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Filippo Sassoli de Bianchi davanti a una scultura di Arturo Martini

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Filippo Sassoli de Bianchi davanti a una scultura di Arturo Martini

I sogni nel cassetto di Genus Bononiae

Il presidente Filippo Sassoli de Bianchi illustra gli obiettivi del polo privato di musei e sedi bolognesi

Valeria Tassinari

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La nomina del manager Filippo Sassoli de Bianchi, 87 anni, alla guida di Genus Bononiae spicca tra le novità che suscitano più attenzione sulla scena culturale bolognese, dove il sistema museale di legato alla Fondazione Carisbo ha ormai assunto un ruolo di primo piano nell’ambito dell’attrazione turistica e delle mostre di taglio storico (come fu nel 2014 per «La Ragazza con l’orecchino di perla», fenomeno popolare e record di presenze) e contemporaneo, come l’ultima sofisticata mostra di Nicola Samorì, che a Palazzo Fava dialogava con il fregio dei Carracci e le opere della collezione.

Nato a Bologna, carriera manageriale nella nota azienda di famiglia Gio. Buton Spa specializzata in distillati, curriculum caratterizzato da numerosi incarichi di prestigio in ambito bancario, succede al giurista ed ex magnifico rettore dell’Università di Bologna Fabio Roversi Monaco.


Presidente, con quale spirito affronta questo incarico, simbolicamente e operativamente molto rappresentativo per la città, dopo la lunga attività di Fabio Roversi Monaco?

Premetto, per chiarezza, che sono stato nominato presidente della Museo della Città di Bologna srl, una società strumentale delle Fondazione Carisbo che è impegnata nel settore Arte e Cultura con il progetto Genus Bononiae. Il settore culturale è stato senz’altro tra i più colpiti dalla pandemia e tutte le istituzioni stanno provando a uscire da questo difficile periodo; i musei e le sedi espositive del circuito Genus Bononiae (Palazzo Fava, Palazzo Pepoli, San Colombano, Casa Saraceni, Biblioteca di San Giorgio in Poggiale e Complesso monumentale di Santa Maria della Vita, Ndr) in questo, non fanno eccezione.

Tutto il CdA recentemente insediato è animato dallo spirito necessario per sviluppare un lavoro di squadra che consenta di recuperare il tempo perduto e di conciliare due esigenze, solo apparentemente in contrasto tra loro: contenere l’impegno economico che la Fondazione affronta per sostenere il progetto Genus Bononiae, mantenendo il cuore dell’attività.



Lei ha un classico profilo manageriale e, fin dalle sue prime dichiarazioni, è apparsa chiara la sua intenzione di rivederne la gestione. Quali sono gli elementi di continuità e quali quelli di discontinuità e innovazione che vedremo nei prossimi mesi?

Genus Bononiae è nato con l’obiettivo di valorizzare alcune peculiarità artistiche, storiche e culturali della città di Bologna. Questo percorso museale racchiude al suo interno palazzi storici, opere d’arte, documenti librari e fotografici di grande valore: continuare nel lavoro di conservazione e valorizzazione di questi tesori bolognesi è senz’altro una nostra priorità.

Sono fiducioso che la mia esperienza manageriale, unitamente a quella del consigliere delegato, saranno di aiuto alla predisposizione di un programma che il Cda ha intenzione di sottoporre alla Fondazione nei prossimi mesi, con l’obiettivo di sviluppare le positività del progetto Genus Bononiae, ma nel rispetto degli stanziamenti stabiliti.



Quali sono gli elementi di forza e quali quelli di fragilità del sistema gestionale di Genus Bononiae?

Abbiamo affidato alla Boston Consulting Group uno studio per valutare gli elementi di forza e di fragilità del progetto Genus Bononiae: lo studio ci è stato appena consegnato e sarà oggetto di attento esame per effettuare le scelte più idonee a raggiungere gli obiettivi.


Su un piano più vocazionale, quali tra le priorità della cultura sente più vicine al profilo di Genus Bononiae e quali saranno le prossime linee guida?

Genus Bononiae non è nato in contrapposizione alle iniziative culturali che spettano alle Ammi-nistrazioni Pubbliche, ma per contribuire con un proprio progetto a riqualificare beni immobili storici ed a valorizzare artisti emiliano romagnoli, con anche l’intento di incrementare l’afflusso turistico, con i risvolti sociali che questo comporta.

In generale, le linee guida saranno quelle di selezionare le iniziative in base ad imprescindibili fattori quali la qualità delle proposte ed il budget che le sostiene. Al momento, posso dire che è ripartita l’attività concertistica del Museo di San Colombano, sotto la guida della Dott.ssa Catalina Vicens, la nuova conservatrice della Collezione Tagliavini, e che stiamo studiando le iniziative espositive da sviluppare nel prossimo triennio.



C’è un’iniziativa particolarmente importante che sogna di poter realizzare nell’ambito del suo mandato?

È opportuno che i miei sogni e quelli degli altri membri del CdA restino, al momento, nel cassetto: quando l’opera di revisione interna della struttura sarà in una fase più avanzata avremo tutti gli elementi per proporre alla Fondazione delle iniziative importanti, ivi compresi i nostri sogni.

Filippo Sassoli de Bianchi davanti a una scultura di Arturo Martini

Valeria Tassinari, 02 novembre 2021 | © Riproduzione riservata

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