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Matthew Landrus, Kabir Jhala
Leggi i suoi articoliLondra. Da un dibattito sull’attribuzione, ancora in corso, a un avventuroso elenco di provenienze e vendite, il «Salvator Mundi» da 450 milioni di dollari (a quanto è stato venduto esattamente cinque anni fa, nel 2017, in asta da Christie’s a New York), saga per eccellenza del mondo dell’arte, ha una storia lunga e costellata di luci e ombre. Vi presentiamo qui l’elenco di (quasi) tutti i principali eventi che hanno caratterizzato la storia del quadro negli ultimi cinque secoli.
1478-83
• Leonardo potrebbe aver visto a Urbino il «Salvator Mundi» di Bartolomeo della Gatta, o una sua copia, che sembra essere il prototipo del suo progetto.
1496-98
• Probabilmente Leonardo dipinge un «Cristo redentore» (molto simile al formato del «Salvator Mundi») per una lunetta del pulpito di Santa Maria delle Grazie a Milano, parte di un progetto iniziato nel 1492. L’opera è andata perduta durante il restauro intorno al 1603.
1508 circa
• Leonardo realizza due disegni a gessetto rosso del «Salvator Mundi», ora a Londra nella Royal Collection.
1508-1520
• Collaboratori della bottega di Leonardo, tra cui Giovanni Antonio Boltraffio, Bernardino Luini, Francesco Melzi e Gian Giacomo Caprotti dipingono delle composizioni del «Salvator Mundi» partendo da schizzi del maestro, due o tre delle quali (le versioni Cook, Ganay e quella di Napoli), con il possibile input di Leonardo. Esistono circa 27 versioni del suo progetto.
1638-41
• A Londra, nella casa londinese di James Hamilton, terzo marchese e primo duca di Hamilton, si registra la presenza di un «Cristo con un globo nella mano realizzato da Leonardus Vinsett». Potrebbe trattarsi di una delle 27 versioni del «Salvator Mundi».
1650
• Il monarchico Wenceslaus Hollar, che viveva in esilio ad Anversa, disegna uno schizzo di un «Salvator Mundi», che reca l’iscrizione latina «dipinto da Leonardo» e inciso da Wenceslaus Hollar «a partire dall’originale» nel 1650. Anche se è stato spesso messo a confronto con il «Salvator Mundi» saudita, presenta una barba più folta e baffi.
• «Un Cristo eseguito da Leonardo» dalla collezione di re Carlo I e della moglie, la regina Enrichetta, è registrato nella «Commonwealth sale» del 1651, dove viene acquistato dal capitano John Stone. A novembre 2017, Christie’s e altri affermano (senza però prove adeguate) che si trattava del «Salvator Mundi» Cook (poi acquistato da Mbs, Mohammed bin Salman, il principe e primo ministro dell’Arabia Saudita).
1660
• Un «Leonard de Vince. O[u]r Savio[u]r w[i]th a gloabe in one hand & holding up ye other» viene registrato in un inventario di re Carlo II. Pare che Christie’s e altri ritengano che si trattasse della versione Cook restituita da Stone al re.
1763
• Giorgio III acquista Buckingham House, ora Buckingham Palace, e diversi dipinti tra cui una «Testa di Nostro Signore» di «L. DA.VINCI» (lotto 53). Secondo Christie’s e altri nel 2017, si sarebbe trattato del terzo re ad aver posseduto il «Salvator Mundi» Cook.
1900
• Sir J.C. Robinson vende un «Salvator Mundi» attribuito a Bernardino Luini a 120 sterline a Sir Francis Cook, mercante e collezionista inglese. Si tratta della prima prova documentata del «Salvator Mundi» Cook.
1958
• Il 25 giugno a Londra Sotheby’s propone in asta il dipinto, con l’attribuzione a Boltraffio, allievo e assistente di Leonardo, e lo vende per 45 sterline a «Kuntz», rivelatasi in seguito essere Minnie Stanfill Kuntz o suo marito Warren E. Kuntz, commerciante di mobili a New Orleans.
1964
• Sulla rivista «Raccolta Vinciana» lo studioso tedesco Ludwig Heydenreich scrive che non vi sono prove del fatto che Leonardo abbia portato a termine un dipinto del «Salvator Mundi», del quale esistono due disegni preparatori di mano del maestro e 12 versioni di seguaci.
1987
• Dopo la morte di Minnie Stanfill Kuntz il dipinto passa in eredità al nipote, Basil Clovis Hendry Sr.
2005
• Aprile. Il «Salvator Mundi» viene venduto dall’«estate» di Basil Clovis Hendry Sr a New Orleans a un consorzio di mercanti d’arte, tra cui Alexander Parish e Robert Simon, a mille dollari più 175 di commissioni.
• Mario e Dianne Modestini, coppia di restauratori di dipinti antichi, iniziano il restauro del quadro, gravemente compromesso, ridipingendone in sostanza una gran parte.
2008
• All’inizio dell’anno, Dianne Modestini dichiara che il «restauro» è completato. Modestini interviene nuovamente sul quadro dopo la mostra del 2011 alla National Gallery (il marito Mario era morto nel 2006).
