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Javier Pes
Leggi i suoi articoli«Questa semplice forma sarebbe stata un’inimmaginabile punto di inizio», scrive nel catalogo della mostra Iwona Blazwick, curatrice con Magnus af Peterson della mostra «Avventure del Quadrato nero», alla Whitechapel Gallery dal 15 gennaio al 6 aprile, a proposito del celebre dipinto di Casimir Malevic. Il direttore e il curatore-capo della Whitechapel Gallery si sono posti un obiettivo ambizioso: esplorare l’impatto e l’influsso internazionali dell’astrazione geometrica dalla sua nascita in Russia durante la prima guerra mondiale a oggi. Fonte d’ispirazione della mostra è stata «l’opera degli artisti contemporanei influenzati dai pionieri dell’astrazione geometrica», spiega la Blazwick. La mostra comprende un centinaio di artisti ed è un «who’s who» dell’astrazione: l’elenco degli autori va da Anni Albers ad Andrea Zittel. Un’opera fondamentale come «Nero e bianco. Composizione suprematista» (1915) di Malevic ha un posto d’onore nella rassegna. Concessa in prestito dal Moderna Museet di Stoccolma, la tela (80x80 cm) è una delle opere rivoluzionarie che hanno ispirato artisti di tutto il mondo. «Abbiamo quadri da Ungheria, Romania, Polonia, Grecia e Spagna», afferma la Blazwick, oltre ad artisti dalle Americhe. «Ci sono numerosi scambi», continua il direttore, dal momento che l’astrazione attraversò l’Atlantico dall’Europa per poi raggiungere il Medio Oriente e l’Asia». Ad esempio, mentre studiava a Londra, Hassan Sharif, un artista contemporaneo degli Emirati Arabi scoprì l’opera di Malevic e Mondrian e le artiste sudamericane ispirate negli anni Quaranta da questi maestri. Il suo insegnante era Tam Gilles, un artista inglese che visse per un periodo a Montevideo, in Uruguay. Quadrati, rettangoli e triangoli presentavano tuttavia anche il rovescio della medaglia. Ben presto si fece strada infatti l’utilizzo dell’astrazione come elemento della comunicazione e della propaganda del regime comunista. «Colpisci i bianchi con il cuneo rosso» (1920) di El Lissitzky faceva ad esempio riferimento alla campagna dell’Armata Rossa contro l’Armata Bianca durante la guerra civile che seguì la Rivoluzione russa. Le guglie della chiese e le torri dei palazzi di Mosca furono messe in ombra da uno dei simboli più potenti della Rivoluzione; il nuovo credo del comunismo veniva intanto propagato dal trasmettitore della radio progettato da Vladimir Shukhov. Ecco perché in mostra un’intera parete è ricoperta dalle foto della torre per le comunicazioni in acciaio alta 160 metri e ultimata nel 1922. La mostra non avrà altre tappe. «Le richieste di prestito sono state epiche, conferma la Blazwick. Le opere della prima avanguardia sono spesso molto fragili».