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Elena Giovanna Fillia
Leggi i suoi articoliLa Liebieghaus di Francoforte sul Meno ospita una preziosa collezione di sculture che coprono l’arco di 5mila anni, da quelle egizie fino ai tempi moderni spaziando tra le greche, romane e medioevali. Grazie all’archeologo Vinzenz Brinkmann e al suo team è divenuta negli anni un prestigioso punto di riferimento per la ricerca sulla policromia delle statue antiche e per le loro ricostruzioni raffinatamente dipinte. È in questo contesto che si inseriscono 18 opere di Isa Genzken, in occasione della mostra «Isa Genzken meets Liebieghaus» aperta fino al 26 ottobre.
Nata nel 1948, vive a Berlino ed è considerata una delle artiste contemporanee più significative. Fin dagli anni Ottanta ha influenzato il panorama artistico internazionale con opere che comprendono sculture, collage, dipinti, film e fotografie, rivoluzionando completamente il linguaggio della scultura. Ha fatto uso dei materiali più disparati, dai tessuti al cemento, dal vetro ai peluche. Profonda conoscitrice della storia dell’arte e dell’architettura, i suoi temi spaziano dalla propria biografia a domande sull’identità, sulla bellezza e sul ruolo dell’individuo nella società. Nel 2007 le è stato affidato l’allestimento del Padiglione tedesco alla Biennale di Venezia. Nel 2013 il MoMA di New York le ha dedicato una personale con 150 opere.
È la policromia a spiegare il connubio fra la sua espressione artistica e la raccolta del museo. Vinzenz Brinkmann, curatore della mostra, spiega come la presa di posizione di Genzken nel dibattito sulla policromia delle statue antiche a favore di quest’ultima ne abbia fatto un’ospite predestinata del museo. Disseminate in 14 spazi museali, le sue sculture sono accompagnate da citazioni e ritratti fotografici. Ad accoglierci due copie del busto di «Nefertiti» del Neues Museum di Berlino, una bianca e l’altra colorata. Un tocco di provocazione è costituito dagli occhiali da sole di Isa Genzken stessa. Si trovano nell’area egizia e sono il primo riferimento al progetto di ricerca del museo basato sulla dicotomia tra sculture bianche e dipinte che esprime il contrasto tra due concetti estetici, quello della purezza immaginata e quello del recupero storico della realtà. Del 2015 è «Untitled», riproduzione della statua romana di un ragazzo, proveniente probabilmente dalla colonia di Xanten, del Neues Museum di Berlino, presentato con gli auricolari e un lettore Cd, oggetti del nostro quotidiano che sostituiscono quello che avrebbe potuto essere un vassoio. È confrontato da alcune delle ricostruzioni più significative del museo tra cui i Bronzi di Riace. Nell’installazione «Schauspieler» l’artista fa uso di manichini disposti in circolo che riveste con capi presi dal suo abbigliamento in una critica dell’individuo urbano soffocato dal consumismo.
Tre collage, «Assemblagen zur Statuepolychromie» ci riconducono al dibattito sul colore delle statue. Documenti diversi sono assemblati con nastro adesivo nero e tra loro ci sono pagine del catalogo della mostra delle ricostruzioni dipinte «Bunte Götter» che la Liebieghaus a partire dal 2013 ha presentato in diversi musei del mondo, tra cui i Musei Vaticani e il Metropolitan Museum of Art di New York, suscitando un enorme clamore. «Flugzeugfenster» ha per oggetto la Medusa ed è esposta con un originale antico di Medusa e con la ricostruzione di una medusa dell’Ipogeo dei Cristallini di Napoli. Sulla superficie di due oblò di un aereo sono dipinte due meduse e, facendo riferimento al suo nome, una è sovrapposta al ritratto fotografico dell’artista, e una alla «Monna Lisa» di Leonardo. Alcune sculture della Genzken fanno parte della mostra permanente del museo e in queste l’artista affronta il tema dell’architettura che lei considera una forma di scultura. È affascinata dai grattacieli, soprattutto quelli di New York, città che ama appassionatamente al punto da definire la Grande Mela il suo studio: «Untitled», 2015. Il dialogo ininterrotto tra passato e presente all’interno del museo termina tra le sculture del giardino dove si staglia la «Pink Rose», una rosa in alluminio e acciaio alta otto metri. Fa parte di una serie di 16 rose, di cui una si trova a New York e una a Tokyo, che si richiamano alla Rosa della Democrazia che nell’esposizione internazionale documenta di Kassel del 1972 Joseph Beuys assunse a simbolo della partecipazione popolare.

Una veduta della mostra «Isa Genzken meets Liebieghaus» nella Liebieghaus di Francoforte sul Meno