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Giovanni Carmine

Photo: Gino Marrone

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Giovanni Carmine: «L’arte non offre soluzioni, ma stimola il dialogo»

Il curatore della sezione Unlimited di Art Basel 2025 racconta a «Il Giornale dell’Arte» come trasformare vincoli tecnici in opportunità creative

Silvia Conta

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Considerando che le opere di Unlimited (68 quest’anno) devono soddisfare requisiti tecnici e logistici molto complessi, come riesce a garantire la libertà creativa degli autori?
In qualità di curatore, il mio compito principale è quello di creare il contesto giusto per ciascuna delle opere diverse e ambiziose presentate a Unlimited. Con così tanti progetti su larga scala e una vasta gamma di requisiti logistici e tecnici, si tratta di un ambiente complesso che mi sfida a pensare in modo creativo e adattabile. Lavoro a stretto contatto con gli artisti, offrendo loro supporto quando richiedono un feedback, soprattutto per le nuove produzioni, ma cerco di non interferire con la loro visione. Il mio obiettivo è quello di costruire uno spazio in cui le loro idee possano svilupparsi nel modo più libero e completo possibile, tenendo conto anche degli aspetti pratici come la sicurezza, la fattibilità tecnica e l’esperienza del pubblico. Spesso questo significa fungere da collegamento, facendo da ponte tra le esigenze degli artisti, delle gallerie, dei produttori e dell’infrastruttura dell’evento in senso lato. Unlimited è una piattaforma unica e audace, diversa da qualsiasi altra cosa nel mondo dell’arte. Permette ad artisti e gallerie di presentare opere sperimentali e su larga scala a un pubblico internazionale che comprende sia professionisti di grande esperienza che un pubblico curioso e appassionato. Questo mix crea un tipo speciale di energia e di dialogo, che sono orgoglioso di contribuire a facilitare.

Le tre nuove installazioni di Caroline Achaintre, Cosima von Bonin e Atelier Van Lieshout sembrano esplorare in modi diversi la tensione tra istinto e ragione, tra umano e animale, tra realtà e utopia: secondo lei, quanto è importante oggi portare questi conflitti interiori nello spazio pubblico dell’arte?
È chiaro che viviamo in un’epoca caratterizzata da tensioni e incertezze, a livello sociale, politico e ambientale. L’arte contemporanea, come riflesso del suo tempo, si confronta naturalmente con questi conflitti. Molte installazioni di Unlimited 2025 mettono in evidenza forze contrastanti, emotive, razionali, umane e non umane, senza offrire narrazioni fisse. Al contrario, aprono uno spazio all’interpretazione e alla risposta emotiva. Gli artisti sono sempre stati sensibili al mondo che li circonda, a volte in modo consapevole, a volte intuitivo. Il loro lavoro può essere una forma di commento, ma anche una proposta: un tentativo di immaginare alternative. Il potenziale sociopolitico dell’arte è spesso sottovalutato, eppure offre modi potenti per portare nella sfera pubblica conversazioni difficili, persino scomode. L’arte non offre soluzioni, ma stimola il dialogo. In questo senso, può essere una forza produttiva, che apre spazio alla riflessione, all’empatia e a nuovi modi di pensare, oggi più che mai necessari.

In che modo la selezione delle opere per Unlimited bilancia la sua visione curatoriale personale con la necessità di rappresentare una pluralità di linguaggi artistici contemporanei, soprattutto in un contesto così internazionale?
Curare Unlimited non significa imporre una visione univoca, ma dare forma a un contesto dinamico e coerente in cui possano coesistere molte voci. Il processo di selezione, sviluppato insieme al comitato di Art Basel, è sia intuitivo che analitico. Naturalmente, la mia prospettiva curatoriale gioca un ruolo importante, plasmata dal mio lavoro come direttore della Kunst Halle Sankt Gallen. Alcuni temi, approcci formali o artisti che compaiono lì risuonano anche all’interno di Unlimited. Allo stesso tempo, rimango impegnato a presentare un ampio spettro di pratiche. Data la portata internazionale di Unlimited, la diversità non è solo auspicabile, ma essenziale. Cerco di ascoltare attentamente: ciò che esprimono le opere, ciò che propongono le gallerie e il modo in cui i pezzi possono dialogare tra loro. Si tratta di trovare un equilibrio tra sensibilità personale e apertura, tra coerenza e contrasto. L’obiettivo è quello di creare un’esperienza sorprendente e significativa, in cui linguaggi artistici diversi si arricchiscono a vicenda e ampliano la nostra percezione di ciò che può essere l’arte contemporanea.

Silvia Conta, 12 giugno 2025 | © Riproduzione riservata

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