«Positive Illusions» di Benjamin Freedmann

© Benjamin Freedmann. Cortesia dell’artista e dell’Ecal-École cantonale d’art de Lausanne

Image

«Positive Illusions» di Benjamin Freedmann

© Benjamin Freedmann. Cortesia dell’artista e dell’Ecal-École cantonale d’art de Lausanne

Images Vevey: la fotografia conquista lo spazio pubblico in grande formato

Dal 7 al 29 settembre la città svizzera ospita la sua Biennale che quest’anno sarà «(dis)connected»

Gigante, «all over» e in stretta relazione con gli spazi che la ospitano, dedicata a un tema stringente dell’attualità. È la fotografia nella declinazione che la caratterizza alla Biennale Images Vevey, che prende il via dal 7 al 29 settembre per la nona edizione nella cittadina svizzera sul lago di Ginevra, dopo un’anteprima che si è tenuta dal 13 al 19 maggio in Times Square a New York. 

Nato nel 2008, il festival si è affermato, forte di un premio (Gran Prix Images Vevey), di uno spazio permanente (L’Appartement-Espace Images Vevey) e di una casa editrice dedicata (Éditions Images Vevey). Ciò che lo distingue è la sua diffusione con installazioni site specific di grandi dimensioni in locali, abitazioni, musei, gallerie e nel tessuto urbano di Vevey, tra le sue strade, gli edifici, i parchi, sulle sponde del lago e a volte anche sotto e sopra le sue acque. 

Sempre più connessi, ma alla fine totalmente disconnessi? È la riflessione intorno a cui ruota, con una cinquantina di progetti, l’edizione di quest’anno della manifestazione, radicata nella convinzione di doversi muovere a partire da un significato legato ai tempi e ai luoghi con immagini di grande impatto visivo, sua cifra stilistica. È quindi «(dis)connected» il titolo scelto: disconnessi dal presente, innanzitutto, a fronte di un futuro che si carica di domande inquietanti nelle quali una presenza sempre più imponente la occupa l’intelligenza artificiale con i suoi effetti sulle nostre esistenze. Un tema nei confronti del quale sono sembrate premonitrici le immagini di passanti dagli occhi chiusi, assorti in una sorta di ascolto interiore, della serie «Sightless»: furono scattate da Paul Graham vent’anni fa (molto prima che l’attenzione delle persone venisse risucchiata da smartphone e cuffiette) proprio lì dove si è deciso di farle tornare, affacciate a maggio scorso da alcuni degli schermi giganti di Times Square, prima di approdare, per la Biennale, a Vevey. 

«Nel 2024 la Biennale Images Vevey affronta la questione del nostro tempo, il divario senza precedenti scavato dalle tecnologie digitali tra passato e futuro» scrive il direttore della manifestazione Stefano Stoll. «Come una faglia sismica tra due placche tettoniche, la nostra epoca è caratterizzata da movimenti incessanti, che oscillano tra un passato talvolta idealizzato e un futuro pieno di promesse. In questo momento cruciale della storia, il presente è preso in un insieme di dinamiche contraddittorie. Gli sviluppi tecnologici degli ultimi decenni (il passaggio dall’analogico al digitale, l’arrivo di Internet e l’uso crescente dei social network, tra gli altri) segnano una profonda trasformazione della società. A seguito di questi sviluppi, l’intelligenza artificiale sta modificando notevolmente i nostri comportamenti e abitudini, le nostre idee e le nostre relazioni. All’interno di questo presente frizionale e fluttuante, tutto sembra sempre più connesso e allo stesso tempo tutto è più disconnesso che mai».

«Immaculate Conception» (1999) di Alessandra Sanguinetti. © 2021 Alessandra Sanguinetti/Magnum Photos. Cortesia dell’artista e Magnum Photos

Camilla Bertoni, 05 settembre 2024 | © Riproduzione riservata

Images Vevey: la fotografia conquista lo spazio pubblico in grande formato | Camilla Bertoni

Images Vevey: la fotografia conquista lo spazio pubblico in grande formato | Camilla Bertoni