Tommaso Esposito
Leggi i suoi articoliRiceviamo e pubblichiamo:
«Gentile direttore,
ho letto con piacere e interesse l’articolo di Vittorio Bertello sull’installazione dedicata a Pulcinella di Gaetano Pesce a Napoli. Mi permetto di condividere con lei quanto espresso dal Museo di Pulcinella in merito all’opera.
L’opera d’arte moderna o piace o non piace. Spesso lascia perplessi e talvolta incapaci di percepire cosa ci sia dietro l’ispirazione che ha portato l’autore a realizzarla, a definirne i tratti a volte astratti a volte informali, non plastici, non figurativi, insomma. Diciamo subito che l’installazione “Tu si na cosa grande”, un’opera d’arte moderna che rappresenta Pulcinella così come immaginato dall’autore Gaetano Pesce, realizzata dopo la sua morte ed esposta in piazza Municipio a Napoli a noi piace. E diciamo anche perché. Chi ha dimestichezza con la letteratura pulcinellesca, vasta e infinita, recupera subito alla mente il saggio scritto da Benedetto Croce su Pulcinella. Il grande filosofo e storico napoletano così scrive: “Chi si ostina, dunque, a dare la definizione del Pulcinella, o prende una sola di quelle rappresentazioni e arbitrariamente la innalza a canone, o, cercando il comune tra il particolare, il costante tra il vario, c'è il rischio che non gli resti in mano altro che un nome e un vestito”.
Ecco, è proprio quello che sarà esposto a Napoli fino al 19 dicembre: un nome e un vestito alto 12 metri ben visibile, come un faro, da lontano. D’altra parte, il senso della scelta del vestito non è la scorciatoia, ma il segno più tangibile e concreto in mano all’artista Gaetano Pesce per ammonire sulla complessità della maschera. È un segnale di allarme per dire che il contenitore è capace di inglobare infiniti contenuti. Compresi i temi relativi all’oscenità e all’esposizione fallica, peraltro immaginiamo non intenzionali nella creazione dell’opera, che hanno fatto tanto scalpore e che, invece, sono stati i tratti apotropaici più caratteristici del Pulcinella delle origini.
E poi ci sono i cuori trafitti: è una chiara denuncia dell’amarezza e del dolore che spesso ci coglie quando vorremmo una Napoli diversa. È una evidente provocazione affinché Pulcinella ridiventi, così come è stato sempre in passato, il portavoce e il garante di un desiderio di riscatto dei napoletani. Ricordiamoci, in tal senso, il ruolo che Eduardo assegna alla maschera nel film “Ferdinando I Re di Napoli” di Gianni Franciolini.
Massì, è bella quest’opera di Gaetano Pesce! E poi chi ama l’arte figurativa può sempre venire a visitare il nostro Museo».
Tommaso Esposito, direttore del Museo di Pulcinella