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Ernesto de Martino nel 1958 in Puglia

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Ernesto de Martino nel 1958 in Puglia

L'Archivio di Ernesto de Martino donato alla Treccani

Federico Castelli Gattinara

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Roma. Si è celebrato stamattina con un incontro all’Istituto dell’Enciclopedia Italiana la donazione dell’Archivio de Martino alla Treccani, presentato da Massimo Bray, direttore generale dell’Istituto, dagli studiosi Andrea Carlino (Université de Genève) e Giovanni Pizza (Università di Perugia), da Marcello Massenzio, tra i fondatori dell’Associazione Internazionale Ernesto de Martino, e da Giorgio Andreotta Calò, uno dei tre protagonisti del Padiglione Italia (curato da Cecilia Alemani, Ndr) della Biennale d’Arte di Venezia attualmente in corso. Padiglione che non a caso si intitola «Il mondo magico», come uno dei testi più famosi di de Martino, riscoperto nel 2015 in occasione dei cinquant’anni dalla sua morte prematura, a soli 56 anni.
L’Enciclopedia italiana, spiega Bray, vuole diventare un luogo sempre più di riferimento, di aggregazione e pensiero libero e indipendente, con una biblioteca aperta, frequentata, e una digital library «a cui stiamo lavorando, per mettere a disposizione di tutti il maggior numero possibile di documenti e archivi».
Grandi i ringraziamenti all’artefice e donatrice Vittoria De Palma, ovviamente presente, compagna di vita e ricerca del grande storico delle religioni ed etnologo meridionalista, tra i maggiori interpreti della nostra modernità. Tre le ragioni di estrema importanza dell’archivio, sottolineate da Massimo Massenzio, che con Clara Gallini, scomparsa lo scorso gennaio, lo ha studiato e classificato con meticolosità e attenzione: i documenti che custodisce permettono di ripercorrere l’intero processo teorico di de Martino, che è la linfa stessa della sua produzione; ricostruirne il processo teorico significa rilevare l’entità del suo dialogo con le più significative figure del pensiero contemporaneo, da Heidegger, a Croce, Merlau-Ponty, Cassirer, Sartre eccetera; i documenti gettano luce anche sul linguaggio e lo stile demartiniano.

L’archivio, che inizia a prendere forma all’indomani della sua morte grazie a Vittoria De Palma, oggi è quasi completamente informatizzato. Già aperto e consultabile grazie all’Associazione Internazionale Ernesto De Martino, oggi passa alla Treccani che, tra le varie scelte possibili, è quella che ha dato maggiori garanzie in termini di conservazione, catalogazione e fruizione. Da qui, spiega Andrea Carlino, possono e devono partire una serie di iniziative e azioni pubbliche e contemporanee che lo rendano vivo, alcune delle quali già in calendario, come lo spettacolo sul tarantismo e la figura di san Paolo a Galatina, in Puglia, il 29 giugno, il giorno della festa del santo, curatore dei tarantolati. E legarlo alla produzione artistico-creativa, come indicano bene i lavori  alla Biennale di Venezia di Andreotta Calò, Adelita Husni-Bey e Roberto Cuoghi, nella cui «Imitatio Christi», ad esempio, si percepisce l’eco del Cristo magico demartiniano.

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Federico Castelli Gattinara, 16 giugno 2017 | © Riproduzione riservata

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