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Laura Lombardi
Leggi i suoi articoliSta riservando grandi sorprese il restauro del disegno schizzato a carboncino raffigurante un drago marino, ovvero una pistrice, reggistemma, che si trova sulla cappa di un camino storico di aspetto trecentesco monumentale, in un palazzo appartenuto alla famiglia Bracci, che ha subìto pesanti manomissioni ed è ora sede di uffici comunali. L’opera, in corso di studio, sta rivelando una qualità notevole e un’originalità inventiva così particolare da giustificare, in un contesto come quello di Vinci, il ragionevole sospetto che spetti al giovane Leonardo. Importanti confronti si possono fare con disegni di draghi e creature mostruose del maestro.
Compatibile col giovane Leonardo, sperimentatore nella bottega di Verrocchio, è il carattere dell’invenzione stessa nel solco del celebre «Marzocco» di Donatello; inoltre, la pistrice è distesa sul bordo del camino con una vistosa torsione del corpo anguiforme e ali di drago che ricordano ancora quelle di Paolo Uccello. Vi è poi il carattere ibrido, perché si tratta pure di un unicorno, con un corno disegnato in due modi diversi, a segno di una progettualità diretta. La datazione potrebbe riferirsi agli anni fra il 1478 e il 1480-81 e in un particolare dello sfondo dell’«Adorazione dei Magi» raffiguranti draghi, ma forse anche ad una data anche più precoce rispetto al 1478, qualora l’ipotesi della mano di Leonardo trovasse conferme nella diagnostica e nel conseguente restauro, avviati dal Comune di Empoli, sotto la guida scientifica della Soprintendenza Abap di Firenze.
Un gruppo di studiosi composto dalla direttrice del museo Roberta Barsanti, da Andrea De Marchi (dell’Università di Firenze) e da Pietro Marani (già Politecnico di Milano, poi Università Cattolica di Milano) stanno svolgendo ricerche che dovrebbero condurre a una comprensione più articolata e solida di una traccia grafica che pone tanti interrogativi, anche sulla sua funzione (prova per un elemento fittile o comunque scultoreo a decoro araldico del camino?) e permette di indagare l’interesse di Leonardo per le creature ibride e mostruose. Le zampe della pistrice, dai forti artigli e la coda attorcigliata vagamente a spirale, sono la parte che ha più sofferto; le ali sono decorate da borchie e richiamano nella conformazione quelli di pipistrello.
L’attenzione per il disegno sul camino si è acuita dopo che Roberta Barsanti, a seguito dei forti eventi atmosferici avvenuti tra il 2022 e il 2023, ha verificato che all’interno della cappa, vi erano delle colature. Il primo monitoraggio ufficiale a ottobre 2024 è stato svolto dalla soprintendente Antonella Ranaldi con Alberto Felici, restauratore della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato Piazza, già intervenuto nel restauro della decorazione della Sala delle Asse nel Castello Sforzesco di Milano, realizzata da Leonardo in occasione del suo primo soggiorno milanese. Altre figure coinvolte in questa fase sono state Marco Gaiani (Dipartimento di Architettura, Alma Mater Università degli Studi di Bologna) e Giovanni Pancani (Dipartimento di Architettura Dida, Università degli Studi di Firenze) per le immagini ad alta risoluzione, il rilievo laser scanner e la termografia. Con gli esami fino adesso effettuati, non è però stato possibile rilevare segni di tratteggio e in particolare di tratteggio sinistrorsi.
Come attesta una scritta visibile sulla cappa del camino, la famiglia Bracci abitò la casa alla fine del Quattrocento prima di acquistare nel 1491 una casa da signore, da identificare con quella conosciuta oggi come Fattoria dei Bracci. Tra la fine del XV secolo e l’inizio del successivo, acquisì dalla famiglia da Vinci alcuni beni, soprattutto terreni, avvalendosi, almeno in un caso, di Ser Piero da Vinci come notaio.
Nonostante i confronti e il contesto storico e architettonico inducano a ipotesi molto avvincenti, Roberta Barsanti e gli studiosi coinvolti si esprimono con grande cautela e prudenza, perché troppe, nel corso del tempo e anche in anni recenti, sono state le attribuzioni frettolose e fallaci di opere a Leonardo, generate dal desiderio della scoperta dell’inedito a tutti i costi.
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