«Working Together» è la mostra che il Whitney Museum dedica fino al 28 marzo ai primi due decenni di produzione del Kamoinge, un collettivo di fotografi afroamericani che nasce ad Harlem nel 1963. L’intento dei fondatori del Kamoinge, parola che in Kikuyu (una lingua keniota) significa «gruppo di persone che agiscono insieme», è quello di creare un ecosistema artistico attraverso il quale condividere progetti e dare voce alla comunità afroamericana.
Organizzata dal Virginia Museum of Fine Arts, e curata da Sarah Eckhardt con Carrie Springer e Mia Matthias, la rassegna espone 140 immagini scattate dai 14 fotografi che per primi hanno aderito al collettivo. Tra loro Anthony Barboza, che nei suoi ritratti racconta il gruppo; Louis H. Draper che riprende la quotidianità della sua gente; Herb Randall con la vita nel Lower East Side; la ricerca compositiva di Ming Smith. E, ancora, Ray Francis, Shawn Walker, Albert R. Fennar, Herman Howard e Beuford Smith.
I loro incontri settimanali, le pubblicazioni, le mostre allo Studio Museum di Harlem, sono tutti strumenti per «allargare i confini della fotografia come forma d’arte, durante il periodo critico dell’autodeterminazione nera negli anni ’60 e ’70», quando il Black Arts Movement è al culmine. Un gruppo eterogeneo che si muove su un terreno comune, come si vede nel ritratto collettivo di Barboza che, secondo Carrie Springer, «cattura l’energia e lo spirito del gruppo come insieme, ma che anche fa intravedere la personalità e lo stile individuali».