Una grande mostra itinerante, frutto della cooperazione della Minsk Kunsthaus di Potsdam con il Barbican Centre di Londra e l’Hammer Museum di Los Angeles, dove si sposterà rispettivamente dal 6 febbraio all’11 maggio 2025 e dall’8 giugno al 31 agosto 2025, e con David Zwirner Gallery e The Estate of Noah Davis, è interamente dedicata all’artista statunitense di Seattle Noah Davis (1983-2015), prematuramente scomparso a soli 32 anni per una rara forma di cancro.
Allestita a Potsdam dal 7 settembre al 5 gennaio 2025 e curata da Paola Malavassi, è la più grande mostra istituzionale mai dedicatagli al mondo offrendo una panoramica completa della sua straordinaria attività di pittore e installation artist nonché fondatore, con la moglie Karon, dell’Underground Museum ad Arlington Heights, un quartiere nero-latino di Los Angeles. Ricca di oltre 50 opere della sua intera produzione, tra dipinti, lavori su carta e sculture inedite disposte lungo un percorso che si dipana cronologicamente, la retrospettiva mette in luce l’incessante attività creativa di Davis e la sua curiosità così come si espressero negli otto anni della sua breve ma folgorante carriera, dalla prima mostra ufficiale nel 2007 fino al fatale 2015. La rassegna presta particolare attenzione agli approcci storico-artistici e concettuali del suo lavoro e chiarisce che la storia dell’arte, il linguaggio visivo e l’umorismo, ma soprattutto le persone, sono sempre stati al centro della sua pratica.
È una mostra che vuole sottolineare la prospettiva unica di Davis e la sua profonda conoscenza della storia della pittura figurativa, in particolare dell’arte tedesca, dalla Nuova Oggettività e dal Realismo Magico alla Scuola di Lipsia, e allo stesso tempo mostrare come i suoi motivi mettano in discussione il cosiddetto canone incorporando l’ambiente circostante e la collettività. Davis visse principalmente a Los Angeles dove realizzò una serie di dipinti figurativi che raffiguravano la vita dei neri americani perché era convinto di avere la responsabilità di rappresentare le persone che lo circondavano e una comunità di cui si sentiva parte. Le sue immagini talvolta paiono enigmatiche, talaltra inquietanti, ma rivelano sempre un profondo sentimento per le persone, l’umanità e i livelli esistenziali e universali della vita quotidiana.