Rocco Moliterni
Leggi i suoi articoliIl Museo Nazionale Romano di Roma è un museo diffuso in un poker di sedi: le Terme di Diocleziano e il Palazzo Massimo, che sono a un tiro di schioppo dalla Stazione Termini, poi Palazzo Altemps in largo di Sant’Apollinare, non distante da piazza Navona, e la Crypta Balbi in via delle Botteghe Oscure, indirizzo mitico dove c’era la storica sede del Pci ai tempi di Berlinguer.
Visitare il museo significa immergersi nel mare magnum della romanità: si va dalla storia del collezionismo nel rinascimentale Palazzo Altemps alla storia del ritratto romano nell’ottocentesco Palazzo Massimo, dalle testimonianze delle antiche e immense Terme di Diocleziano (ospitano anche il Museo dell’arte salvata, oggi chiuso e che sarà nuovamente visibile per il Giubileo del 2025) al grande chiostro michelangiolesco della Certosa di Santa Maria degli Angeli per finire alla Crypta Balbi, straordinaria testimonianza di archeologia urbana.
Già solo l’idea di scarpinare fra tutte queste meraviglie fa venir fame. E ci si può rifugiare alla bisogna al Caffè Massimo, la caffetteria del museo in via Amendola 6 cui si accede anche senza il biglietto per visitare reperti & C. Io ci sono capitato in un ventoso primo pomeriggio di fine aprile. Ho scoperto che l’offerta è più quella di un bar metropolitano che di un ristorante e data l’ora non era rimasto molto. Non mi affascinavano più di tanto i vari toast e panini incellophanati e le insalate e i poke che occhieggiavano dal bancone, così ho puntato su una caprese che non aveva l’aspetto triste e che si è rivelata all’altezza dell’aspetto. Non tanto per i pomodori (non è ancora stagione...), quanto per la mozzarella che aveva sapore di mozzarella (spesso è impossibile trovare una mozzarella che non sappia di plastica, e io mitizzo ancora gli assaggini ai Saloni del Gusto di Torino dei caseifici di Paestum o di Benevento). L’ho accompagnata con una spremuta d’arancia e un caffè e ho speso meno di 15 euro. C’erano anche torte e brioche, forse ci fosse stato ancora un maritozzo per il genius loci l’avrei provato. Andando via ho chiesto di chiamarmi un taxi, un ragazzo gentile mi ha spiegato che non poteva farlo ma mi ha domandato perché non scaricavo sul cellulare l’apposita app. Comprendendo che non sono proprio un nativo digitale mi ha guidato lui nell’impresa. Installata l’app, invece dei 45 minuti di attesa che avevo fatto alcuni mesi fa a Termini, il taxi si è palesato in un minuto. E il Caffè Massimo è diventato per me un luogo meraviglioso.
Altri articoli dell'autore
Mangiare nel museo con il critico d’arte Rocco Moliterni
Il critico e gourmet Rocco Moliterni propone una selezione di bistrot e ristoranti sotto la Mole per affrontare al meglio la Torino Art Week
Mangiare nel museo con il critico d’arte Rocco Moliterni
Mangiare nel museo con il critico d’arte Rocco Moliterni