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Una veduta della Quadreria di Palazzo Sciarra Colonna, sede del nuovo Polo Museale della Fondazione Roma in via del Corso

Foto Giovanni Formosa. Cortesia della Fondazione Roma

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Una veduta della Quadreria di Palazzo Sciarra Colonna, sede del nuovo Polo Museale della Fondazione Roma in via del Corso

Foto Giovanni Formosa. Cortesia della Fondazione Roma

In via del Corso il nuovo polo museale della Fondazione Roma

Il presidente Franco Parasassi racconta obiettivi e programmi previsti nelle sedi di Palazzo Sciarra Colonna e Palazzo Cipolla: «Ci vuole programmazione finanziaria e un po’ di sana pazzia»

Guglielmo Gigliotti

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Il nuovo polo museale della Fondazione Roma, inaugurato lo scorso novembre nelle sale di Palazzo Sciarra Colonna e di Palazzo Cipolla, uno accanto all’altro lungo via del Corso, dimostra un principio molto caro ai viaggiatori dei secoli passati: Roma genera all’infinito sé stessa. La confluenza di storia dell’arte, storia della città e storia di due antichi istituti di credito restituisce infatti uno spaccato della città eterna, che ora è possibile ritrovare nelle 335 opere della Collezione d’arte (dal Quattrocento ad oggi), nelle 2.500 medaglie e monete antiche, nell’Archivio storico del Monte di Pietà e della Cassa di Risparmio di Roma, nella sede stessa di tutto ciò, ovvero il seicentesco Palazzo Sciarra Colonna, nonché in Palazzo Cipolla, che della Fondazione Roma ospiterà le grandi mostre temporanee. Di qui, anche l’affondo nel presente e la proiezione nel futuro, secondo la legge della circolarità spirituale di Roma, per cui, come per il secondo principio della termodinamica, le cose non muoiono, si trasformano.

Al piano nobile di Palazzo Sciarra le sale sono ricolme, nello stile delle antiche quadrerie, di perle d’arte dei secoli passati, restituendo il tessuto fitto di scambi e vita culturale che animò Roma a partire dal Rinascimento, nell’era barocca, nel Settecento, fino all’Ottocento, per terminare con la contemporaneità: in visione, tra l’altro, opere di Salviati, Venusti, Cerquozzi, Bamboccio, Van Honthorst, Régnier, Baciccio, Pietro da Cortona, Pozzo, Batoni, Van Wittel, Pannini, e poi di esponenti del sodalizio «XXV della Campagna romana», per continuare con Cambellotti, Balla, Dottori, Ziveri, Trombadori, Capogrossi e Casorati, fino alla Scuola di Piazza del Popolo, con Angeli, Festa, Schifano, il fronte milanese con Fontana, Bonalumi, Pomodoro, Crippa, Dova, Baj, la Transavanguardia di Paladino, De Maria e Chia, concludendo con un variegato sguardo sulla Street art dei nostri giorni. 

A vigilare su questo fondo di opere, un comitato scientifico composto da Alessandro Zuccari, Barbara Jatta, Paola Santarelli, Francesca Bernardini, Prospero Colonna, Giovan Battista Sacchetti. Altre immagini, molto rare, sono quelle della collezione numismatica, seconda solo a quella del Vaticano. Sono monete e medaglie celebrative di grandi eventi pontifici e di edificazione di monumenti e palazzi, dalle medaglie quattrocentesche di Martino V Colonna, Pio II e Sisto IV, a quella fondativa della nuova Basilica di San Pietro (1506), con il progetto che Giulio II commissionò a Bramante, a quelle che narrano della nascita dei Palazzi sul Campidoglio, della realizzazione del Colonnato berniniano di San Pietro, della creazione di Fontana di Trevi, della sistemazione di Piazza del Popolo. Roma che racconta Roma. 

Nucleo originario di queste raccolte, arricchite da mirate acquisizioni degli ultimi 25 anni, sono i fondi del cinquecentesco Monte di Pietà e della Cassa di Risparmio di Roma: questa, nata nel 1836, aveva incorporato nel 1937 il Monte di Pietà. Esposti sono ora, quale Archivio storico, i cimeli della storia del Monte, dalla sua bolla istitutiva di Paolo III del 1539, ai debiti contratti con la banca dei pegni dalla regina Cristina di Svezia, alla documentazione dei depositi del compositore Arcangelo Corelli. Al secondo piano di Palazzo Sciarra Colonna (a cui lavorarono Flaminio Ponzio e Orazio Torriani), l’appartamento del cardinale Prospero Colonna, con la Biblioteca del Cardinale ed il Gabinetto degli Specchi, progettato da Luigi Vanvitelli, offre ai visitatori un affondo nel gusto raffinato del migliore Rococò.

Prospiciente Palazzo Sciarra Colonna è il neorinascimentale Palazzo Cipolla, già sede della Cassa di Risparmio di Roma, ora di mostre temporanee. Dopo l’esposizione, conclusa il 27 gennaio, della «Crocifissione bianca» di Marc Chagall (opera emblematica di interreligiosità giudaico cristiana), sarà la volta di «Picasso lo straniero» (dal 27 febbraio al 29 giugno, in arrivo da Palazzo Reale a Milano), seguita da «Dalí, rivoluzione e tradizione» (dal 14 ottobre al 25 gennaio 2026).

