Luca Emilio Brancati
Leggi i suoi articoliAvevamo bisogno di un museo interamente dedicato ai tappeti annodati? Accidenti, sì! Ecco un’ottima notizia: finalmente trova casa a Brescia il Mita, Museo Internazionale del Tappeto Antico, inaugurato lo scorso 14 ottobre. Nel suo nome c’è una precisa dichiarazione: essere votato agli annodati e ambire a una caratura internazionale garantita da una collezione con alcuni dei pezzi più belli del mondo. Si tratta degli oltre 1.300 tappeti donati nel 2008 alla Fondazione Tassara da Romain Zaleski.
Il Mita è l’unico museo interamente dedicato ai tappeti in Europa, fatta eccezione per il Museo Schneiberg a Torino che, però, ospita esclusivamente una collezione permanente di tappeti cinesi in seta e metallo della corte Qing. La ricerca di Zaleski ha tentato, in oltre quarant’anni di acquisti tessili, di spaziare tra epoche e generi guidata dall’idea di allestire una collezione che fosse rappresentativa della produzione mondiale, dalla Cina all’Europa occidentale. Un obiettivo certo molto ambizioso e per certi versi di difficile perimetrazione, ma di sicuro la collezione Zaleski-Tassara oggi descrive con grande efficacia il percorso evolutivo del collezionista conoscitore: dai primi passi sui tappeti d’arredamento ai pezzi unici di caratura museale.
Beninteso, non tutti i tappeti della Fondazione Tassara sono capolavori assoluti dell’arte tessile di alta epoca (anzi, questi rappresentano una parte minoritaria della collezione) ma una buona parte degli esemplari posseduti descrive quel segmento di ottimo collezionismo che di norma non è sufficientemente rappresentato nelle collezioni pubbliche, mentre lo è largamente dal mercato antiquario e dai singoli collezionisti. In un’ottica di promozione culturale ed educativa, questa varietà di manufatti offre un potente strumento di coinvolgimento di pubblico, proprio perché di portata più immediata: la possibilità di reperire sul mercato antiquario pezzi simili a quelli esposti al Mita potrà forse rappresentare la forza catalizzante di una nuova generazione di collezionisti.
Flavio Pasotti, presidente della Fondazione Tassara e manager esperto, dichiara il suo orgoglio per essere riusciti a costruire un museo moderno, attrezzato perfettamente, in appena un anno di cantiere e in poco più di due anni dall’acquisto della preesistente fonderia. Il Mita sarà il luogo dove primariamente custodire, manutenere, studiare ed esporre i tappeti della collezione, ma l’obiettivo principale è quello di farne «una fucina di scambio culturale, uno spazio di confronto che promuova un dialogo intergenerazionale e interetnico», spiega.
Il museo è posizionato strategicamente all’uscita della stazione ferroviaria di Brescia, in una zona della città fortemente vitale e segnata da presenze migratorie: qui si vogliono attivare scambi culturali e contaminazioni artistiche che coinvolgano i tappeti, generando un impatto sociale in collaborazione con le altre realtà del territorio, continuando nel solco delle mostre già organizzate dalla Fondazione Tassara, come «I nodi dei giardini del paradiso».
A presiedere Mita è Wladimir Zaleski (ingegnere aereospaziale e matematico di formazione, ma videomaker e videoartista) e non a caso la corte centrale del museo, esteso su complessivi 1.300 metri quadrati, è stata approntata come un palcoscenico per proiezioni ed eventi artistici. Il progetto di Paolo Brescia dello studio milanese Obr unisce in un «sistema aperto» la collezione e il suo pubblico in un unico grande ambiente. Gli spazi flessibili del Mita ospiteranno anche mostre temporanee, programmi didattici e di ricerca. Una speciale attenzione è stata dedicata agli aspetti impiantistici, progettati da Lombardini22, che consentono ottimi standard di conservazione e un’elevata percezione della peculiare gamma cromatica dei tappeti esposti.
La mostra appena inaugurata «Masterpieces. Ancient rugs from Eurasia» (fino al 10 dicembre) espone 23 gemme selezionate dal curatore della collezione Tassara Giovanni Valagussa, storico dell’arte già curatore dell’Accademia Carrara, chiamato qui per tracciare le linee guida della nuova sede: oltre al deposito e alle necessità espositive, ha richiesto un laboratorio di restauro. Le quattro linee strategiche di sviluppo del Mita, spiega Valagussa, «sono riassumibili in un’attività attenta alle culture extraeuropee da condividere con la città e le sue istituzioni; la promozione di artisti contemporanei, non solo italiani, che utilizzano il medium tessile; l’allargamento della ricerca documentale e storico artistica sul tappeto, in particolare le testimonianze pittoriche e, infine, il potenziamento della ricerca specialistica sui tappeti e la condivisione delle informazioni già avviata con il catalogo digitale disponibile online»
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