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La Cattedrale di Narbona che, più grande di Notre-Dame, può contare su una comunità di soltanto 60mila persone

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La Cattedrale di Narbona che, più grande di Notre-Dame, può contare su una comunità di soltanto 60mila persone

In Francia sono molte le chiese in stato di abbandono

Secondo la fondazione Observatoire du Patrimoine Religieux in tutto il Paese sono a rischio tra i 3mila e i 5mila edifici religiosi cattolici, soprattutto nelle zone rurali e nei piccoli Comuni

Dale Berning Sawa

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Un’eredità sorprendente dell’anticlericalismo della Rivoluzione Francese è il fatto che quasi ogni chiesa cattolica ancora in uso in Francia oggi (circa il 95% delle oltre 42mila) appartiene allo Stato. Tutte le chiese parrocchiali costruite prima del 1905, anno della separazione ufficiale tra Chiesa e Stato, sono di proprietà dei 34.955 Comuni francesi (a livello di comitati locali o parrocchie civiche). Delle 149 cattedrali, soltanto 9 non sono di proprietà pubblica: la maggior parte appartiene allo Stato, le restanti alle amministrazioni locali. La Conferenza episcopale francese effettua regolarmente una valutazione del patrimonio ecclesiastico. L’ultima indagine ha richiesto un anno di raccolta dati e ha interessato 94 Diocesi. I vescovi sono stati interpellati sullo stato delle chiese che gestiscono, nonché sui patrimoni immateriali, i percorsi di pellegrinaggio e le feste liturgiche. Questi i dati più preoccupanti: dal 2000 ben 72 chiese sono state demolite; il numero di chiese parrocchiali di proprietà pubblica che sono state sconsacrate dal 1905 è salito a 326. A queste si aggiungono altre 411 chiese appartenenti alle Diocesi.

Tuttavia, come sottolinea Alain Planet, vescovo emerito di Carcassonne e Narbona e responsabile del progetto, «non sono poi così tante, considerando che sono passati 120 anni». Va inoltre tenuto presente che molte delle 72 chiese demolite rientravano tra le 3mila chiese costruite per rispondere a nuove esigenze sociali o urbanistiche. Ancora un dato: attualmente sono in costruzione 16 chiese. Dall’inchiesta emergono due problematiche. La prima riguarda molte delle chiese ricostruite nell’Ottocento, un periodo in cui era pratica comune abbattere edifici medievali e sostituirli rapidamente e a basso costo con strutture moderne. «Molte di queste oggi sono in condizioni problematiche, afferma Planet. In alcuni casi possiamo conservarle, ma in altri devono essere ricostruite». A settembre 2023, all’avvio dell’indagine, lo storico Mathieu Lours aveva sottolineato su «France Culture radio» che «in ogni epoca, vescovi e laici hanno lamentato lo stato delle cose e cercato di trovare una soluzione». Lours aveva aggiunto che le chiese dell’Ottocento meritano di essere protette come «elementi fondamentali del paesaggio rurale francese. Sono le chiese che si vedono da più lontano. Spesso sono anche le più grandi, le più ambiziose dal punto di vista architettonico e le più varie: neoromaniche, neogotiche, neobizantine». Il secondo, e più significativo, problema riguarda il fatto che le aree rurali si stanno spopolando. Il rapporto segnala che 1.679 chiese sono chiuse tutto l’anno. Le ragioni sono molteplici: problemi di salute e sicurezza, calo demografico, mancanza di utilizzo e necessità di interventi urgenti per mettere in sicurezza gli edifici. «Limitarsi a parlare di sconsacrazione delle chiese non evidenzia un problema più grave e più vasto: molte chiese oggi non vengono più utilizzate perché non ci sono più abitanti che possano farlo, sottolinea Planet. L’ambizione, o per meglio dire il sogno, è di salvare tutto, e naturalmente mi auguro di poterlo fare, data la bellezza del nostro patrimonio architettonico, ma non so come potrà essere realizzato».

