Dopo l’apertura del Giappone all’Occidente avvenuta a metà Ottocento, le ceramiche, i ventagli e i tessuti provenienti dal Paese del Sol Levante diventarono di gran moda e vennero frequentemente raffigurati nei ritratti e nelle scene di interno europei.
La mostra «Nippomania nei Paesi Nordici, 1875-1918», allestita dal 19 gennaio al 23 aprile allo Statens Museum for Kunst (Smk) è dedicata al modo in cui tale influenza si diffuse nei Paesi del Nord e intende dimostrare che molti artisti nordici considerarono l’arte e l’artigianato giapponesi «come un modo di osservare e di comprendere la natura», spiega Peter Larsen, direttore delle collezioni dello Smk. La litografia di Edvard Munch dell’«Urlo» (1895), ad esempio, fu influenzata dalle stampe giapponesi, che non usavano un solo punto di fuga.
Gli artisti giapponesi optarono anche per le composizioni asimmetriche e gli alti orizzonti, tutte tecniche adottate in seguito dagli artisti dell’avanguardia europea dagli anni Sessanta dell’Ottocento in avanti, da Claude Monet a Van Gogh, Vilhelm Hammershøi, Anna Ancher, Albert Edelfelt, Laurits Andersen Ring, Helene Schjerfbeck, tutti presenti in mostra.