• Martin Kemp, Robert Simon e Margaret Dalivalle iniziano a scrivere la loro monografia Leonardo da Vinci’s Salvator Mundi and the Collecting of Leonardo at the Stuart Courts, pubblicata nel 2019.
2009
• Il mercante americano Warren Adelson cerca di vendere l’opera, prima al Metropolitan Museum of Art di New York e poi ad altri importanti musei.
2011
• Luglio. Robert Simon attribuisce per la prima volta la paternità integrale del «Salvator Mundi» a Leonardo, aggiungendo che questa era ormai «generalmente accettata» anche da diversi studiosi, tra cui Carmen Bambach, Pietro C. Marani, Maria Teresa Fiorio, David Allen Brown e Martin Kemp (i primi tre ammisero in seguito che a quel tempo non erano sicuri che il dipinto fosse interamente di mano del maestro). I comunicati stampa sottolineano che il quadro era stato nelle collezioni dei re Carlo I e Carlo II. «ARTnews» riferisce che l’opera è in vendita a 200 milioni di sterline, sebbene Simon specifichi che «non è sul mercato». Si tratta della prima attribuzione a Leonardo da più di un secolo.
• Novembre. Il «Salvator Mundi» viene esposto in un’importante mostra su Leonardo alla National Gallery di Londra, uno dei nove dipinti attribuiti all’artista.
2012
• Febbraio. Carmen Bambach scrive su «Apollo Magazine» che «molta della superficie originale potrebbe essere di Boltraffio, ma con passaggi eseguiti da Leonardo, in particolare la mano destra benedicente del Cristo, parti della manica, la mano sinistra e il globo di cristallo».
2013
• Maggio. Parish vende il quadro insieme a un consorzio al mercante svizzero Yves Bouvier in un’asta privata di Sotheby’s per 75-80 milioni di dollari. Il Dallas Museum of Art fa un’offerta che, a quanto dichiarato da un portavoce del museo, viene respinta.
• Bouvier lo vende poco dopo per 127,5 milioni di dollari a Dmitry Rybolovlev che si pensa lo abbia conservato in un magazzino di un porto franco di Ginevra fino all’asta del 2017.
2015
• Rybolovlev accusa Bouvier di averlo truffato per circa 1 miliardo di dollari su una quarantina di transazioni di opere d’arte, compreso il «Salvator Mundi», aprendo la via a una serie di processi, alcuni dei quali ancora in corso.
2017
• 15 novembre. Il «Salvator Mundi» viene proposto in asta da Christie’s New York «a più di 100 milioni di dollari», la stima più alta di sempre per un dipinto Old Master, garantito da parte terza, probabilmente l’uomo d’affari di Taiwan Pierre Chen. Dopo una vera e propria guerra al rialzo tra due offerenti, viene aggiudicato a 400 milioni di dollari (450,3 milioni con le commissioni) al telefono per conto del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (Mbs), la cui identità non era nota al momento dell’asta.
• 17 novembre. Christie’s rivela in un comunicato stampa che il Ministero della Cultura di Abu Dhabi è il proprietario del quadro che sarà esposto al Louvre Abu Dhabi. Iniziano a circolare voci non confermate sul fatto che l’acquirente sia un membro della famiglia reale saudita.
• 20 novembre. Thomas Campbell, allora direttore e amministratore delegato del Metropolitan di New York, pubblica un post polemico su Istragram mostrando il dipinto prima del restauro. Scrive: «450 milioni di dollari?! Spero che il proprietario si intenda di restauro», seguito dall’hashtag #readthesmallprint.
• 7 dicembre. Mbs viene identificato dal «Washington Post» come acquirente del dipinto.
• 8 dicembre. Il Louvre Abu Dhabi conferma ufficialmente di aver «acquistato» l’opera.
2018
• Gennaio. Il Louvre Abu Dhabi nega la richiesta di prestito del «Salvator Mundi» da parte della Royal Academy of Art di Londra per la sua mostra su re Carlo I.
• Aprile. Un summit franco-saudita a Parigi vede Emmanuelle Macron e Mbs firmare l’accordo di Al-Ula, della durata di dieci anni e dal valore potenziale di dieci miliardi di euro, che dà alla Francia il ruolo esclusivo nel progetto per lo sviluppo della provincia di Al-Ula come centro culturale, sito del patrimonio e destinazione turistica. Più tardi, un docufilm del 2021 afferma che gli accordi del Louvre per esporre il dipinto nella imminente mostra su Leonardo furono siglati proprio durante quel summit.
• Giugno. Il Louvre dà il via all’analisi scientifica del quadro nei suoi laboratori C2RMF, con l’autorizzazione del Ministero della Cultura saudita.
• 27 giugno. Funzionari del Louvre Abu Dhabi annunciano che l’opera verrà esposta il 18 settembre nel nuovo museo.
• Agosto. Pierluigi Panza pubblica L’ultimo Leonardo (Utet), rivelando tutte le informazioni note fino a quel punto sul «Salvator Mundi», perlopiù attraverso uno studio di articoli di giornale (anche se il suo lavoro non presenta note sulle fonti).
