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Alta quanto la lunghezza della sede originaria di Masp (colorata di rosso, al centro), la nuova torre progettata da Metro Arquitetos Associados (a destra) è stata ricavata da un precedente edificio residenziale, mai concluso e ora rivestito di metallo nero

Foto © Leonardo Finotti

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Alta quanto la lunghezza della sede originaria di Masp (colorata di rosso, al centro), la nuova torre progettata da Metro Arquitetos Associados (a destra) è stata ricavata da un precedente edificio residenziale, mai concluso e ora rivestito di metallo nero

Foto © Leonardo Finotti

Il Museu de Arte de São Paulo punta al cielo

Una nuova torre di metallo nero alta 14 piani amplia notevolmente lo spazio espositivo dell’istituzione brasiliana originariamente progettata da Lina Bo Bardi e diretta dal marito Pietro Maria Bardi

Gabriella Angeleti

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Il Museu de Arte de São Paulo (Masp) ha inaugurato il 28 marzo il suo attesissimo ampliamento, che ha richiesto sei anni e 43 milioni di dollari per il raddoppio degli spazi, ora cresciuti di 11mila metri quadrati. Al celebre edificio originario è ora affiancata una torre di 14 piani, finanziata interamente da donatori privati, tra cui la collezionista d’arte brasiliana Cleusa Garfinkel, la direttrice della Fundação Bradesco Denise Aguiar Alvarez, i filantropi André e Lilian Esteves e il politico Ronaldo Cezar Coelho. Un passaggio sotterraneo che collega i due edifici dovrebbe essere completato entro la fine dell’anno. 

La nuova torre nera prende il nome da Pietro Maria Bardi, il primo direttore del museo, che fondò il Masp nel 1947 insieme al filantropo Assis Chateaubriand e che successivamente guidò l’istituzione per 45 anni. Era sposato con l’architetta italiana naturalizzata brasiliana Lina Bo Bardi (1914-92), che aveva firmato l’edificio originario del Masp. L’ampliamento aggiunge cinque nuove gallerie e un ulteriore 66% allo spazio espositivo del museo. Comprende anche nuovi laboratori di conservazione, un’area reception, aule, due sale polifunzionali, depositi, un ristorante e una caffetteria.

Quando il Masp fu concepito per la prima volta, la sua collezione venne ospitata ai piani superiori di un edificio nel quartiere Centro di San Paolo, adattato da Bo Bardi in gallerie e auditorium. La sua prima sede indipendente fu commissionata nel 1957, dopo che la città aveva acquistato il terreno da un investitore che aveva chiesto che il lotto fosse mantenuto come «luogo pubblico a tempo indeterminato». Questo ispirò Bo Bardi a progettare un edificio in vetro e cemento sorretto da quattro massicci pilastri in cemento rosso che si riuniscono in due colossali strutture portanti a cui è «appeso» il parallelepipedo con le gallerie espositive, a otto metri dal suolo, lasciando libero un vasto spazio pubblico sotto la struttura. L’edificio «Lina Bo Bardi», come viene ora chiamato, venne inaugurato nel 1968 ed è tuttora considerato un punto di riferimento nell’architettura modernista. Ma si è presto rivelato insufficiente man mano che il museo continuava a crescere nel corso dei decenni. 

Martin Corullon e Gustavo Cedroni di Metro Arquitetos Associados, che hanno guidato il progetto di ampliamento, avevano già lavorato con il Masp nel 2015, supervisionando la reinstallazione degli esclusivi «cavalletti di vetro» progettati da Bo Bardi per esporre la collezione permanente, smantellati negli anni ’90 e ripristinati dall’attuale direttore del Masp, Adriano Pedrosa (curatore della Biennale di Venezia del 2024). Per il progetto di ampliamento, gli architetti miravano a integrare e migliorare «le virtù dell’edificio originale». Nella nuova torre hanno così inserito finestre che offrono scorci della struttura e viste del tetto e della facciata, offrendo nuove prospettive sul capolavoro di Bo Bardi. 

La maggior parte delle sue strutture recupera quelle del precedente edificio residenziale, avviato e poi rimasto in sospeso per un decennio. Ora, dall’esterno, il parallelepipedo orizzontale della vecchia sede si confronta con quello equivalente, ma verticale, del nuovo «edificio Pietro Maria Bardi». Il progetto di ampliamento, che inizialmente doveva essere completato lo scorso anno, ha subìto ritardi a causa della sua complessità e della sua ubicazione in Avenida Paulista, uno dei principali assi viari di San Paolo. 

Il Masp inaugura l’«edificio Pietro Maria Bardi» con una serie di mostre che presentano i capisaldi della sua collezione di 10mila pezzi e celebrano la sua storia come primo museo d’arte moderna in Brasile. «Masp Histories» esamina una linea temporale di 75 anni del museo, riunendo più di 50 opere che mostrano la varietà della sua collezione. Divisa in nove sezioni, comprende artisti europei, come El Greco, insieme a modernisti brasiliani, come Emiliano Di Cavalcanti, oltre a diverse opere contemporanee recentemente acquisite e un gran numero di fotografie d’archivio e cataloghi di mostre raramente esposti. Tra le altre mostre di spicco di quest’anno, «Arts of Africa» presenta circa 120 manufatti e opere provenienti dal Continente, per lo più sculture e maschere dell’Africa occidentale del XX secolo acquisite nei primi anni di vita del museo, mentre «Pierre-Auguste Renoir», curata da Adriano Pedrosa e Fernando Oliva, comprende 13 opere raramente esposte della collezione del Masp. A settembre, Pedrosa e i curatori André Mesquita e Isabella Rjeille inaugureranno inoltre «Histories of Ecology», una collettiva internazionale sui cinque piani del nuovo edificio con opere che rispondono all’intensificarsi delle crisi climatiche e politiche. 

Agostinho Batista de Freitas, «Masp», 1971. Foto © Eduardo Ortega

Gabriella Angeleti, 21 aprile 2025 | © Riproduzione riservata

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