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L’irresistibile tentazione del «silenzio-assenso»

Denise La Monica

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2003-2006. Silenzio-assenso per la vendita di immobili pubblici 

A fine 2003 (governo Berlusconi II) si introduce il silenzio-assenso per la vendita degli immobili pubblici (d.l. 269/2003 poi l. 326/2003, art. 27). Sono concessi 120 giorni alle Soprintendenze per pronunciarsi sulla verifica dell’interesse culturale; il silenzio equivale a un assenso. Si oppongono i ministri dei Beni culturali (Giuliano Urbani) e dell’Ambiente (Altiero Matteoli), nonché le associazioni di tutela.
A gennaio 2004 è approvata la versione definitiva del Codice dei Beni culturali e del Paesaggio (d.lgs. 42/2004, ma in vigore dal primo maggio 2004). Contrariamente alla versione approvata in Commissione Cultura, è inserito, per volere del ministro dell’Economia Giulio Tremonti, in una seduta del Consiglio dei Ministri, il silenzio-assenso (art. 12, c. 10), richiamando l’art. 27 della legge 326/2003. Questo inatteso inserimento nel Codice solleva forti critiche nell’opinione pubblica.
A luglio 2005 (governo Berlusconi III) il ministro dei Beni culturali Rocco Buttiglione, facendo un bilancio del sistema della verifica dell’interesse culturale, rileva che, in sede di prima applicazione, il meccanismo del silenzio-assenso non è mai stato utilizzato grazie al lavoro congiunto di Demanio e Soprintendenze. Con il d.lgs. 156/2006 viene eliminato dal Codice il riferimento all’art. 27 della legge 326/2003 (ossia il silenzio-assenso nella verifica dell’interesse culturale).


2005. Silenzio-assenso per il rilascio della Dia

A inizio 2005 (governo Berlusconi II), in un disegno di legge sulla competitività, proposto dal ministro della Funzione Pubblica Mario Baccini si intende introdurre il meccanismo del silenzio-assenso in materia di «dichiarazione di inizio attività» (Dia). Si prevede che le Soprintendenze debbano rispondere entro 60 giorni, decorsi i quali il silenzio equivale appunto a un assenso.
Dopo severe proteste (Salvatore Settis e Giulia Maria Mozzoni Crespi, «la Repubblica», 22 e 23 febbraio), il ministro Urbani riesce a far escludere i beni culturali e paesaggistici da questo meccanismo (11 marzo 2005). A maggio la legge 80/2005, di conversione del d.l. 35/2005, esclude il silenzio-assenso da «atti e procedimenti riguardanti il patrimonio culturale e paesaggistico, l’ambiente, la difesa nazionale, la pubblica sicurezza e l’immigrazione, la salute e la pubblica incolumità». Il successivo ministro, Buttiglione, dichiara: «I beni culturali non sono semplicemente delle merci e, dunque, mentre il silenzio-assenso è una difesa giusta del cittadino contro una Pubblica amministrazione neghittosa, nel caso del patrimonio culturale questo diritto deve cedere davanti alla tutela di beni che sono costitutivi della nostra identità» (11 maggio 2005).


2005. Silenzio-assenso per il commissario straordinario

A maggio 2005 (governo Berlusconi III) compare un’altra minaccia: il silenzio-assenso mascherato nelle vesti del commissario straordinario. Si propone la creazione del commissario straordinario per le grandi opere, tenuto ad acquisire il parere delle competenti amministrazioni in materia di grandi opere pubbliche, ma «decorso il termine di 60 giorni» può «procedere comunque nell’esecuzione dell’opera» (D.d.l. 3344, art. 5, c. 11). Per le proteste dell’opinione pubblica, il provvedimento non è stato poi approvato. 

2005. Silenzio-assenso per le concessioni edilizie

A luglio 2005 (governo Berlusconi III) si lancia l’allarme sul Ddl Lupi «Principi in materia di governo del territorio». Tra i molti aspetti criticati da urbanisti, architetti e ambientalisti, è presente anche il silenzio-assenso sulle concessioni edilizie. Il ddl non è mai diventato legge. 

2006. Silenzio-assenso per provvedimenti amministrativi

Critiche (Salvatore Settis e Giulia Maria Mozzoni Crespi, «la Repubblica», 11 settembre) vengono rivolte a un disegno di legge presentato dal ministro delle Riforme Luigi Nicolais (governo Prodi II), che introduce nuovamente il silenzio-assenso per provvedimenti amministrativi. Il ministro dei Beni culturali Francesco Rutelli, Fai, Italia Nostra e Legambiente fanno fronte comune e bloccano il silenzio-assenso. 

2008. Silenzio-assenso per le concessioni edilizie

Nell’autunno 2008 (governo Berlusconi IV) torna a circolare un disegno di legge in materia di governo del territorio, ispirato al precedente cosiddetto DdL Lupi, con cui si vorrebbe reintrodurre il silenzio-assenso per la concessione dei diritti edificatori. 

