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Riccardo Deni
Leggi i suoi articoliC’è un momento, entrando in una mostra, in cui gli occhi si abituano all'atmosfera e il tempo smette di correre. È il momento in cui la luce diventa una voce. Da Antonacci Lapiccirella Fine Art, a Roma, questo momento arriva subito, già sulla soglia, dove prende forma un viaggio nella pittura europea tra Ottocento e primo Novecento. Un percorso fatto di suggestioni più che di date, di sguardi più che di scuole, di quella materia invisibile che gli artisti hanno cercato per decenni con la tenacia degli esploratori.
Il percorso comincia con la luminosità classica di Jean Achille Benouville, che osserva Villa Medici come si guarda una promessa. Nel suo dipinto la luce non descrive soltanto, ma sospinge, spinge in avanti, apre scenari. È un inizio che ha il sapore dell’alba delle idee, quando il mondo sembra ancora docile e disponibile. Pochi passi e la scena si fa più intima. Oskar Bergman cattura una sera di febbraio come se fosse un pensiero che non vuole farsi dimenticare. Il suo nord è un luogo dove la luce non abbandona mai del tutto, anche quando indugia sull’orizzonte. Lo stesso orizzonte che Gustaf Fjaestad immerge nel silenzio del chiaro di luna, dove il paesaggio diventa una presenza quasi respirante, una creatura lenta che vive nel riflesso dell’acqua.
Il racconto cambia tono con la tela di Walter Gasch, un tramonto tirrenico che sembra inciso nella memoria più che dipinto sulla superficie. Qui il colore vibra, stratifica, si addensa come se stesse cercando una dissolvenza che non arriva mai. È un’opera che suggerisce un passaggio, un gradino verso un modo diverso di guardare. Infine appare Guido Marussig, che dell’alba trattiene solo l’essenza. La sua non è più un’immagine fedele al mondo, ma una sintesi che affonda nel linguaggio delle forme. Il colore non spiega, allude. La luce non descrive, orienta. È il punto in cui il viaggio si fa interiore.
L’esposizione, aperta dall'11 dicembre 2025 al 30 gennaio 2026, è un invito a lasciarsi guidare da ciò che vibra sulle superfici. Una meditazione lenta, quasi musicale, su come la luce possa diventare un pensiero e il colore un modo per restituirgli corpo.
Gustaf Flaestad (Stoccolma 1868 - Arvika 1948), Chiaro di luna su Engelbrektsholmen
Guido Marussig (Trieste 1885 – Gorizia 1972), Alba di luna su l'Estuario, 1920
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