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Suzhou Museum of Contemporary Art

Cortesia di BIG - Bjarke Ingels Group

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Suzhou Museum of Contemporary Art

Cortesia di BIG - Bjarke Ingels Group

Il florido ecosistema artistico dell’Estremo Oriente

Dalla Cina, che sostiene gli artisti locali e dove lungimiranti collezionisti rimpinguano le istituzioni, al Giappone, dove gallerie e musei aprono anche in visione dell’Expo di Osaka 2025 sino alla Corea del Sud e Singapore, la macroarea appare estremamente vitale

Julia Ronnqvist Buzzetti

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Il mercato asiatico appare spesso distante al pubblico italiano sebbene in realtà l’Estremo Oriente è sempre più protagonista della scena artistica globale. Lo confermano i numeri: se, come dimostra l’ultimo report di Art Basel e Ubs, gli Stati Uniti detengono una posizione leader con il 42% del mercato, la Cina si posiziona al secondo posto, con il 19% in crescita. Pur dovendo affrontare sfide come la crisi del settore edilizio, il calo della natalità, la deflazione e i cambiamenti nelle abitudini di consumo, la Cina ha comunque visto un significativo ampliamento del suo ecosistema artistico, sempre più capillarmente diffuso nelle varie province. Le città leader restano Beijing, Shanghai, Guangzhou e Shenzhen, ma emergono prepotentemente Chengdu, Nanjing, Hangzhou, Suzhou e Xiamen, destinate a giocare un ruolo sempre più importante nel futuro del Paese, e non solo. Suzhou merita una menzione dato che entro il 2025, vedrà l’inaugurazione il Suzhou Museum of Contemporary Art. Lo studio di architettura BIG - Bjarke Ingels Group, celebre per il progetto di CopenHill a Copenhagen, ha in mente di definire un labirintico percorso espositivo di 60mila metri quadrati che unisca arte e botanica, omaggiando la città, famosa per i suoi curati e rigogliosi giardini.

Parallelamente, si sta affermando un collezionismo giovane e dinamico (Millennial e Gen Z provenienti dai settori finanziario, cinematografico e tecnologico), che punta a sostenere artisti locali con l’obiettivo di creare fondazioni e strutture istituzionali. Un esempio emblematico è il Whale Art Museum, inaugurato a gennaio 2024 a Singapore dal collezionista Li Fan. Antesignano in questo settore è stato il collezionista e gallerista sino-francese Xin Dong Cheng, donatore di 46 opere al Power Station of Art di Shanghai nel 2023. Figura di spicco, Cheng ha donato dal 2017 più di 160 opere a istituzioni locali e musei sul territorio cinese. Impossibile ancora non menzionare la coppia Yinqian Liu e Wei Wang, collezionisti d’arte cinese e occidentale, antica, moderna e contemporanea. Dieci anni fa decisero di fondare il Long Museum che rappresenta ad oggi una delle più importanti operazioni private in ambito museale in Cina.

Uno scorcio dell’edizione 2024 di Tokyo Gendai. Cortesia di Tokyo Gendai

Sul fronte commerciale ormai note al pubblico e ai dealer internazionali sino Art SG di Singapore, Taipei Dangdai e Tokyo Gendai che assieme formano The Art Assembly, un progetto nato dagli esperti del mercato Sandy Angus, Tim Etchells e Magnus Renfrew. A marzo, inoltre, ci saranno Art Fair Tokyo (7-9 marzo), la fiera più antica dell’Asia, e l’imprescindibile Art Basel Hong Kong (28-30 marzo), vero e proprio punto di incontro tra Occidente e Oriente. Il Giappone quest’anno si dimostra estremamente vitale per quanto riguarda le nuove aperture, in visione dell’Expo di Osaka 2025. Il 26 gennaio ha inaugurato il Ginza Sony Park a Tokyo, nuovo polo per l’arte, dirimpettaio della Hermes Gallery. Da tenere d’occhio le installazioni immersive della giovane Kei Imazu al Tokyo Opera City Art Gallery (sino al 25 marzo), già nella collezione di Takahashi Ryutaro, tra i più importanti collezionisti di arte contemporanea giapponese. Un’opera verrà esposta anche al Ueshima Museum, aperto a giugno 2024 dall’imprenditore e collezionista Kankuro Ueshima, nel suo secondo nuovo spazio ANNEX. Rimanendo a Tokyo, il TODA Building ha aperto gradualmente i suoi spazi da novembre 2024. Si tratta di un office building pensato per ospitare anche gallerie d’arte: Yutaka Kikutake ha proposto una collettiva curata da Yoshitomo Nara e una personale di Yuko Mohri (Padiglione Giapponese - Biennale 2024); trovano sede anche Taka Ishii, Kosaku Kanechika, Tomio Koyama e BakeryTokyo 8min. Chiude il progetto un museo (Creative Museum Tokyo) e uno spazio eventi, locati ai primi piani. La primavera porterà il debutto del Naoshima New Museum of Art disegnato da Tadao Ando, un’aggiunta al Benesse Art Site, con importanti nomi, tra cui Takashi Murakami, Cai Guo-Qiang e Do Ho Suh. Spostandoci in Corea del Sud, a Seul, il Leeum Museum (Samsung), vedrà Pierre Huyghe a febbraio e ad agosto l’artista visiva locale Lee Bul, che parteciperà anche ad un’importante rassegna di 280 opere di autori coreani contemporanei al National Museum of Modern and Contemporary Art, Korea (MMCA). Quest’ultimo, museo molto attivo e vivace, presenterà ad aprile la prima mostra istituzionale di Ron Mueck in Asia progettata con la Fondation Cartier di Parigi, che celebra i suoi 40 anni e aprirà la sua nuova sede parigina entro fine anno. Ennesima consacrazione del florido e vivace ecosistema delle arti in Estremo Oriente.

Julia Ronnqvist Buzzetti, 22 gennaio 2025 | © Riproduzione riservata

Il florido ecosistema artistico dell’Estremo Oriente | Julia Ronnqvist Buzzetti

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