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Restauratori all'opera

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Restauratori all'opera

I MEDICI DELL'ARTE | 5. Laura Lucioli

Approvata dopo 24 anni una prima megalista di 6.600 restauratori

Laura Lucioli

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Finalmente si è conclusa l’annosa vicenda del riconoscimento di tutti coloro che in passato, pur esercitando la professione di restauratore di beni culturali, non ne possedevano né la qualifica né l’abilitazione. Ma qual è il risultato? Un elenco dove indistintamente sono stati catalogati per settori chiunque ne abbia fatto richiesta: restauratori, ingegneri, architetti, segretarie, geometri e ragionieri, figli o parenti di imprenditori. Era realmente questo che voleva il Ministero? La prima sensazione è che si sia partiti dal caos per ritornare esattamente nello stesso caos. La cosa grave è che questa volta sia stato fatto con la compiacenza di una Commissione incaricata dal Mibac di vagliare le domande dei candidati.

L’Associazione Ora non si è lasciata sfuggire la notizia, uscita sullo scorso numero di «Il Giornale dell’Arte», che punta una luce sulla fosca procedura di selezione pubblica. L’Associazione Ora, che rappresenta le istanze dei propri iscritti in tutte le sedi in cui si forma la politica istituzionale dei beni culturali nei suoi aspetti normativi e gestionali, non può restare indifferente di fronte alla gravità di questi fatti. Ogni procedura concorsuale ha l’obbligo di applicare criteri uniformi e oggettivi di valutazione e la specifica norma dice che «le amministrazioni procedenti sono tenute a effettuare idonei controlli, anche a campione».

L’utilizzo dell’inciso «anche» non significa che l’adempimento del controllo sia una facoltà, ma il controllo a campione è un metodo di svolgimento del riscontro (di tipo statistico). Inoltre, la selezione rientra in quel tipo di procedimenti amministrativi che escludono a priori che i controlli possano essere effettuati solo su un campione dei beneficiari. Come esplicita il Codice dei Beni culturali, i restauratori devono avere professionalità e competenze scientifiche, umanistiche, storico artistiche, tecniche e operative di elevata qualità. Scopriamo invece che i restauratori privi di titolo Saf/Laurea, inseriti nell’Elenco pubblicato nel sito del Mibac, non possono offrire alcuna garanzia di idoneità alla professione. Inoltre, e qui il paradosso si fa macroscopico, nell’elenco non vi è alcuna segnalazione per quanti sono in possesso di titolo Saf/Laurea.

Un unico calderone, un elenco che di fatto annulla l’unica certificazione selettiva valida, il titolo di studio. È un fatto grave, che merita un approfondimento nelle giuste sedi, a tutela dei restauratori ma soprattutto dei beni culturali. L’Associazione Ora, che tra le finalità ha anche la realizzazione di un ordine professionale dei restauratori conservatori, sta lavorando in questo senso, persuasa che questa è l’unica via per garantire la serietà professionale della categoria. Non si può al momento parlare impropriamente di albo, perché gli albi professionali sono una cosa «seria»: hanno un codice deontologico, richiedono che si abbia una formazione e un curriculum di tutto rispetto e che si prosegua con una formazione continua; niente a che vedere con questo elenco. Ci chiediamo: l’unica cosa importante era portare a compimento un percorso, non importa come? Non importa con quali effetti sul nostro patrimonio storico-artistico, unico al mondo?

Laura Lucioli, presidente di Ora Organizzazione Restauratori Alta-formazione


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Laura Lucioli, 15 marzo 2019 | © Riproduzione riservata

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