Daniela Vartolo
Leggi i suoi articoli«Paradise Lost. L’ombra, l’innocenza e il sole nero», a cura di Marco Enrico Giacomelli, è il titolo di una personale di Valerio Berruti (Alba, 1977) aperta sino al 15 novembre, nelle due gallerie Marcorossiartecontemporanea di Milano e Verona.
«L’idea, spiega l’artista, me l’ha data inconsapevolmente mio figlio Zeno di due anni, interagendo con la sua ombra proiettata, la parte oscura di sé, l’aspetto della sua personalità che è più nascosta e che appare solo quando una gran luce la mette in evidenza. La sua reazione è a metà tra stupore e paura; non c’è metafora più affascinante, a mio avviso, della presa di coscienza di sé».
La riflessione sull’infanzia è divenuta la cifra poetica delle opere dell’artista piemontese che vedono protagonisti i bambini e quel tempo indefinito che si trovano davanti e in cui tutto può ancora accadere. Le mostre propongono 20 arazzi, eseguiti con la tecnica dell’affresco su juta, e 40 disegni, il tutto suddiviso nelle due sedi ma riunito in un unico catalogo edito da Silvana.
Inoltre sono allestite opere pittoriche, una serie di bassorilievi in cemento armato, una scultura in ferro che interagisce con la sua ombra sul muro e una videoanimazione con una canzone scritta appositamente da Joan As Police Woman. A confrontarsi con l’architettura del Duomo di Verona è l’opera «Just Kids», costituita da cinque sculture in alluminio, alte tre metri, che rappresenta un girotondo di bambini con le mani alzate verso il cielo.
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