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Hanno avuto una guida d’eccezione i progettisti (Nunzio Dego e Giusi Rabotti) del restauro del giardino storico del Castello di Belgioioso: il grandioso complesso, formato dall’edificio e dallo splendido spazio verde circostante, figura infatti nella prima edizione, del 1726, delle Ville di Delizia o siano palagi camparecci nello Stato di Milano, con il quale l’incisore e scrittore Marc’Antonio Dal Re documentava le bellezze di quelle ville suburbane con cui le più importanti famiglie dell’aristocrazia lombarda si sfidavano in magnificenza ed eleganza. Ed è stato proprio seguendo le sue incisioni che sono stati ritrovati, tra l’altro, i bacini della Fontana di Nettuno e Teti e quelli delle due fontane minori al centro del parterre, interrati da tanto tempo che se ne era persa anche la memoria. Il maestoso gruppo scultoreo della prima, perno visivo dell’area verde di fronte alla facciata settecentesca, che guida lo sguardo verso il cannocchiale prospettico dei filari di magnolie, ha così ritrovato il suo dialogo originario con l’acqua mentre, in contemporanea, si interveniva sulla componente vegetale e architettonica dell’intero spazio: «Tutto il giardino e le sue opere scultoree, spiega Giusi Rabotti, presentavano numerosi punti critici sia nella componente vegetale sia nei gruppi scultorei e negli elementi lapidei. Il restauro della componente vegetale ha riguardato la ricomposizione dei parterre, che avevano forme e quote arbitrariamente modificate, il rifacimento dei tappeti erbosi e la cura e la salvaguardia delle carpinate e delle grandi magnolie che presentavano importanti patologie fungine».

Colonna estense nel giardino del Castello di Belgioioso. © Guido Spaini
Il cantiere è stato avviato all’inizio del 2023 grazie ai fondi (1,9 milioni di euro) del Pnrr ed è stato articolato in cinque macroaree: la componente vegetale e il disegno del giardino innanzitutto, fase che ha comportato il recupero delle alberature di pregio, il ripristino di architetture vegetali storiche e l’introduzione di nuovi elementi vegetali; la componente architettonica e scultorea che, oltre alle statue e sculture (spesso trattate con il laser) ha previsto il recupero di intonaci e il consolidamento di alcune strutture esistenti; l’impiantistica, con il restauro, il rinnovo e l’efficientamento degli impianti idraulici storici, oltre alla realizzazione di nuovi impianti di irrigazione e illuminazione ad alta efficienza energetica; la messa in sicurezza di recinzioni, cancelli e percorsi, oltre alla realizzazione di sistemi di allarme, videosorveglianza e controllo accessi, cui si aggiunge ora una corretta accessibilità per le persone con mobilità ridotta; e, non ultimo, la valorizzazione e la comunicazione, perché l’obiettivo della proprietà è di fare del giardino del Castello di Belgioioso un luogo di riferimento per la comunità locale oltre che per i visitatori e i turisti.
Per questi ultimi sono stati messi a punto tre percorsi tematici fruibili attraverso il cellulare: quello relativo all’architettura del giardino, riletta attraverso le incisioni settecentesche di Marc’Antonio Dal Re; quello letterario, sul rapporto tra Alberico XII Belgioioso e Ugo Foscolo, allora docente a Pavia; e quello botanico, guidati da Piccaluga, l’antico giardiniere del Principe di Belgiojoso.
Plurisecolare la storia del complesso architettonico del Castello, avviato nel 1370 per volere di Galeazzo II Visconti che scelse quest’area a pochi chilometri da Pavia, famosa per la sua amenità e per la sua ricca selvaggina, per farne una residenza di caccia e di svago. Di quel tempo resta la facciata orientale, con i merli ghibellini, mentre l’ala occidentale sfoggia il volto settecentesco voluto dal conte Antonio Barbiano di Belgioioso (1693-1779) e poi dal figlio Alberico XII (1725-1813), che chiamarono a lavorarci i migliori architetti del tempo, da Francesco Croce (1696-1773; autore tra l’altro della guglia maggiore del Duomo di Milano), a Leopoldo Pollack (1751-1806: sue la Villa Belgioioso, ora Villa Reale di Milano, e le Scuderie del Castello di Belgioioso), mentre al giardino lavorarono, tra gli altri, l’architetto romano Giovanni Ruggeri (1665-1729), per il progetto dello scenografico Teatro de’ Rastelli, realizzato dopo la sua morte dal citato Francesco Croce, con i sei pilastri in pietra e due edicole con statue allegoriche, ora oggetto di un complesso recupero, opera dello scultore Carlo Beretta (1690 ca-1765 ca), cui si deve anche il vicino gruppo statuario della Fontana di Nettuno e Teti.

La Carpinata, galleria d’ombra vegetale tra le più lunghe in Lombardia. © Guido Spaini
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