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Sara Nadal-Melsió nell’ultima conferenza dell’Independent Study Program

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Sara Nadal-Melsió nell’ultima conferenza dell’Independent Study Program

Il Whitney Museum sospende l’Independent Study Program

Accusato di censurare una performance sulla crisi umanitaria a Gaza, il museo di New York interrompe il programma avviato nel 1968 e ne licenzia la direttrice Sara Nadal-Melsió

Roberta Bosco

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L’Independent Study Program (Isp), il programma creato nel 1968 dal Whitney Museum of American Art di New York come spazio di ricerca e libertà, è stato sospeso dopo 57 edizioni e la sua direttrice, la spagnola Sara Nadal-Melsió, nominata a febbraio 2024 e scelta tra più di 240 candidati, è stata licenziata in tronco. Il motivo: le proteste per la censura della performance «No Aesthetics Outside my Freedom: Mourning, Militancy and Performance» («Nessuna estetica al di fuori della libertà: lutto, militanza e performance») degli artisti Noel Maghathe, Fadl Fakhouri e Fargo Tbakhi (con la collaborazione degli altri studenti) per chiedere l’accesso degli aiuti umanitari a Gaza e l’interruzione dei bombardamenti, programmata per il 14 maggio nell’ambito della mostra «A Grammar of Attention». 

E così un programma di ricerche e produzioni artistiche è stato sospeso mentre l’escalation bellica continua.

Ufficialmente, la performance è stata bocciata per i suoi contenuti «escludenti e provocatori» che violano le politiche del museo. In un comunicato, il Whitney ha annunciato la decisione di «mettere in pausa» l’Isp per il periodo 2025-2026, pur rinnovando «il suo interesse per il programma e riconoscendone l’importanza nel contesto più ampio come spazio di sperimentazione, pensiero critico e pratica interdisciplinare». Il museo conclude affermando «che l’approccio più responsabile sarà quello di dedicare i prossimi mesi ad ascoltare la nostra comunità, riflettere sulla straordinaria crescita e sui recenti cambiamenti dell’Isp e trovare un nuovo direttore a lungo termine che guidi il programma».

Appena atterrata a Barcellona e ancora sconvolta dagli eventi che in 12 giorni hanno portato al suo licenziamento, Nadal-Melsió ha diramato un comunicato in cui spiega la situazione, emblematica dei cambiamenti che la politica statunitense sta causando nel mondo dell’arte. «La missione dichiarata e i valori fondamentali del Whitney Museum si fondano sull’accettazione del dissenso e dell’attivismo. Negando all’Isp la possibilità di proseguire il suo lavoro in modo indipendente, come spazio aperto alla critica di un genocidio in corso, allora il museo rinuncia ai valori che cita come principi guida», spiega la curatrice che, dopo aver ripetutamente richiesto un confronto con la direzione del museo, è stata convocata non per dibattere il progetto, ma per ricevere la lettera di licenziamento.

L’Isp, che dal 2023 ha una nuova sede stabile nello studio di Roy Lichtenstein in Washington Street, donato dalla seconda moglie dell’artista Dorothy, da 57 anni è un faro di ricerca, apertura, multiculturalità e indipendenza. Nelle sue aule sono cresciuti, tra molti altri, artisti come Jennifer Allora, Andrea Fraser, Félix González-Torres, Jenny Holzer, Rirkrit Tiravanija o Julian Schnabel, critici come Roberta Smith e curatori come Carlos Basualdo e Sheena Wagstaff

Per questo oltre 360 tra ex studenti, docenti, artisti e professionisti del mondo dell’arte hanno diffuso una lettera aperta in cui denunciano la censura subita dall’Isp a causa dei progetti artistici solidali con la lotta per la libertà del popolo palestinese. «Sosteniamo il loro impegno nel creare e dibattere, nonostante la violenza politica e la coercizione istituzionale e affermiamo la nostra comune solidarietà contro il genocidio in corso a Gaza. I partecipanti del corso 2024-25 hanno pubblicamente e collettivamente espresso la loro opposizione a questo atto di censura, compresi i coinvolgimenti finanziari e sociopolitici che il consiglio d’amministrazione del Whitney Museum ha in relazione a questo genocidio», si legge nel comunicato firmato da nomi di grande prestigio, tra cui la filosofa femminista Judith Butler, gli artisti Andrea Fraser, Alfredo Jaar, Deborah Kass, Walid Raad e Dread Scott e le curatrici Sara Reinsman e Sarah Lookofsky

«La performance annullata, le opere d’arte e gli studi esaminati con attenzione e il clima di censura, affondano le radici in un più ampio clima politico di paura e intimidazione e si sommano ad altri episodi di repressione della libertà d’espressione, protesta e parola da parte di artisti e studiosi a sostegno della Palestina», continua il documento.

Nadal-Melsió, che secondo la legge statunitense non può fare causa per licenziamento ingiustificato o illegittimo, è a Barcellona per presentare il suo ultimo libro Europe and the Wolf: Political Variations on a Musical Figure (Zone Books), in cui attinge al concetto musicale barocco del «lupo» (il suono dissonante prodotto dal tentativo di armonizzare uno strumento) trasferendolo alle pratiche estetiche contemporanee. Nel progetto europeo, il lupo evoca la paura e l’odio per lo straniero, lo sconosciuto che si trova al di là delle convenzioni e minaccia l’integrità di una comunità presumibilmente «armoniosa».

«L’indipendenza dell’Isp è stata seriamente compromessa, conclude l’ormai ex direttrice dell’Isp. Invito chiunque creda che l’arte abbia un ruolo nella lotta per la libertà di parola a sostenere la sopravvivenza di questa straordinaria e necessaria comunità di studi sperimentali, e non solo di questa». 

Félix González-Torres, «Forbidden Colors»

Roberta Bosco, 12 giugno 2025 | © Riproduzione riservata

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