Nel 2024 si celebra il centenario del «Primo Manifesto Surrealista» scritto nell’autunno del 1924 da André Breton e tutta Europa (ma anche gli Stati Uniti) ha iniziato già dalla fine del 2023 a celebrarlo con una serie di esposizioni epocali, da Parigi a Vienna, da Bruxelles a Monaco, da Tubinga a questa di Brühl, dedicata allo scultore, pittore e disegnatore svizzero Alberto Giacometti (1901-66) che per un certo numero di anni vi militò, stringendo legami di amicizia con alcuni tra i suoi esponenti più rappresentativi che negli stessi anni erano di casa nella capitale francese.
Non a caso «Alberto Giacometti. Scoperte surreali» è allestita, dal primo settembre al 15 gennaio 2025, nel Max-Ernst-Museum di Brühl, nel luogo natale di uno dei massimi esponenti del movimento d’avanguardia al quale Giacometti rimase a lungo legato anche per via di un’affinità artistica e per certi versi collaborativa che andò molto oltre la sua cosiddetta «fase ufficiale» surrealista, anche dopo la sua esclusione dal gruppo nel 1935 e i conseguenti distacco da Parigi e rientro in patria nella regione natale di Maloja. Ernst e Giacometti si conobbero a Parigi alla fine degli anni Venti nel gruppo di intellettuali e artisti che gravitava attorno ad André Breton: proprio come il suo collega tedesco, lo scultore svizzero vi si era trasferito all’inizio del decennio e i due, dedicandosi prevalentemente alla scultura, erano vicini di atelier.
Con oltre 70 lavori, tra cui sculture, dipinti, disegni e grafiche di Giacometti, e frutto di una collaborazione dell’istituzione di casa con la Fondazione Giacometti di Parigi, la mostra si avvale della curatela di Friederike Voßkamp, direttrice delle collezioni del Max-Ernst-Museum Brühl del Lvr, e di Laura Braverman, curatrice dell’istituzione partner con sede a Montparnasse. Presenta suoi capolavori come «Le Couple» (1926), «Femme cuillère» (1927), «Boule suspendue» (1930), l’opera con la quale fu accolto nel cerchio dei surrealisti nel 1930, «Objet désagréable» (1931), «Le Nez» (1949) e «La Cage, première version» (1949-50), ed è integrata da numerose opere di Max Ernst e da un apparato di fotografie e documenti d’epoca che mettono in luce lo stretto legame, gli scambi e le diverse fasi del sodalizio amicale e professionale tra i due grandi artisti.