La mostra «Versailles: scienza e splendore», nel Science Museum di Londra dal 12 dicembre al 21 aprile 2025, intende evidenziare il ruolo del palazzo reale francese come crogiolo di innovazioni scientifiche e intellettuali nel XVII e XVIII secolo, sotto il patrocinio di Luigi XIV e XV. La rassegna, una versione rielaborata di quella tenutasi a Versailles nel 2010, approfondisce l’incontro tra arte e scienza a corte presentando oltre 100 oggetti, da quelli stravaganti a quelli di uso quotidiano fino a dipinti, sculture e incisioni, ed è stata progettata per illustrare un «cambiamento scientifico» epocale, afferma il curatore associato Matthew Howles: «In questo periodo si avverte una crescente enfasi sull’importanza dell’osservazione; esperimenti che possono essere ripetuti per dimostrarne l’accuratezza e l’affidabilità; e lo sviluppo di strumenti più precisi per misurare le scoperte scientifiche».
Gran parte di quest’attività sembra essere il risultato del prestigio e degli entusiasmi reali. La Reggia di Versailles conteneva il serraglio di animali esotici di Luigi XIV, il primo zoo in stile moderno, che divenne un centro di studi zoologici. Il Muséum national d’Histoire naturelle di Parigi ha prestato i resti di uno dei suoi più celebri ospiti, un rinoceronte indiano regalato a Luigi XV nel 1770 dal governatore francese di Chandannagar, nel Bengala occidentale. Un’altra innovazione tecnica fu la macchina di Marly, un sistema di pompaggio costruito per alimentare le elaborate fontane di Luigi XIV con l’acqua della Senna. «È in atto un duplice fenomeno, afferma Howles. Ci sono cose come il serraglio e le fontane che sono di per sé dimostrazioni del potere e del prestigio della monarchia, ma allo stesso tempo danno agli scienziati una grande risorsa. Il serraglio permetteva agli scienziati dell’accademia di studiare queste creature mentre erano vive e sezionarle dopo la loro morte, ottenendo studi molto più dettagliati sull’anatomia animale».
La mostra è ricca di oggetti dal design straordinario, tra cui l’intricato Orologio della Creazione del Mondo e un «eclissario» costruito dall’orologiaio reale Isaac Thuret. Si tratta forse di una mostra insolita per il Museo della Scienza, con oggetti che potrebbero trovarsi al Victoria and Albert Museum o al British Museum. «Esponiamo oggetti opulenti e imponenti di cui spieghiamo anche l’importanza scientifica: come funzionano, che cosa mostrano e perché erano così importanti», aggiunge Howles, che è particolarmente entusiasta dell’Orologio della Creazione del Mondo, con la sua rappresentazione meccanica del sistema solare. «È un oggetto sorprendente nei dettagli della lavorazione del bronzo e della doratura, e la sua sofisticazione tecnica è ovviamente impressionante». Fu un regalo per un nababbo indiano in un periodo in cui Francia e Gran Bretagna si contendevano l’influenza nel subcontinente. «È una storia davvero interessante sulla scienza al servizio della diplomazia e degli interessi coloniali», conclude Howles.