Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Chiara Coronelli
Leggi i suoi articoliNato a Worcester nel 1949, esponente della prima generazione di artisti concettuali inglesi e ispirato dal lavoro di Gerhard Richter e Sigmar Polke, John Stezaker compone i suoi primi collage già nel 1968, anche se diventa noto al grande pubblico solo a partire dalla metà degli anni Novanta, quando Charles Saatchi comincia a collezionare le sue opere.
Per la consacrazione definitiva dovrà però aspettare la personale alla Whitechapel Gallery, che gli vale il Deutsche Börse Photography Prize nel 2012. Figura piuttosto schiva rispetto alla scena artistica britannica di quel periodo, Stezaker resta fedele alla sua ossessione, quella che lo porta a vedere il mondo come luogo talmente saturo di immagini da suggerirgli di utilizzare solo quelle che già ci sono.
Assiduo frequentatore di mercatini e botteghe antiquarie, nel suo studio di Londra colleziona un numero sterminato di vecchie fotografie, locandine di film, pubblicità con attori prodotte tra gli anni Trenta e i Cinquanta, pagine di libri e riviste, cartoline vintage, tutto materiale che poi ritaglia, incolla, inverte e assembla in reinvenzioni quasi surrealiste, a volte divertenti altre disturbanti.
Il 24 gennaio, al Nederlands Fotomuseum, si inaugura la personale «John Stezaker. Collages» che fino al 24 maggio espone una selezione dalle sue serie principali, oltre ai lavori più recenti. Nei suoi «Marriages» combina le due metà del viso di un uomo e di una donna; in «He» e «She» rimonta invece un viso a partire da due uomini o due donne; in «Masks» sovrappone invece a ritratti in bianco e nero dei paesaggi da cartolina, come cascate e grotte, quasi a spezzare in due la fotografia sottostante (nella foto, «Pair IV» 2007). Ne risultano immagini sorprendenti, che si interrogano sulla capacità della fotografia di veicolare la verità e il ricordo, ogni volta scoprendone il potere destabilizzante.
Altri articoli dell'autore
Abbandonato il progetto londinese causa Brexit e pandemia, l'istituzione «ripiega» annunciando l’apertura di tre nuovi poli preparandosi a diventare uno dei più grandi musei privati al mondo
Unseen Photo Fair torna al Cultuurpark Westergasfabriek di Amsterdam con il nuovo direttore Roderick van der Lee
La monografica di Walter Niedermayr a Camera tocca i temi fondanti della sua opera, dove spazio e presenza umana si confrontano attraverso uno spettro che va dai ben noti paesaggi alpini all’architettura, dagli interni alle distese urbane
Paul Graham all'Icp cura una collettiva «sulla fotografia e sull’atto di vedere il mondo» nel XXI secolo