«Morte di Didone» (1592) di Annibale Carracci, già Bologna, Palazzo Lucchini poi Angelelli, poi Zambeccari, oggi in Collezione Michelangelo Poletti, Castello di San Martino di Soverzano

© Collezione Poletti 2024

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«Morte di Didone» (1592) di Annibale Carracci, già Bologna, Palazzo Lucchini poi Angelelli, poi Zambeccari, oggi in Collezione Michelangelo Poletti, Castello di San Martino di Soverzano

© Collezione Poletti 2024

I due Carracci acquistati in asta e freschi di restauro

I sopracamini che l’imprenditore Michelangelo Poletti si è aggiudicato nel 2022 sono esposti a Palazzo d’Accursio, dopo l’intervento di Giovanni Giannelli del Laboratorio Ottorino Nonfarmale

Le Collezioni Comunali d’Arte di Bologna hanno aperto in Palazzo d’Accursio, Sala Urbana la mostra «Ludovico e Annibale Carracci. Storie antiche per due camini bolognesi»  (fino al 22 settembre), a cura di Angelo Mazza, incentrata sui due affreschi carracceschi oggi parte della Collezione Poletti al Castello di San Martino dei Manzoli a Minerbio (Bologna) e di freschissimo restauro.

Sono i due affreschi «Alessandro Magno e Taide incendiano Persepoli» di Ludovico (1555-1619), e «Morte di Didone» di Annibale (1560-1609), eseguiti nel 1592 circa per due camini di Palazzo Lucchini (poi Angelelli, poi Zambeccari) in piazza Calderini a Bologna. Le pitture sono ricordate da Malvasia nella Felsina pittrice (1678) e in Le pitture di Bologna (1686), e poi in tutte le guide della città di Sette e Ottocento.

Distaccati e riportati su tela per ragioni conservative nel 1911, poco dopo l’acquisto del palazzo da parte del collezionista bolognese Filippo Comi, i due affreschi sono stati acquistati a un’asta nel settembre 2022 dall’imprenditore Michelangelo Poletti che possiede una straordinaria collezione di pittura bolognese ed emiliana fra Cinque e Settecento. L’esposizione delle due opere si segnala non solo perché la «Morte di Didone» è esposta per la prima volta in assoluto e «Alessandro Magno e Taide incendiano Persepoli» per la seconda dopo 30 anni (la prima nella memorabile monografica curata nel 1933 da Andrea Emiliani al Museo Civico Archeologico e Pinacoteca Nazionale di Bologna), ma anche perché queste due testimonianze dell’età dell’oro della pittura bolognese (e della sua committenza) appaiono appena restaurate da Giovanni Giannelli del Laboratorio di Restauro Ottorino Nonfarmale.

Il primo affresco illustra il passo dell’Eneide di Virgilio (Libro IV, 662-705) cui alludono anche i versi trascritti alla base dell’ara marmorea su cui è costruita la pira: toccante, nel momento della morte di Didone, è la figura di Iride «dalle ali d’oro» (Omero, Iliade, Canto VIII, vv.397 e ss.) che, inviata da Giunone, taglia alla regina suicida una ciocca di capelli così da permetterle la discesa all’Ade.

Coevo del camino di Annibale di cui ha condiviso vicende e critica, l’opera di Ludovico ha tema assai peregrino in pittura: Alessandro Magno e Taide incendiano Persepoli, di cui si conservano due disegni preparatori: l’uno alla National Gallery di Washington con varianti compositive (visto a Bologna nel 1956) e l’altro all’Albertina di Vienna che ripropone invece la scena dipinta.

Accanto agli affreschi sono esposte anche le due omologhe incisioni ad acquaforte di Carlo Antonio Pisarri (Bologna, 1706-90) dalla Raccolta de’ Cammini di Bologna… dipinti da Lodovico, d’Annibale e d’Agostino Carracci che tanto successo ebbe nel XVII secolo, l’affresco dalle «Storie di Diana ed Apollo» di Ludovico e bottega staccato da Palazzo Paleotti di Bologna (dissennata demolizione nel 1864 per aprire Piazza Cavour) e opere dei tre Carracci presenti nelle Collezioni Comunali d’Arte.

Completa la mostra il volume curato da Angelo Mazza con Silvia Battistini, direttrice delle Collezioni Comunali d’Arte di Bologna, che dei dipinti traccia storia, iconografia, peripezie conservative e recente restauro (Bologna, Bologna University Press, 2024).

«Alessandro Magno e Taide incendiano Persepoli» di Ludovico Carracci prima e dopo il restauro. Bologna, Palazzo Lucchini (poi Angelelli, poi Zambeccari, poi Francia Comi). San Martino di Soverzano, collezione Michelangelo Poletti

Giovanni Pellinghelli del Monticello, 22 maggio 2024 | © Riproduzione riservata

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