Maria Grazia Bernardini
Leggi i suoi articoliIl volume su Giovanni Benedetto Castiglione, detto Il Grechetto (1589-1665), a cura di Anna Orlando e Francesco Rotatori, è rilevante per la storia dell’arte, genovese e romana. I due curatori hanno focalizzato le ricerche sui due soggiorni romani dell’artista e si sviluppa in due parti: nella prima indaga sull’attività del Grechetto a Roma e sui vari generi da lui praticati, soggetti religiosi, paesaggi e ritratti, includendo due familiari del Castiglione, pittori anch’essi: Salvatore, fratello maggiore, e Gio. Francesco, figlio.
Una seconda parte è costituita dalle schede relative alle opere realizzate a Roma. Il Castiglione, già annoverato da Luigi Salerno in un saggio del 1970 tra i pittori «dissidenti», era un personaggio singolare, dai molteplici interessi e gusti stravaganti. Come ha affermato durante la presentazione Caterina Volpi, forse non è necessario stigmatizzare il Castiglione come «pittore del dissenso» per l’eccentricità dei suoi soggetti e per un particolare stile, ma piuttosto come artista complesso, la cui arte, raffinata, colta e originale, era aperta alle più moderne tendenze culturali e letterarie. Già il soprannome è significativo della personalità dell’artista, in quanto deriverebbe dai suoi travestimenti: difatti quando il pittore fuggì da Genova per un dissidio con i Lomellini, venne descritto «travestito all’armena, fingendosi greco».
La passione per il teatro, le maschere, il fascino dell’esotico e dell’esoterico, della magia, sono aspetti presenti nella vita del pittore genovese e si riflettono nelle sue opere. Questi interessi che esulano da uno stretto contesto artistico sono le chiavi che permettono di comprendere la sua arte. Ciò che emerge maggiormente dagli studi di Orlando e Rotatori è l’intreccio di rapporti che il pittore genovese instaurò prima di tutto con i connazionali, fra i quali Agostino Mascardi, i Raggi, i Rondinini, i Fiorenzi, Francesco Angeloni. Ebbe così modo di conoscere numerosi personaggi della corte papale, prima di Urbano VIII e poi di Alessandro VII, letterati, accademici e artisti. Furono fondamentali gli incontri con Salvator Rosa, Nicolas Poussin, Giovan Lorenzo Bernini, Pietro Testa, Andrea de Leone, Andrea Sacchi, Agostino Tassi e Michelangelo Cerquozzi.
Tra i vari studi e le articolate schede si svela l’arte di Castiglione, costellata da capolavori assoluti, come il «Viaggio di Giacobbe», caposaldo per la ricostruzione del catalogo dell’artista in quanto prima opera firmata e datata, e simboleggiante il viaggio dello spirito che arriva alla conoscenza attraverso l’esperienza. Tra le opere più significative, vi è l’incisione «Il genio di Giovanni Benedetto Castiglione», esplicativa del suo pensiero: il genio è la parte positiva dell’uomo che lo spinge verso la vera conoscenza. Le opere rivelano le suggestioni che il pittore accolse dalla grande arte che Roma offriva e documentano la complessa personalità dell’artista che merita un dovuto riconoscimento.
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