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Claudia Roth

Foto: J. Konrad Schmidt

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In Germania si riflette sul passato, mantenendo gerarchie di valori

Rimane centrale la questione del nazismo, mentre si intende gradualmente affrontare quelle della storia del terrorismo di destra, del colonialismo, della cultura dell’immigrazione e dell’integrazione

Francesca Petretto

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La maggior parte dei siti commemorativi e centri di documentazione tedeschi, le cosiddette Gedenkstätten, si occupa di ricordare e informare sui crimini compiuti durante il nazismo e gli anni della dittatura socialista nell’ex Ddr. Ora, su iniziativa della ministra della cultura Claudia Roth, il Governo federale e i responsabili dei diversi memoriali sparsi nel territorio hanno deciso di collaborare per aggiornare il concetto di memoria relativo a questi due momenti fondamentali della storia novecentesca della nazione. Il nuovo piano coordinato ne prevede una revisione inizialmente senza includere ulteriori temi di approfondimento, come la storia del terrorismo di destra, il colonialismo e le sue conseguenze, la cultura dell’immigrazione e la questione dell’integrazione, altresì molto cari alla Ministra, viste le preoccupazioni espresse dai responsabili dei memoriali, che vi hanno visto il rischio di una potenziale equiparazione ai crimini nazisti. 

I luoghi della memoria, hanno concordato tutte le parti coinvolte, «sono già chiamati ad affrontare nuove sfide contemporanee: cambiamenti sociali, aumento del radicalismo di destra, esigenze di un mondo sempre più digitalizzato e la necessità di mantenere i luoghi storici intensificando al contempo ricerca e educazione». Si prevede dunque, ha reso noto un comunicato del Ministero della Cultura, di sviluppare ulteriormente il loro lavoro concentrandosi principalmente sull’elaborazione dei crimini nazisti e della Ddr, coinvolgendo i rappresentanti delle Gedenkstätten insieme ad altri attori storico-culturali con il Bundestag e i singoli Länder. Per temi come il colonialismo, la storia del terrorismo di destra, la memoria nella società dell’immigrazione e la storia della democrazia, si terranno in futuro nuove discussioni.

Questo approccio dovrebbe garantire che le memorie centrali del nazismo e della Ddr mantengano la loro preminenza, mentre si affrontano gradualmente anche altri temi rilevanti. Non poche sono state le reazioni critiche sulla stampa nazionale alla dichiarazione congiunta comparsa sul sito del Ministero. «Der Spiegel» ha scritto che la semplice aggiunta di un’altra area al panorama tedesco della memoria non ne elimina le debolezze: «Manca ancora una prospettiva autocritica che affronti almeno la strumentalizzazione del ricordo. Per garantire che il Governo non rimanga fedele a una politica puramente simbolica, il ricordo dovrebbe essere inserito in misure politiche concrete: in relazione ai crimini nazisti, questo dovrebbe essere l’introduzione della denazificazione e dell’antifascismo come leitmotiv dello Stato e il ricordo dei crimini coloniali dovrebbe essere combinato con politiche attuali anti-coloniali e antimperialiste». Mentre su «Die Welt» si è ipotizzato che i responsabili delle Gedenkstätten abbiano voluto rallentare il nuovo piano Roth auspicandone una non rielezione nel nuovo Governo federale che uscirà dalle prossime votazioni del 2025. Il principale tema di conflitto sarebbe stato il trattamento del passato coloniale della Germania: «Roth insiste su un nuovo focus per il concetto nazionale di memoria negando costantemente di voler ridurre con questa estensione l’importanza dei temi dei crimini nazisti e della dittatura della Ddr ma ciò è inevitabile, data soprattutto la limitatezza dei fondi a disposizione».

Francesca Petretto, 27 agosto 2024 | © Riproduzione riservata

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