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La Fondazione Baruchello è una start up duchampiana

Federico Castelli Gattinara

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Lo spazio della Fondazione Baruchello in via del Vascello 35, a Monteverde Vecchio, apre per la prima volta al pubblico con l’inaugurazione, domani alle ore 19, di «Start up. Quattro Agenzie per la produzione del possibile», da un’idea dello stesso Gianfranco Baruchello, a cura di Carla Subrizi, la sua compagna, e Maria Alicata.

Alla sede storica nel parco di Veio, a nord di Roma, la Fondazione nata nel 1998 per volontà di Baruchello e Subrizi aggiunge un nuovo capitolo tutto cittadino che si profila di notevole vivacità, 300 metri quadrati dedicati a mostre, incontri, convegni e altro. Si parte e si va avanti fino al 28 aprile con questo progetto tipicamente concettuale, una sorta di ufficio «per la promozione e la diffusione di proposte visionarie che intendono innescare ulteriori dinamiche economiche e di relazione, e ridefinire il rapporto tra il valore d’uso e il valore di scambio», come si legge nella presentazione.

La mostra si articola in quattro ambienti ognuno con un’agenzia, ogni agenzia con un proprio obiettivo da perseguire nella pratica, come una moderna start up. Un obiettivo aperto sul mondo, legato profondamente alla natura, tratti tipici della ricerca di Baruchello: «Un metro cubo di terra-Earth Exchange», ovvero la promozione dello scambio e successivo rimescolamento tra la terra della sede della Fondazione nel parco di Veio e quella da ogni parte del mondo, progetto avviato già due ani fa; «Adozione della pecora», ovvero la possibilità di diventare pastori virtuali attraverso l’adozione di una pecora portatile in legno, una sagoma piatta in scala reale, timbrata e numerata; «Oggetti anomali», per la creazione dei quali è già stato invitato un primo gruppo di artisti, tra cui Maria Thereza Alvez, Massimo Bartolini, Elisabetta Benassi, Jimmie Durham, Bruna Esposito, Emilio Fantin, Claire Fontaine, Felice Levini, HH Lim, Rogelio López Cuenca, Antoni Muntadas, Leonardo Petrucci, Cesare Pietroiusti, Santo Tolone, Carlo Gabriele Tribbioli e Cesare Viel; «Produzione di utopie», con un esperienza immersiva nel cuore di un fitto bosco simulato in una sala al piano inferiore. E ancora incontri e workshop con artisti, poeti, scrittori, filosofi, su temi quali utopia, plusvalori e disvalori dell’economia, ruolo della pecora nella storia dell’arte, pastorizia, sopravvivenza e capitalismo. Un fil rouge duchampiano, artista con cui Baruchello ha avuto una stretta amicizia, lega il tutto, tra ironia, divertimento e dissacrazione.

Federico Castelli Gattinara, 08 novembre 2016 | © Riproduzione riservata

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