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Fiorella Fiore
Leggi i suoi articoliIl XXVII Premio Pino Pascali è stato assegnato il 18 ottobre all’artista Roberto Cuoghi, con l’inaugurazione di una personale (realizzata in collaborazione con le gallerie Chantal Crousel e Hauser&Wirth) allestita alla Fondazione Pino Pascali fino al 3 maggio e dedicata alla produzione dell’artista degli ultimi 10 anni. Istituito nel 1969 dai genitori dell’artista, scomparso a trentatré anni, il Premio Pino Pascali (che ha visto tra i suoi presidenti Palma Bucarelli e Giulio Carlo Argan) è stato assegnato nelle sue varie edizioni ad artisti quali Jannis Kounellis, Vettor Pisani, Mochetti, Agnetti e Patella, Jan Fabre, Jake&Dinos Chapman, Nathalie Djurberg, Hans Op de Beeck, Ibrahim Mahama, Christiane Löhr, fino alle più recenti edizioni, vinte da Francesco Arena e Nico Vascellari, a riconoscimento della scena contemporanea italiana. Dal 1997 il premio si svolge a Polignano a Mare a cura della Fondazione Pino Pascali. Con questa motivazione è stato insignito il vincitore: «Il lavoro di Roberto Cuoghi è incentrato sui rapporti tra individuo e società, il che lo rende particolarmente attuale e meritevole favorendo un dialogo tra arte e aspetti socioantropologici. L’artista mette al centro della sua ricerca il tema metamorfico declinato attraverso l’utilizzo di diverse forme artistiche, come la scultura, la pittura, il suono, l’installazione; il lavoro multidisciplinare e la capacità di oscillare attraverso le trasformazioni sono indicatori di prossimità di Roberto Cuoghi rispetto al lavoro di Pino Pascali».
Roberto Cuoghi (Modena, 1973) si è affermato come una delle figure più rilevanti dell’arte contemporanea internazionale grazie alla partecipazione, insieme a Giorgio Andreotta Calò e Adelita Husni-Bey, al Padiglione Italia della 57ma Biennale di Venezia del 2017 «Il mondo magico», curato da Cecilia Alemani, con l’opera «Imitatio Christi». Un riconoscimento che seguiva la retrospettiva «Perla Pollina 1996-2016», divisa tra il Centre d’Art Contemporain di Ginevra e il Museo Madre di Napoli, e che ha trovato ulteriore conferma nella mostra al Museum Fridericianum di Kassel nel 2023. «Artista tra i più radicali della sua generazione, come lo definisce il curatore Alessandro Rabottini, è in grado di passare da un medium all’altro, padroneggiando la forma, senza essere definito da uno stile univoco». La carriera di Cuoghi, formatosi all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, si distingue per la scelta di non aderire a un unico stile o movimento: le sue opere abbracciano media diversi e sono tutte collegate da una forte attenzione al processo, alla trasformazione e alla sperimentazione. Tra i progetti più noti la performance (tra il 1998 e i primi anni 2000) durante la quale assunse fisicamente l’identità del padre, modificando il proprio corpo, voce e abitudini, come riflessione sul tempo, sull’identità e sul cambiamento.
Nelle quattro sale espositive della Fondazione presenti molte opere esposte solo all’estero: «SS(XCVP)c», una scultura a parete del 2019 che rappresenta il culmine della serie «Putiferio», progetto avviato da Cuoghi nel 2016 con sculture a forma di granchio cotte in forni di sua fabbricazione; «A(XLVIIPs)t», un arazzo del 2021, la cui forma evoca quella di un insetto, arricchito da interventi a ricamo che rimandano ai cinque continenti; il grande acquerello (200×554×5 cm) «P(LXXIVPs)ac» del 2022. È inoltre presentata anche l’opera «Ether en Flocons», un’installazione di 10 uccelli realizzati con l’agar-agar, una gelatina ricavata da un’alga giapponese e sottoposta a un complesso procedimento biochimico, già sperimentato nella serie «Imitatio Christi». Anche per questa edizione l’Ex Chiesetta, sede delle prime edizioni del Premio Pascali dal 1969 al 1979, nel centro storico di Polignano a Mare, è coinvolta nell’attività espositiva con le opere di cinque giovani artisti del territorio (Arianna Ladogana, Michela Rondinone, Antonio Milano, Donato Trovato e Angelo Iodice) invitati da Roberto Cuoghi e dalla Fondazione Pascali.