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L’opera di Gaetano Pesce «Tu si' 'na cosa grande»

Foto: Giulia Mirabella

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L’opera di Gaetano Pesce «Tu si' 'na cosa grande»

Foto: Giulia Mirabella

Il Pulcinella di Gaetano Pesce, un pensiero molto napoletano

L’umorismo nazionale si è scatenato sull’opera dell’artista, allestita in piazza Municipio. Ma dai figli arriva una testimonianza d’affetto nei confronti del padre e della città

Vittorio Bertello

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Fino al 19 dicembre a Napoli in piazza Municipio, i napoletani e i turisti si imbattono nell’installazione di arte pubblica «Tu si ’na cosa grande», concepita per la città dall’artista Gaetano Pesce (scomparso lo scorso 3 aprile) per il programma «Napoli contemporanea», voluto dal sindaco, Gaetano Manfredi, e curato da Vincenzo Trione, consigliere del sindaco per l’arte contemporanea e l’attività museale. L’opera è costata circa 200mila euro ed è finanziata con un fondo da due milioni di euro destinati al Poc Campania 2014-20 Piano strategico per la Cultura e i Beni Culturali 2022-23. L’installazione (curata da Silvana Annicchiarico), che nel suo insieme simboleggia l’affetto che Gaetano Pesce provava per Napoli, consiste in due sculture in dialogo tra loro: una è una rivisitazione dell’abito di Pulcinella, appoggiato a una struttura verticale alta 12 metri, mantenuta in equilibrio da cavi su cui si attorcigliano fiori sintetici di diversi colori. La seconda scultura, posta di fronte alla prima, è un cuore rosso alto 5 metri, a sua volta illuminato internamente nelle ore notturne e trafitto da una freccia metallica che lo sostiene, conficcata su una piattaforma di legno di forma triangolare alta 50 cm.

La struttura verticale è però apparsa a tutti, fin dal suo allestimento, molto simile alla figura di un fallo eretto, e ha suscitato in città, e non solo, accese reazioni, tra scandalo, irritazioni, divertimento e umorismo. Il sindaco Manfredi ha commentato: «Inizialmente quando l’ho vista ho pensato quello che hanno pensato anche gli altri. Penso che sia un pensiero che è arrivato a tutti ed è un pensiero molto napoletano. Lo dobbiamo prendere anche come un pensiero di buon augurio, ma l’idea dell’opera è di una rappresentazione stilizzata del rapporto tra Pulcinella e il cuore dei napoletani. E poi, ha concluso, l’arte contemporanea deve far discutere, il dibattito è segno di una città viva». La curatrice dell’opera, Silvana Annicchiarico, ha dichiarato all’Agenzia Ansa: «Ogni opera deve suscitare domande. Mi piace che abbia strappato un sorriso ai napoletani e che ci sia anche un po’ di bellissima ironia. Se poi vogliamo vederla fallica è viva, c'è una cultura millenaria in questa terra, abbiamo Pompei con simboli fallici».

Nei commenti sui giornali ha in genere prevalso una serena ironia. Alberto Mattioli, per esempio, ha scritto su «La Stampa»: «Da non critico ma da innamorato di Napoli, direi che l'opera va bene. E non perché sia bella nonostante somigli in maniera impressionante a un…, beh, avete capito, ma appunto per questo. La cultura napoletana ha sempre attribuito all’oggetto in questione un valore che trascende le sue mere funzionalità fisiologiche per farne un simbolo di benessere, fortuna, valore. Per dire: di re Gioacchino Murat, benché usurpatore, colpì favorevolmente la copiosa dotazione, messa in evidenza dai pantaloni attillatissimi delle uniformi napoleoniche. Senza contare il valore apotropaico del membro, infallibile rimedio contro la malasorte e i suoi portatori».

Sulle colonne dello stesso quotidiano, Mattia Feltri annotava nella sua rubrica «Buongiorno»: «Quando vado a casa di Giampiero Mughini, uno dei miei più cari amici, resto incantato dalle meraviglie di cui è costellata e talvolta chiedo lumi. Non di rado una delle meraviglie è di Gaetano Pesce, autore del Pulcinella dall’aspetto vagamente fallico (in Italia tutto ciò che è verticale è vagamente fallico) issato a Napoli a fianco al Maschio Angioino, e su cui si sta spendendo il meglio dell’umorismo nazionale. Pesce, mi spiega Giampiero, è venerato ed esposto in tutto il mondo, e i suoi oggetti di design costano cifre che vanno dal considerevole all’inaccessibile. Poi il suo Pulcinella come tutto è criticabile e potrà non piacere».

Mimmo Paladino, in un’intervista di Ida Palisi sul sito del «Corriere della Sera», così ha commentato l’opera: «Mi fa pensare alla pernacchia di Eduardo, o al Totò burattino. Ma anche al teatro di Enzo Moscato o di Mimmo Borrelli, che spingono il linguaggio fino agli estremi dell’irriverenza. Trasmette una modernità perfettamente calata in tutta la grande tradizione sgangherata, allegra, festosa e anche sottilmente pungente di certa cultura napoletana che noi conosciamo abbastanza bene, nel teatro e nel cinema. È come se Pesce avesse concentrato tutto questo in un unico monolite. […] Credo che sia un grande gesto di coraggio da parte di chi amministra, volere un’installazione a cielo aperto. Chiaramente il rischio è sempre altissimo ma, da allora ad oggi, Napoli è forse l’unica città al mondo che usa un luogo pubblico per far esprimere un artista nella sua totale libertà».

Per parte loro, i due figli di Gaetano Pesce, Milena e Jacopo, hanno precisato: «Nostro padre non avrebbe mai pensato di offrire a Napoli qualcosa di offensivo o scontato. Al contrario, ha voluto donare due cuori. Ha scelto di celebrare il lato più femminile e colorato di Pulcinella, vestendolo con tonalità vivaci, in netto contrasto con il tradizionale bianco. È stato un gesto di grande dolcezza, che ha messo in risalto una Napoli ricca di sfumature, aperta e accogliente, proprio come l’amore che lui provava per lei».

Vittorio Bertello, 18 ottobre 2024 | © Riproduzione riservata

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