attualmente previsto per la circolazione degli oggetti d’arte, antiquariato e collezione attualmente vigente.

In proposito, viene in soccorso la Legge delega per la riforma del sistema fiscale italiano (legge n. 111/2023), il cui articolo 7, comma 1, lett. e), conferisce mandato al Governo per la riduzione dell'aliquota dell'IVA all'importazione di oggetti d’arte, antiquariato e collezione con facoltà di estendere la stessa riduzione anche alle cessioni nazionali in recepimento della Direttiva (UE) 2022/542. La possibilità di revisione del regime IVA del mercato dell’arte è un’opportunità irrinunciabile per riattribuire all’Italia un ruolo centrale nel contesto degli scambi di opere d’arte all’interno del mercato europeo. Ad oggi, l’Italia prevede l’applicazione di una aliquota IVA ridotta del 10% per le importazioni di oggetti d’arte. La stessa aliquota ridotta si applica per le cessioni di opere d’arte sul mercato primario (ossia quando il cedente è l’artista o un suo erede). In tutti gli altri casi, e quindi sul mercato secondario di galleristi, case d’asta e intermediari, le cessioni nazionali di oggetti d’arte scontano l’IVA ad aliquota ordinaria del 22% (con la parziale agevolazione collegata alla determinazione della base imponibile del tributo sul margine realizzato dall’intermediario, ove applicabile). Il sistema impositivo IVA del mercato dell’arte in Italia non gode, quindi, di particolari incentivi. Tale situazione è in netta controtendenza rispetto a quanto è stato fatto da Francia e Germania. Al fine di rendere competitivi i loro mercati e attrarre artisti e collezionisti, entrambe le giurisdizioni citate hanno varato una importante riforma del sistema IVA dell’arte a partire dal 1° gennaio 2025, proprio in recepimento della citata Direttiva (UE) 2022/542. Le aliquote IVA per le importazioni e le cessioni nazionali da chiunque effettuate in Francia e in Germania saranno tassate rispettivamente al 5,5 e al 7%. Tale riforma fiscale non farà altro che avvantaggiare tali mercati a danno dell’Italia in quanto anche per collezionisti italiani potrebbe divenire più conveniente recarsi in Francia o in Germania per effettuare i propri acquisti. Pare quindi non potersi differire una riforma delle aliquote IVA del mercato dell’arte anche in Italia al fine di mantenere concorrenziale un settore in cui il Paese non vuole rinunciare al proprio ruolo.

 

Giuseppe Calabi e Marco Cerrato, 20 giugno 2024 | © Riproduzione riservata

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