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Adelaide Cioni, Five Geometric Songs, Padiglione de l’Esprit Nouveau, Bologna, 2025, un progetto di Arte Fiera in collaborazione con Fondazione Furla. Courtesy l’artista, P420 (Bologna) e The Approach (Londra). Ph Chiara Francesca R

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Adelaide Cioni, Five Geometric Songs, Padiglione de l’Esprit Nouveau, Bologna, 2025, un progetto di Arte Fiera in collaborazione con Fondazione Furla. Courtesy l’artista, P420 (Bologna) e The Approach (Londra). Ph Chiara Francesca R

Grandi ritorni e nuovi sponsor

Sale la qualità tra gli stand della 51ma edizione

Davide Landoni

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Saranno le 48 edizioni, i 51 anni di storia, la natura spiccatamente italiana, oppure il posizionamento a inizio anno che la rende il primo grande appuntamento dopo la breve sosta natalizia. Queste e altre ancora, probabilmente, le ragioni che trasformano Arte Fiera in un evento dall’atmosfera familiare. Non intimo, sia chiaro: le quasi 200 gallerie presenti, distribuite su due padiglioni e cinque sezioni, restituiscono dimensioni e ambizioni che superano i contorni di un raduno tra amici, professionisti e appassionati. Del resto, però, si prova un tepore consolatorio nel ritrovare molti dei volti noti del sistema dell’arte del nostro Paese, che attraverso varie difficoltà e il sempre inconsistente aiuto pubblico (vedere questione IVA), tornano a Bologna come una primavera anticipata, a rinnovare la promessa di esserci, sempre, al netto di tutto. Ed eccole qui, divise tra la Main Section, suddivisa come sempre fra arte storicizzata e contemporaneo, e ben quattro sezioni curate e su invito: Fotografia e immagini in movimento (affidata a Giangavino Pazzola), Pittura XXI (curata da Davide Ferri), Multipli (presentata da Alberto di Salvadori), dedicata alle opere in edizione, e la nuova arrivata Prospettiva, dedicata agli artisti emergenti, siano essi rappresentati da gallerie giovani o già affermate, ma con un programma di ricerca. Quest’ultima, dove otto gallerie scelte dal curatore Michele D’Aurizio presentano altrettanti solo-show, è forse il vero lascito che Simone Menegoi, all’ultimo anno di direzione, dedica alla sua fiera. Un manifesto per il futuro, dopo il molto tempo passato a ricostruire. In questi cinque anni, conditi dalla pandemia che ha fatto saltare un’edizione e fiaccato il mercato delle successive, sotto la sua guida Arte Fiera ha ripreso quota e credibilità. Innanzitutto dal punto di vista qualitativo, triplicando, per esempio, il numero di importanti gallerie internazionali presenti in Main Section. 

Maurizio Nannucci, You can immagine the opposite, 2025 Opus Ovum #7 © Chiara Francesca Rizzuti

Padiglione Espirit Nouveau

Da quattro a quattordici, guardando alle realtà che presenziano anche nelle altre grandi manifestazioni estere. A lui il merito anche di alcuni grandi ritorni, come quello di Raffaella Cortesi, che espone tra le altre una selezione di opere di Marcello Maloberti, protagonista di una monografica al PAC di Milano, o di Magazzino e Giò Marconi. Così come di aver rimpolpato il parterre di sponsor, che non guastano mai, con i fondamentali ingressi di Ducati e BPER Banca. Da segnalare, soprattutto quest’anno, l’infittirsi degli appuntamenti di Book Talk, dedicati al rapporto tra arte ed editoria. E poi i progetti speciali, tra cui la performance di Adelaide Cioni al Padiglione de l’Esprit Nouveau, frutto della collaborazione fra Arte Fiera e Fondazione Furla per il programma di azioni dal vivo; e il progetto di Maurizio Nannucci per la serie di commissioni Opus Novum, che offre a molti visitatori la possibilità di tornare a casa con un’opera d’arte: la shopper della fiera, concepita appositamente dall’artista come un multiplo inedito. Ma è tornando agli espositori, dunque l’essenza della fiera, che troviamo alcune delle note più liete. Non si può che stupirsi, ad esempio, davanti all’enorme installazione di Ai Weiwei da Galleria Continua, o dall’altrettanto impattante dipinto di Wael Shawky, I am Hymus of the New Temples, parte del ciclo di opere che l’artista egiziano aveva presentato a Palazzo Grimani a Venezia, nella mostra inaugurata insieme alla Biennale. Anche diminuendo le proporzioni, non scende la qualità. Almeno a guardare la serie di piccoli disegni di Giorgio Morandi esibiti da Sprovieri, al microscopico ed eccentrico lavoro di Giacomo Balla da Galleria Cinquantasei, al micro-autoritratto di Antonio Ligabue da De Bonis. Tanta pittura, certo, ma anche scultura. Sempre viva l’attenzione per l’Arte Povera, con «L’altra figura» del 1983 di Giulio Paolini da Mazzoleni, o la grande Falce e Martello purpurea di Fabio Mauri da Massimo Minini. Linea plastica che deflagra da G7, con l’installazione di Daniela Comani, Perturbazioni, che presenta un’auto colpita dal tronco di un albero. Perturbazioni che, in modo meno violento, Arte Fiera Bologna vuole provare a imprimere a sistema-mercato italiano. Ovviamente nella sua patinata veste artistica.

Davide Landoni, 07 febbraio 2025 | © Riproduzione riservata

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