Una sala del Museo del Corso di Fondazione Roma nel Palazzo Sciarra Colonna

Una sala dell’Archivio storico di Museo del Corso con preziosi documenti dal Cinquecento al Novecento

Responsabile dell’intero patrimonio artistico della Fondazione Roma è Tatyana Nikiforova, direttore generale è Renato Lattante mentre Ferdinando Toscano risponde, tra l’altro, dell’Archivio storico. Franco Parasassi è presidente del Cda, composto anche da Piero Colonna (vice), Carla Graziosi, Marco Pandozi e Vittorio Ruta. L’istituzione è una fondazione di origine bancaria (erede della Cassa di Risparmio di Roma), la sesta in Italia per patrimonio complessivo: quasi due miliardi di euro, di cui circa 300 milioni in beni immobili (tra cui i due palazzi Sciarra e Cipolla), e i restanti investiti in strumenti finanziari mobiliari, che hanno segnato nel 2024 un rendimento pari all’11%, generando 110 milioni di euro di proventi. Da questi scaturiscono, tra l’altro, le risorse per la creazione del Museo del Corso-Polo museale, dallo scorso 26 novembre già visitato da 80mila persone. Tra questi, l’11 gennaio ce n’è stato uno d’eccezione e, per tutti, insperato: papa Francesco.

Numeri che, commenta il presidente Parasassi, sono «un successo enorme». Come lo si è ottenuto? «Con coraggio e un pizzico di sana pazzia». In verità, anche grazie a un’oculata programmazione finanziaria e a una rigorosa pianificazione operativa, come per tutta l’attività della Fondazione Roma. «La nostra forza è il gioco di squadra con coloro che lavorano in Fondazione Roma, la condivisione tra noi tutti che partecipiamo con entusiasmo e impegno al perseguimento delle nostre finalità statutarie», sottolinea Parasassi. 

La Fondazione eroga contributi in cinque settori, dal filantropico al culturale, ovvero: sanità, ricerca scientifica, istruzione, arte e cultura, assistenza alle categorie sociali deboli. Di qui la creazione di un Hospice, di un centro per la cura dell’Alzheimer e del Parkinson, di iniziative sportive nella periferia disagiata anche attraverso le parrocchie, oltre alla dotazione di strumenti digitali destinati alle scuole e di tecnologia di avanguardia per gli ospedali, alla creazione di una pista ciclabile a Roma (parte di progetti di rigenerazione urbana), al contributo di un milione di euro per il pagamento degli affitti di famiglie meno abbienti che risiedono nella capitale o erogazioni per Caritas e Comunità di Sant’Egidio. Senza dimenticare il sostegno a iniziative destinate al mondo della filosofia, della musica, e ancora dell’arte, compreso il progetto (ora all’esame) di residenze per giovani artisti a Palazzo Cipolla. Un microcosmo di utilità sociale, nella considerazione, secondo Parasassi, del «valore intrinsecamente sociale della cultura, in quanto forma di elevazione umana. Abbiamo fatto un importante salto di qualità, continua, passando da una comunità del territorio a una comunità del bisogno». Il bisogno è un territorio più ampio di quello fisico: «Operiamo molto a Roma, ma sosteniamo anche iniziative sanitarie e socio assistenziali in Calabria, Puglia, Molise, Abruzzo, e in Argentina, Togo, in Libano, in Ucraina e a Betlemme», spiega.

Quali sono le regole di fondo di una operatività così estesa?
Sono regole di un’azienda, noi siamo un’azienda, soprattutto dopo la legge Ciampi del ’98 che ha maggiormente strutturato la normativa speciale sulle fondazioni di origine bancaria introdotta nel 1990 dalla Riforma Amato, favorendo lo svolgimento di tutta la filiera della procedura aziendale: la verifica dei bisogni, la progettazione dell’intervento, la realizzazione dello stesso e la verifica degli effetti. Non è importante infatti solo che cosa si fa, ma come.

Qual è il motore che vi spinge?
Una volta un maresciallo dei Carabinieri di una località da noi individuata come soggetto di una nostra erogazione specifica a favore di una scuola, mi chiese: ma voi che cosa ci guadagnate? Gli risposi: ma quando lei sta operando un posto di blocco, o sta indagando su un crimine, che cosa ci guadagna? Feci capire che anche per noi il motore sono il sociale e la solidarietà.

Voi, che siete il sostegno di tanti, siete sostenuti dallo Stato?
Non abbastanza. Diciamo che lo Stato dovrebbe sentirci come partner in settori in cui l’ente pubblico non riesce a operare in modo efficiente. Potrebbe allora sostenerci con agevolazioni fiscali e semplificazione burocratica.

Quali sono stati, finora, i momenti più belli della sua attività?
Sono tanti e intensi, l’ultimo dei quali è legato alla visita di papa Francesco a Palazzo Sciarra Colonna dell’11 gennaio. Ma non posso non sottolineare anche la gioia legata a due ragazzi con Sindrome di Down che abbiamo assunto di recente in fondazione. Tutti noi abbiamo fatto un corso per sapere come approcciarli al meglio. Ebbene, la scoperta è che questi due giovani riescono a ridurre le normali tensioni lavorative di tutti noi altri. Hanno portato un’ulteriore quota di serenità nella nostra Fondazione-azienda.

Guglielmo Gigliotti, 21 gennaio 2025 | © Riproduzione riservata

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