2009. Silenzio-assenso nel Piano Casa

A fine marzo 2009 (governo Berlusconi IV) una bozza di decreto legge «Misure urgenti per il rilancio dell’economia attraverso la ripresa delle attività imprenditoriali edili» viene diffusa dal Governo a Regioni ed enti locali. Si permettono ampliamenti di edifici (fino al 20% o al 35%) tramite una Dia «in deroga alle disposizioni legislative, agli strumenti urbanistici vigenti o adottati e ai regolamenti edilizi» (art. 2, c. 1). Per gli edifici storici si deve richiedere il permesso alla Soprintendenza ma, attesi i 30 giorni, scatta il silenzio-assenso (art. 5, cc. 3 e 5). Si tratta del famigerato Piano Casa con cui l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi intendeva facilitare l’ampliamento delle abitazioni, semplificando la normativa anche in materia antisismica. Il 6 aprile 2006 un terribile terremoto colpisce L’Aquila: il Governo abbandona l’idea di approvare una norma generale di semplificazione in materia urbanistica ed edilizia, ma invita le Regioni a legiferare per favorire gli incrementi di volumetrie per edifici già esistenti. Da qui scaturiscono numerose leggi regionali per il Piano Casa. 

2010. Silenzio-assenso in Conferenza dei servizi

A maggio 2010 (governo Berlusconi IV) si diffondono nella stampa proteste contro le modifiche apportate dal Dl. 78/2010 «Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica» alla legge 241/1990, Viene introdotto un regime più stretto sul funzionamento della Conferenza dei Servizi, tra cui anche il silenzio-assenso poiché «si considera acquisito l’assenso dell’amministrazione, ivi comprese quelle preposte (...) alla tutela della salute e della pubblica incolumità, alla tutela paesaggistico-territoriale e alla tutela ambientale (...) il cui rappresentante, all’esito dei lavori della conferenza, non abbia espresso definitivamente la volontà dell’amministrazione rappresentata» (art. 14-ter, c. 7). Nonostante le proteste, il provvedimento passa.

2010. Silenzio-assenso per gli interventi di «lieve entità»

A luglio 2010 (governo Berlusconi IV), con il Dpr. 139/2010 è individuata una serie di interventi di lieve entità, per i quali, anche in zona di interesse paesaggistico «in caso di mancata espressione del parere vincolante (…) l’amministrazione competente ne prescinde e rilascia l’autorizzazione». 

2011. Silenzio-assenso per permesso a costruire

A maggio 2011 (governo Berlusconi IV) il d.L. 70/2011, poi L. 106/2011, approva il silenzio-assenso per il permesso a costruire (art. 5) «a eccezione dei casi in cui sussistano vincoli ambientali, paesaggistici e culturali».

2012. Silenzio-assenso per l’edilizia

A ottobre 2012 (governo Monti) si diffonde un nuovo allarme. Un d.d.l. sulle semplificazioni (approvato in C.d.M. il 16 ottobre) introduce il silenzio-assenso per i permessi a costruire anche in aree vincolate: le Soprintendenze hanno a disposizione 45 giorni per rispondere, oltre i quali si intende approvata la richiesta. Il ministro dei Beni culturali Lorenzo Ornaghi così lo giustifica: «Non c’è nessuna diminuzione del livello di tutela del paesaggio e dei beni culturali poiché la nuova norma, obbedendo a un principio generale di trasparenza della funzione pubblica, ha solo ribadito il diritto del cittadino ad avere in ogni caso una risposta espressa e motivata (negativa o positiva) sulla propria domanda di permesso di costruire o sulle altre istanze che presenti all’amministrazione». Le Soprintendenze hanno a disposizione 45 giorni di tempo per rispondere, altrimenti si intende approvata la richiesta. Il D.d.l. non è mai stato discusso e il governo Monti cade in aprile. 

2014. Sblocca Italia

A settembre 2014 (governo Renzi) il decreto cosiddetto Sblocca Italia (D.l. 133/2014 poi L. 164/2014, art. 25) introduce il silenzio-assenso per l’autorizzazione paesaggistica anche nel Codice dei Beni culturali e del Paesaggio (art. 146, c. 9: «Decorsi inutilmente sessanta giorni dalla ricezione degli atti da parte del soprintendente senza che questi abbia reso il prescritto parere, l’amministrazione competente provvede comunque sulla domanda di autorizzazione») contro due sentenze della Corte Costituzionale (26/1996; 404/1997) secondo cui in materia ambientale e paesaggistica «il silenzio dell’Amministrazione preposta non può aver valore di assenso».

Denise La Monica, 22 ottobre 2015 | © Riproduzione riservata

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