La parrocchia di Félines-sur-Rimandoule, un solo parrocchiano

Il XIX secolo: un picco

Planet cita l’esempio di Félines-sur-Rimandoule, piccolo villaggio nella Drôme, nel Sud-est della Francia, che nella sua parrocchia conta una sola persona. A circa 90 km di distanza, Mézilhac, nell’Ardèche, ha 67 abitanti ma due chiese da gestire, perché 120 anni fa, sotto Napoleone, il villaggio contava 1.300 residenti. Come ha detto Lours, il XIX secolo ha rappresentato il «picco» sia del Cattolicesimo sia della popolazione rurale.

In un periodo in cui, anche nelle città, i bilanci delle amministrazioni locali sono sempre più ridotti, il finanziamento per la manutenzione delle chiese rappresenta una vera sfida. La duecentesca Cattedrale gotica di Narbona, che è più alta di Notre-Dame a Parigi e sarebbe stata ancora più lunga se mai fosse stata completata, appartiene a una comunità di appena 60mila abitanti, che deve anche occuparsi di altre chiese antiche, ciascuna delle dimensioni di una cattedrale. Ma sono soprattutto i piccoli Comuni a faticare di più. Nell’ambito di questo progetto, la Conferenza episcopale francese ha fornito ai sindaci locali, in particolare a quelli delle aree rurali, un elenco di possibili finanziatori e una guida alle normative sulla protezione del patrimonio religioso. Se un edificio è tutelato (e come tale ha un certo valore storico artistico), la comunità riceve dal Governo centrale tra il 25% e il 50% dei fondi necessari alla manutenzione. Se non è tutelato, deve cercare finanziamenti altrove, sia pubblici sia privati.

«Di conseguenza, spiega Planet, il Ministero della Cultura oggi è piuttosto riluttante a “classificare” nuovi edifici, perché, se li classifica, poi deve finanziarne la conservazione». Un recente rapporto di «Le Monde» ha sottolineato che nel 2024 il Ministero della Cultura «non ha mantenuto le promesse» riguardo agli stanziamenti per il patrimonio. Diversamente dalla ministra Rachida Dati, che ha proposto di far pagare l’ingresso a Notre-Dame, i vescovi restano favorevoli a mantenere l’accesso gratuito alle chiese, non solo perché è stabilito dalla legge (un traguardo raggiunto dal clero nel 1905), ma anche perché il pubblico francese è giustificato nel pensare di aver già contribuito con le proprie tasse a mantenere in vita questi edifici.

Migliaia di edifici a rischio

La fondazione Observatoire du Patrimoine Religieux stima che in tutta la Francia siano a rischio tra 3mila e 5mila edifici religiosi cattolici. Curiosamente il sondaggio dei vescovi mostra che i cattolici sono in generale soddisfatti dello stato di conservazione delle loro chiese. In altre parole, laddove ci sono abbastanza persone per usarle, il patrimonio architettonico è ben mantenuto e rappresenta una fonte di orgoglio. Il vero problema, tuttavia, è che cosa succede quando non c’è più nessuno a prendersene cura. In risposta, nel settembre 2023, il presidente francese Emmanuel Macron ha lanciato una campagna di raccolta fondi, gestita dalla Fondation du Patrimoine, con l’obiettivo di raccogliere in quattro anni 200 milioni di euro, destinati alle parrocchie delle zone rurali con meno di 10mila abitanti, o 20mila nelle regioni d’oltremare.

A novembre 2024, la fondazione aveva raccolto 16,7 milioni di euro, destinati a 100 chiese. Molti hanno notato che si tratta di una somma relativamente modesta, soprattutto se paragonata agli 843 milioni di euro in donazioni private che hanno permesso la rapida ricostruzione di Notre-Dame, una cifra che una parrocchia più povera riceverebbe nell’arco di 200 anni.

Dale Berning Sawa, 20 febbraio 2025 | © Riproduzione riservata

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