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Una veduta della mostra «AlpiTypes. lettere immagini tracce» al Kunst Meran Merano Arte

Photo: Ivo Corrà

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Una veduta della mostra «AlpiTypes. lettere immagini tracce» al Kunst Meran Merano Arte

Photo: Ivo Corrà

Identità visive tra Alpi e memorie

Al Kunst Meran Merano Arte, un percorso dalla grafica alpina del primo Novecento all’indagine di Franz Wanner sul lavoro coatto 

Prosegue fino al 18 gennaio alla Kunst Meran Merano Arte la mostra «AlpiTypes. lettere immagini tracce». L’inconsueto progetto espositivo è dedicato alla rilettura contemporanea della grafica applicata sviluppata nella prima metà del Novecento nell’area alpina dell’Euregio, territorio corrispondente a Trentino, Alto Adige/Südtirol e Tirolo austriaco. Vengono ripresi alcuni caratteri tipografici ricorrenti in quel contesto. 

Nell’approfondire questa produzione tipografica si attivano molteplici piani di lettura. Da un lato emerge un territorio caratterizzato da culture diverse ma profondamente interconnesse; dall’altro si richiama la vasta produzione di guide, riviste, locandine, dépliant e poster legati al mondo montano, che agli inizi del Novecento stava vivendo una fase di forte sviluppo in senso turistico. Un ulteriore aspetto che emerge riguarda i legami stilistici con le ricerche artistiche europee (dalla Secessione Viennese allo Jugendstil, dal Bauhaus al Razionalismo) spesso sottovalutati dalla storiografia critica in altri ambiti. I curatori lo definiscono «un modernismo alpino denso di originalità e coraggio espressivo». 

Tra i grandi autori esposti Fortunato Depero, Franz Lenhart, Luigi Bonazza, Oswald Haller, Anton Hofer e Wilhelm Nikolaus Prachensky, insieme a nomi meno noti, ma non meno interessanti, a testimonianza della vivacità dell’ambiente, pur in un contesto privo di grandi fonderie o poli editoriali. Il percorso espositivo si articola in due sezioni: una con materiali storici originali, l’altra con i progetti di studentesse e studenti, che propongono una rilettura grafica di questo patrimonio, per ridare nuova luce a un’inedita e finora inesplorata eredità storica. 

Il progetto nasce da una ricerca condotta dai professori Antonino Benincasa e Massimo Martignoni insieme a un gruppo di studentesse e studenti della Libera Università di Bolzano del Corso di laurea in Design e Arti, e con la cocuratela di Anna Zinelli.

L’altra mostra in corso alla Kunst Meran Merano Arte fino al 18 gennaio è «Presenze sospese. Immagini di uno sfruttamento» di Franz Wanner (Bad Tölz, 1975), a cura di Kristina Kreutzwald e Martina Oberprantacher. L’artista affronta temi sociali e ideologici, ponendo lo spettatore di fronte alle questioni del lavoro forzato e dello sfruttamento. L’allestimento include installazioni, video, testi e fotografie che si intrecciano in un percorso non lineare per raccontare una storia universale e collettiva, che sfugge alla cronaca, alla ricostruzione storica e alla limitatezza di riferimenti puntuali. 

«Ciò su cui ha iniziato a ragionare l’artista, spiegano le curatrici, è il lavoro coatto sotto il nazismo, il suo radicamento sistematico nello Stato del Terzo Reich e le implicazioni che ha esercitato sulla società e sulle economie, che si protraggono fino al presente». In questo orizzonte si colloca anche il punto di partenza da cui ha preso avvio la ricerca di Wanner: un paio di occhiali protettivi in plexiglass, realizzati a mano e provenienti da un ex campo di concentramento. La questione del lavoro coatto conduce fino alla stessa città di Merano. Wanner ha esteso le proprie ricerche al contesto altoatesino e al momento in cui, nel 1944, venne istituito il Lager di Bolzano, articolato in diversi sotto-campi, tra cui quello di Merano. 

L’opera «Musterbuch (Campionario)» riunisce documenti e formulari appartenuti all’amministrazione del campo, attivando così un ulteriore spunto di riflessione attorno ai meccanismi collettivi di rimozione. 

Mariella Rossi, 22 dicembre 2025 | © Riproduzione riservata

Identità visive tra Alpi e memorie | Mariella Rossi

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