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Monica Trigona
Leggi i suoi articoliArtTactic è una nota società inglese che effettua analisi del mercato dell’arte dal 2001, da quando Anders Petterson, dopo una carriera alla JP Morgan, ha deciso di dare una nuova fisionomia alle indagini condotte in questo settore ispirandosi agli strumenti e ai modelli economici dei mercati finanziari. «Art and AI report 2024. What is the future for producing and collecting AI generated art?», rapporto realizzato dalla compagnia assicurativa Hiscox con ArtTactic, risulta quanto mai attuale dal momento che, come ricorda Robert Read, Head of Art and Private Clients di Hiscox UK, «l’intelligenza artificiale è intorno a noi e non sembra esistere alcun aspetto della nostra vita in cui essa non giocherà un ruolo». Se è pur vero che non è ancora chiaro che tipo di sviluppo l’AI avrà (positivo, negativo o indifferente per il mercato dell’arte), il report analizza l’impatto che ad oggi essa ha sul mercato dell’arte, dalla percezione che i collezionisti-appassionati hanno del «prodotto creativo» da essa sviluppato al valore di quest’ultimo in rapporto al manufatto creato unicamente dall’uomo, sino alle questioni legali ed etiche connesse alla paternità e alla proprietà intellettuale dell’arte artificialmente prodotta. Cosa emerge da questo studio è che il mercato dell’arte generata da AI è ancora giovane ma in crescita e che gli artisti che utilizzano l’AI stanno attirando sempre più attenzione nelle aste, con vendite significative per opere di nomi come Refik Anadol e Dmitri Cherniak. I collezionisti giovani e imberbi mostrano maggiore apertura verso l’acquisto di questi lavori. Solo il 2% dei collezionisti tradizionali interpellati ha acquistato arte AI, ma il 29% potrebbe considerare di farlo in futuro. Gli entusiasti dell’arte sono più ottimisti sul potenziale dell’arte AI rispetto ai collezionisti tradizionali: il 56% pensa che possa valere quanto l’arte «umana». Se il 61% dei collezionisti è preoccupato per l’autenticità delle opere AI, il 60% ritiene che la mancanza di una connessione emotiva renda queste opere «inferiori» a quelle umane. Dal rapporto emerge ancora che una grande maggioranza (82% dei collezionisti, 76% degli entusiasti) desidera una chiara distinzione tra contenuti generati da AI e opere create dall’uomo, al fine di costruire fiducia e trasparenza nel mercato. Anche l’aspetto ambientale è oggetto di preoccupazione per alcuni, pare infatti che il 26% dei collezionisti ascoltati sia preoccupato per l’energia consumata dalla tecnologia AI per produrre le sue opere. Il mercato NFT, sviluppato ormai da tempo accanto a quello più tradizionale, si sta evolvendo verso forme di arte più sofisticate che incorporano l’AI, con progetti che generano opere dinamiche e interattive. L’interesse degli acquirenti degli NFT potrebbe potenzialmente trainare il mercato dell’arte AI. Circa le esposizioni pubbliche all’interno dei musei, l’arte generata artificialmente è sempre più frequente all’interno di istituzioni internazionali: nel 2019, il Barbican Centre di Londra ha allestito la mostra «AI: More than Human», che esplorava gli sviluppi creativi e scientifici dell’IA. Nel 2024 si sono registrati diversi percorsi con opere generate dall’IA: da Harold Cohen al Whitney Museum of American Art di New York a Ian Cheng alla Fondazione Beyeler di Basilea, da Vera Molnár al Centre Pompidou di Parigi a Refik Anadol alla Serpentine Gallery di Londra. Infine parrebbe che stabilire credibilità e fiducia per il mercato dell’arte AI possa essere la nuova grande sfida del mercato se preceduta da opportuna regolamentazione e chiarimenti su questioni legali e etiche riguardanti la proprietà intellettuale e la compensazione degli artisti umani.
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