Gloria Gatti
Leggi i suoi articoli«Amore e Psiche stanti», iconica rappresentazione della bellezza neoclassica, è, forse, la più conosciuta scultura in marmo di Antonio Canova e si trova esposta in permanenza al Louvre. Dell’opera esiste una seconda versione sempre di mano esposta all’Hermitage.
Dalla prima versione era stato ricavato, dai gessini che lavoravano con Canova, un gesso servito da modello per la creazione della seconda. Un ulteriore gesso era stato prodotto, sempre sotto la direzione del genio veneto, probabilmente per un’accademia o farne mostra alla clientela nel suo atelier romano, vero e proprio antesignano dei moderni showroom, dove è inventariato nel 1829.
Il primo gesso si trova nella Gypsoteca di Possagno, il secondo, «tenuto in casa» dal fratello dell’artista, Giovan Battista Sartori, esecutore, non solo testamentario, dell’eredità materiale e spirituale del maestro e conservata nel museo all’uopo creato nel suo paese natale poiché considerato al pari di una figurina doppia, è, dopo un rettilineo percorso nell’asse ereditario Canal cui perviene per dono di Sartori alla nipote, entrato nel patrimonio della Veneto Banca Spa in liquidazione coatta amministrativa.
Dopo il default della banca, anche il gesso è stato destinato alla vendita per il soddisfacimento dei risparmiatori truffati e la vendita all’incanto è stata affidata in qualità di commissionario alla Casa d’Aste Bonino, che lo aveva originariamente stimato tra i 500 e i 700mila euro.
Il 28 luglio 2022, tuttavia, la scultura, o meglio l’invenzione, è stata dichiarata di interesse particolarmente importante per il patrimonio culturale, nonostante non sussistessero i presupposti di rarità, unicità e utilità marginale per il patrimonio culturale per giustificare il vincolo (Tar Lazio 626/2021), essendo la detta opera già molto ben rappresentata dal primo e pregevole calco esposto in permanenza alla Gypsotheca.
A seguito della notifica il gesso è divenuto definitivamente inesportabile e, pertanto, il prezzo base d’asta il 26 gennaio prossimo, sarà di soli 200mila euro, con evidente pregiudizio per il ceto creditore.
Davanti a un nome altisonante e a un prezzo reso ingiustamente appetibile qualcuno ha addirittura invocato un acquisto coattivo di Stato, secondo una miope e stanca interpretazione del concetto di valorizzazione del patrimonio culturale che vuole che tutto resti rinchiuso entro i ristretti confini nazionali. Il mercato come sempre riporterà tutto ad equità ed è probabile che anche questo «spare» diventi un «boom».
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