Emmanuele Bo
Leggi i suoi articoli«Abbiamo raggiunto un obiettivo importante: il coinvolgimento di tutte le regioni italiane». Esordisce così Silvia Foschi (responsabile Patrimonio storico artistico e attività nella Direzione arti e cultura Intesa Sanpaolo) nel presentare l’esposizione conclusiva della 19ma edizione di «Restituzioni», in programma dal 21 maggio al 25 settembre nelle Gallerie d’Italia di Napoli che si aprono nell’occasione.
Nato nel 1989 in Veneto, «Restituzioni» è il programma biennale di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio artistico nazionale che Intesa Sanpaolo conduce da oltre trent’anni in collaborazione con il Ministero della Cultura. Nella prima edizione si contavano appena dieci opere, solo venete; ora si è arrivati a 87 nuclei di opere restaurate, per un totale di oltre 200 manufatti, che coprono un arco cronologico di 26 secoli, selezionati dall’istituto bancario insieme a 54 enti di tutela (Soprintendenze, Direzioni Regionali Musei e Musei autonomi) e appartenenti a 81 enti proprietari, tra musei pubblici e diocesani, luoghi di culto e siti archeologici.
Ottanta i laboratori di restauro coinvolti e decine gli studi di diagnostica. La curatela scientifica è di Carlo Bertelli, Giorgio Bonsanti e Carla Di Francesco. «Tre i criteri del progetto, continua Foschi. Il primo è individuare le opere bisognose di restauro su indicazione degli enti pubblici. In seconda istanza si scelgono i beni che hanno bisogno di particolari cure e che possiedono un valore identitario per la comunità di un territorio. Infine, come terzo punto, si prediligono interventi di restauro di sicuro valore scientifico e metodologico».
Quest’anno in mostra ci saranno anche opere rinate grazie a collaborazioni internazionali: un capolavoro di Carpaccio del Musée Jacquemart-André di Parigi e un mosaico di Pompei danneggiato nell’incendio del Museu Nacional Rio de Janeiro nel 2018, recuperato grazie a un progetto pilota di restauro condotto dallo stesso istituto brasiliano e dal Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale.
Tra i beni restituiti alla collettività il tesoro di Napoleone, opere di Antonello da Messina, Cima da Conegliano, Bronzino, Giulio Romano, Pellizza da Volpedo e il grande telero di Veronese, «Cena di san Gregorio Magno», conservato a Vicenza nella Basilica di Monte Berico. «Grazie a “Restituzioni” si può vedere quanto la ricerca abbia fatto passi in avanti con nuovi conseguimenti di carattere tecnico, commenta Giorgio Bonsanti. Tutto ciò ha permesso il recupero di opere emozionanti. In questo senso mi vengono in mente il crocifisso ligneo policromo fiorentino di Santa Maria Novella attribuito a Raffaello Sinibaldi da Montelupo e quello di Santa Trinita della bottega di Antonio del Sangallo, la “Trasfigurazione di Capodimonte” di Bellini e lo splendido “Dinamismo di un corpo umano” di Boccioni del 1913».
Non solo opere di grandi città, ma anche capolavori della provincia appartenenti al cosiddetto museo diffuso della Penisola (le schede di tutti i restauri sono nel catalogo scaricabile gratuitamente dal sito restituzioni.com). Per fare alcuni esempi, il Polittico di Montalto Ligure, il velo funebre del cardinale Branda Castiglioni da Castiglione Olona, due tele attribuite a Lorenzo De Caro rubate negli anni ’70 da Tolve (Pz), ritrovate dopo anni e rinate grazie al restauro. «Restituzioni offre i mezzi ai soprintendenti per recuperare molte opere indirizzando lo Stato al recupero di beni fuori dai musei», conclude Bonsanti.
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