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Design © Herzog & de Meuron, design by Jacques Herzog in collaboration with Glassworks Matteo Gonet. Photograph by Jessica Dreier

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Design © Herzog & de Meuron, design by Jacques Herzog in collaboration with Glassworks Matteo Gonet. Photograph by Jessica Dreier

Jacques Herzog firma i trofei dei nuovi Art Basel Awards

Undici sculture di vetro trasparente, soffiato a mano, ognuna diversa dall’altra, simili a un soffio congelato o a una piccola nuvola catturata nell’istante in cui muta forma

Camilla Sordi

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Quando Jacques Herzog ha ricevuto l’invito a disegnare i trofei dei nuovi Art Basel Awards, non ha cercato la via della tradizione. Nessun leone trionfante, nessuna figura statuaria da consegnare in mano ai vincitori. L’architetto svizzero, abituato a scardinare linguaggi e aspettative, ha preferito guardare altrove: verso ciò che non vuole rappresentare, ma incarnare. Il risultato sarà svelato il 4 dicembre al New World Center di Miami Beach: undici sculture di vetro trasparente, soffiato a mano, ognuna diversa dall’altra, simili a un soffio congelato o a una piccola nuvola catturata nell’istante in cui muta forma. Herzog le definisce «una proposta insolita».

È proprio dal respiro che l’architetto è partito: «Soffiare il vetro significa portare vita in qualcosa», racconta. Ogni gesto, ogni fiato, genera una variazione, come il pensiero umano, come le nuvole che cambiano figura senza mai fissarsi in un’unica identità. Da qui l’intuizione della creatività come forma infinita, impossibile da imbrigliare in un simbolo fisso. Inafferrabilità che Herzog conosce bene. Dai primi esperimenti con Pierre de Meuron nella Basilea degli anni Settanta, alle architetture museali che hanno segnato il XXI secolo (Tate Modern, M+ di Hong Kong, Pérez Art Museum Miami), il suo percorso è rimasto irriducibile a uno stile.

Jacques Herzog. Photograph by Jessica Dreier

Design © Herzog & de Meuron, design by Jacques Herzog in collaboration with Glassworks Matteo Gonet. Photograph by Jessica Dreier

A radicare il progetto nella cultura svizzera è anche la collaborazione con il maestro vetraio Matteo Gonet, artigiano abituato a confrontarsi con artisti e tecniche complesse. I due hanno lavorato a partire da schizzi tracciati direttamente sul pavimento dello studio: linee rapide, quasi fumo, che indicavano solo un’idea, non una forma finale. Il resto lo avrebbe deciso il materiale. Il vetro, però, non perdona facilmente. Fuso a 1.200 gradi, soffiato senza stampi, modellato con torcia e gravità, richiede movimenti continui, precisione assoluta e un’ora di lavoro ininterrotto prima del lento raffreddamento. Troppo sottile, e crolla; troppo spesso, e si appiattisce.

Le prime prove includevano sfumature scure e perfino venature dorate, ma Herzog ha scartato il metallo nobile, troppo legato all’idea convenzionale di premio. Il vetro trasparente, invece, ha la purezza di ciò che non racconta ma permette di immaginare. E se ogni trofeo è unico, tutti condividono una tensione verso l’alto: una verticalità sottile, appena accennata, che richiama la postura dell’essere umano o la fiamma di una torcia. «Doveva essere eretto, ma mai identico», spiega Herzog. Una comunità di forme sorelle, diverse eppure immediatamente riconoscibili.

Lanciati da Art Basel nel 2025 in partnership con BOSS, gli Art Basel Awards rappresentano il primo riconoscimento internazionale a prendere in considerazione tutti i player del sistema a livello internazionale, assegnando il trofeo a figure e organizzazioni che stanno plasmando il futuro del settore. La prima Art Basel Awards Night si terrà il 4 dicembre 2025 nel New World Center firmato da Frank Gehry, inaugurando una nuova tradizione nel mondo dell’arte globale.

Camilla Sordi, 26 novembre 2025 | © Riproduzione riservata

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