Una ricognizione accurata presso gli eredi ha permesso di rintracciare opere spesso inedite o raramente esposte di Italico Brass (Gorizia, 1870-Venezia, 1943). Lo rilevano con giustificato orgoglio Giandomenico Romanelli e Pascaline Vatin, curatori della mostra e del catalogo «Italico Brass. Il Pittore di Venezia», in programma dal 29 settembre al 22 dicembre nell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti.

La mostra, che è l’occasione di rivalutare una figura che fu protagonista non solo della vita artistica, ma anche di quella mondana e politica della città lagunare, riunisce un centinaio di opere, compresi i rari disegni relativi alla grande guerra, rappresentative di quella poliedrica personalità, formatasi in parte nella Monaco secessionista e ancor più nella Parigi impressionista e postimpressionista.

Italico Brass è stato il cantore di una Venezia ancora vitale, non snaturata dall’eccessivo turismo, che rappresenta nei suoi trionfi mondani, dai celebri caffè alla spiaggia del Lido, ma anche negli aspetti popolari come le ricamatrici o le processioni. In quest’ottica la rappresentazione di Piazza San Marco o di Punta della Dogana si alterna a quella di case popolari o agli scorci di un paesaggio decentrato.

Il tutto nella gradazione di colori sfumati, con prevalenza del rosa e dell’azzurro illuminati da tocchi di bianco e l’esecuzione a rapide pennellate. Senza dimenticare la sua attività ritrattistica: di sé, della moglie Lina Rebecca Vigdoff, delle autorità dell’epoca e di popolane. Ne derivò una ben meritata fama, anche a livello internazionale, cui seguì un oblio di decenni e adesso, finalmente, la riabilitazione.