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Margherita Panaciciu
Leggi i suoi articoliIl prossimo 22 ottobre, da Dorotheum, a Vienna, sarà battuto all’asta un dipinto che racchiude in sé non solo la bellezza della pittura ottocentesca, ma anche una storia intensa, fatta di esilio, espropriazione e giustizia ritrovata. Si tratta di «Hansl’s First Outing (Il ritorno a casa dei bambini)», realizzato nel 1858 dal celebre pittore austriaco Ferdinand Georg Waldmüller. L’opera, che fino a pochi mesi fa era esposta al Museo di Wiesbaden, è stata restituita nel luglio di quest’anno agli eredi legittimi della collezionista viennese Grete Klein, a ben 86 anni dalla sua confisca da parte dei nazionalsocialisti.
La scena rappresentata, un momento della vita quotidiana, descritto con realismo, luce vibrante e un senso profondo dell’intimità familiare, è tipica del linguaggio pittorico di Waldmüller. Considerata di qualità museale, l’opera è stimata tra i 400mila e i 600mila euro, e rappresenta un raro esempio di come un capolavoro d’arte possa ritornare al centro dell’attenzione pubblica non soltanto per il suo valore artistico, ma anche per il peso della sua vicenda storica.
La storia del dipinto risale al 1938, quando la famiglia di Grete Klein, nata Fischer a Praga nel 1884, fu costretta a fuggire dall’Austria in seguito alle persecuzioni antiebraiche. La collezione d’arte di cui la donna era erede venne sequestrata, e l’opera di Waldmüller fu destinata alla «Missione speciale Linz», il progetto del cosiddetto Führermuseum voluto da Hitler. Dopo la guerra, il dipinto fu messo in salvo dai Monuments Men americani in un tunnel a Bad Aussee. Dal 1949 al 1960 fu custodito dalle autorità tedesche e, per oltre sessant’anni, esposto in prestito permanente al Museo di Wiesbaden, fino alla recente restituzione da parte dell’Amministrazione federale tedesca per l’arte.
La figura di Ferdinand Georg Waldmüller occupa un posto di primo piano nella pittura austriaca del XIX secolo. Nato a Vienna nel 1793, frequentò fin da giovane l’Accademia di Belle Arti, anche se il suo percorso lo portò spesso lontano dai canoni ufficiali. Dopo aver vissuto e lavorato in varie regioni dell’impero asburgico – tra cui l’Ungheria e la Croazia – tornò a Vienna e si dedicò alla ritrattistica, alla pittura di genere, alle nature morte e ai paesaggi. È autore, tra l’altro, di un ritratto di Ludwig van Beethoven eseguito nel 1823. Waldmüller credeva fermamente che l’arte dovesse nascere dall’osservazione diretta della natura, e fu tra i primi a promuovere la pittura en plein air. Questo lo portò in contrasto con l’establishment accademico viennese, tanto che nel 1857 fu costretto a ritirarsi dall’Accademia, dove insegnava. Riabilitato nel 1863, fu infine nominato cavaliere nel 1865, pochi mesi prima della sua morte.
Considerato uno dei massimi esponenti del periodo Biedermeier, Waldmüller si distinse per la straordinaria capacità di raccontare il quotidiano con precisione tecnica, attenzione psicologica e profondità sociale. Le sue opere – luminose, dettagliate, spesso moralizzanti – hanno influenzato un’intera generazione di artisti e restano oggi tra le testimonianze più affascinanti della pittura europea dell’Ottocento. «Hansl’s First Outing» è ora sul mercato, 167 anni dopo essere stato dipinto...
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