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Il polonaise di Umberto II

Luca Emilio Brancati

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Quando ha cominciato a girare la notizia che il più piccolo dei due «polonaise» di Umberto II di Savoia sarebbe riapparso sul libero mercato a una stima compresa tra 720mila e 1,1 milioni di euro, non sono stati pochi quelli che si sono dimostrati più che scettici sulla possibilità di un nuovo record. Non tanto per l’oggetto in sé (un sofisticato tappeto persiano del XVII secolo in seta e metalli preziosi, in buone condizioni e caratterizzato, oltre che dal pedigree, da un vivace e gradevole color verde smeraldo di fondo), quanto per la situazione generale e per la «vendita contenitore» organizzata il primo ottobre da Sotheby’s a New York che includeva beni dalle collezioni Abadjian, Burns, Farnham e altri rinomati collezionisti. Il record non è arrivato, ma i 708.500 euro inclusi diritti d’asta sono comunque un buon successo (top lot della tornata), tanto che Mary Jo Otsea, la specialista di settore della casa d’aste, dopo la vendita ha commentato che «la prudenza nei rilanci riflette l’incertezza economica del momento» e che «i proprietari del Polonaise ne erano consci e sono soddisfatti del risultato». Certamente aver triplicato l’investimento di trent’anni fa non è poi male, anche se non un gran incremento considerata l’inflazione. I due tappeti erano infatti apparsi nell’autunno del 1984 nel corso della dispersione (sempre da Sotheby’s, ma a Londra) di parte degli arredi della casa ginevrina di Umberto II morto l’anno precedente, dove il nostro spuntò l’allora record di 198mila sterline (245mila dollari) pagate da Goedhuis per un cliente statunitense; nel corso della stessa vendita, l’altro polonaise, più grande e interessante, realizzava solo 176mila sterline, anche se nove anni dopo si prendeva la rivincita andando venduto alla cifra record per un tappeto persiano di 441mila sterline (691mila dollari). Non è noto al momento l’acquirente del piccolo savoia, ma è lecito auspicare che un giorno queste due «meraviglie», come ebbe a definirle il compianto Ian Bennett nel 1988, possano nuovamente riunirsi, magari per una esposizione pubblica e, perché no, in una delle residenze italiane di casa reale. Un’ultima segnalazione «italiana»: il lotto 51, un’interessante preghiera ottomana a colonne binate ex collezione Thomas Farnham, che si pensa sia stata venduta all’inizio del Novecento dall’antiquario fiorentino Stefano Bardini, è stata venduta a 30mila (stima 30-50mila dollari). 

Luca Emilio Brancati, 17 ottobre 2015 | © Riproduzione riservata

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