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Uno scorcio della scorsa edizione, 2024, di TEFAF a Maastricht

Photo: Loraine Bodewes. Courtesy of TEFAF.

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Uno scorcio della scorsa edizione, 2024, di TEFAF a Maastricht

Photo: Loraine Bodewes. Courtesy of TEFAF.

Il governo affonda il mercato dell’arte

Nel DL Cultura appena approvato dalla Camera dei deputati nessuna riduzione dell’aliquota Iva sugli oggetti d’arte né modifiche al sistema della notifica

 

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Alberto Fiz

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Il Governo affonda il mercato dell’arte. La pietra tombale sulle richieste di artisti, collezionisti, galleristi e antiquari è arrivata il 3 febbraio con la definitiva approvazione da parte della Camera del tanto agognato Decreto Legge del 27 dicembre 2024 n. 201 che avrebbe dovuto contenere misure urgenti in materia di cultura. In questo ambito, le misure più urgenti da approvare riguardavano l’abbassamento dell’Iva, mettendosi al passo con Francia e Germania, e la circolazione delle opere d’arte con la riformulazione della notifica che avrebbe dovuto passare da cinquanta a settant’anni (cfr. articolo pubblicato sul numero 458, febbraio 2025, p. 88). Invece, non appare nulla di tutto questo nel testo del DL Cultura pronto a passare al Senato blindato dal Governo che ha posto la fiducia. Si tratta di un grave smacco nei confronti di tutto il sistema dell’arte (e non solo del mercato) da parte di chi, dopo aver annunciato di stare accanto agli operatori, alla prova dei fatti (questo è l’unico Decreto Legge sulla cultura approvato in due anni), se n’è lavato le mani mettendo in crisi l’intera filiera e bocciando tutti gli emendamenti in materia fiscale. Sono così rimaste lettera morta le parole del sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi che il 5 novembre scorso aveva dichiarato ufficialmente come «il taglio dell’Iva sul trasferimento delle opere d’arte fosse un obiettivo del ministero per rilanciare il mercato dell’arte». A quanto pare nulla di più menzognero. Inutile dire che non ha avuto alcun esito la proposta di legge dei deputati di Fratelli d’Italia Saverio Congedo e Alessandro Amorese, capigruppo in commissione Finanza e Cultura della Camera, che per avvalorare la loro proposta sull’abbassamento dell’Iva avevano affermato esplicitamente come, con le attuali aliquote (sono quelle che rimarranno), «fosse più conveniente lavorare all’estero che in Italia».  Lo sapevano ma non hanno fatto nulla.

In risposta ai fatti, pubblichiamo il comunicato sconcertato e deluso del Gruppo Apollo che riunisce i principali operatori del settore e rappresenta l’industria dell’arte in Italia.

«Esprimiamo forte disappunto, per non dire sconcerto, per la mancata riduzione delle aliquote IVA sulle importazioni e le transazioni relative alle opere d’arte. Per il nostro settore questo è il colpo di grazia. Di fatto l’Italia uscirà dal mercato internazionale, perché non le sarà più concesso competere con i paesi europei. Oggi l’IVA ordinaria è al 22% a fronte di regimi fiscali estremamente più competitivi, come quello tedesco o francese, che hanno abbassato strategicamente e in maniera tempestiva le aliquote al 7 e al 5,5%, cogliendo l’opportunità consentita dalla direttiva (UE) 2022/542. L’effetto a cui assistiamo è il trasferimento di moltissime attività verso Paesi con regimi fiscali oggi molto più convenienti. Non possiamo ignorare le conseguenze che questo mancato allineamento produce su tutta la filiera dell’arte: artisti, accademie e centri di formazione, restauratori, artigiani, e il fondamentale comparto delle fiere. Il Governo, inoltre, non modifica neanche il regime di circolazione dei beni artistici e di antiquariato. Mentre negli altri Paesi europei per l’uscita dei beni dal territorio nazionale si raggiunge come soglia di valore 300.000,00 euro, in Italia esiste un’unica soglia di valore pari a 13.500 euro applicabile a qualsiasi tipologia di beni, tranne quelli archeologici, di età superiore a 70 anni. Tutto ciò crea grave impedimento alla circolazione delle opere rendendo il mercato del nostro Paese sempre più complesso, farraginoso e quindi meno attrattivo, con la conseguente svalutazione dell’arte e degli artisti italiani nel mondo. Da tempo attendevamo questi provvedimenti vitali per il nostro settore. Occorre dunque intervenire ora con la massima urgenza attraverso misure in grado di interrompere questa spirale che mette a rischio il comparto dell’arte e l’intero sistema culturale del Paese».

 

 

 

 

Alberto Fiz, 03 febbraio 2025 | © Riproduzione riservata

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