• 6 agosto e 3 settembre. Matthew Landrus mette in dubbio l’attribuzione sulle pagine del «Guardian» e di «The Art Newspaper».
• 3 settembre. Il Dipartimento della Cultura e del Turismo di Abu Dhabi annuncia che l’opera non sarà più esposta come previsto al Louvre Abu Dhabi, senza spiegare i motivi della scelta.
2019
• 18 gennaio. Il Louvre di Parigi esprime il desiderio di avere in prestito il quadro per la grande mostra su Leonardo in programma per ottobre dello stesso anno, in occasione del 500mo anniversario della morte dell’artista.
• Aprile. Nel suo libro The Last Leonardo (William Collins) il critico d’arte Ben Lewis mette in discussione il processo di attribuzione del quadro sostenendo che alcuni specialisti lo credono parzialmente dipinto dagli aiuti del maestro. Smonta la piena attribuzione della National Gallery di Londra nella mostra del 2011-12, usata poi da Christie’s per giustificare la successiva stima di 100 milioni di dollari. La National Gallery difende il suo operato; un portavoce del museo afferma che la scelta adottata nella mostra ha rappresentato «un’importante opportunità di testare una nuova attribuzione attraverso il confronto diretto con opere universalmente accettate come di Leonardo».
• Maggio. La storica dell’arte americana Carmen Bambach lo descrive come un’opera di Boltraffio realizzata sotto la stretta supervisione di Leonardo verso il 1505-10.
• Ottobre. Il «Salvator Mundi» non viene incluso nella mostra del Louvre nei giorni della preview per la stampa né nell’inaugurazione della mostra.
• Una fotografia inviata a «The Art Newspaper» del grande progetto originale del Louvre per la mostra del 2019 dimostra che il dipinto doveva far parte della rassegna. Il museo rinuncia al progetto all’ultimo minuto, il giorno prima della preview per la stampa.
• Dicembre. Il Louvre vende inavvertitamente una pubblicazione di 46 pagine del «Salvator Mundi», stampata e ritirata prima dell’apertura della mostra su Leonardo. Il libro, scritto con la collaborazione di un curatore del Louvre, contiene una sezione sull’analisi scientifica C2RMF del dipinto del 2018 (cfr. 2021). Il capitolo di Vincent Delieuvin sui «Salvator Mundi» Cook, Ganay e di Napoli presenti nel catalogo della mostra del Louvre, tuttavia non attribuisce nessuno dei tre esclusivamente a Leonardo.
• Una rassegna di oltre 250 volumi collegati a Leonardo, pubblicati in occasione del 500mo anniversario della sua morte (nel 1519), comprende alcune importanti monografie che contengono accurate perizie del «Salvator Mundi» saudita da parte di studiosi del maestro: Martin Kemp, Frank Zöllner, Pietro C. Marani, Carmen Bambach e Alessandro Vezzosi.
2020
• Gennaio. Scoppia un caso sulla possibilità che l’opera sia stata offerta per la vendita prima di essere esposta alla mostra del 2011 della National Gallery di Londra (in generale non è visto di buon occhio che le collezioni pubbliche espongano opere disponibili per la vendita).
• Febbraio. La mostra del Louvre chiude senza che il «Salvator Mundi» abbia fatto la sua comparsa.
2021
• Gennaio. Emergono alcune rivelazioni sul dipinto, frutto di due studi separati: l’analisi del Louvre del 2018 per la mostra blockbuster e uno studio indipendente condotto da un programmatore e storico dell’arte. Entrambi suggeriscono che il braccio e la mano benedicenti della figura non facessero parte dell’idea originale dell’artista. L’analisi computerizzata si spinge più in là, stabilendo nettamente che il braccio e la mano «non sono di Leonardo».
• 13 aprile. Viene realizzato un documentario francese sull’opera, «The Saviour for Sale». Tra le sue dichiarazioni coraggiose, quella che il Louvre non avrebbe accettato il dipinto come di sola mano di Leonardo, che vi avrebbe invece «solo contribuito». Queste affermazioni sono rilasciate da due anonimi che si descrivono come «funzionari del Governo francese» e che ritengono che queste scoperte fossero state sottoposte nel 2018 all’allora direttore del Louvre Jean-Luc Martinez. Aggiungono che il presidente Macron, dopo esserne venuto a conoscenza, ha rifiutato di accettare la condizione imposta da Mbs che il «Salvator Mundi» dovesse venire esposto accanto alla Gioconda e che fosse attribuito «al 100% a Leonardo», spiegando perché non era stato esposto al Louvre.
• 20 aprile. Le dichiarazioni vengono smentite dalla pubblicazione del 2019 subito ritirata dal Louvre prima della mostra su Leonardo. Essa descrive gli studi scientifici condotti dal Louvre stesso, confrontando il «Salvator Mundi» con le opere di Leonardo della collezione del museo (cfr. 2011). Come scrive Martinez nella prefazione: «I risultati di questo studio storico e scientifico (...) ci consentono di confermare l’attribuzione dell’opera a Leonardo da Vinci».
• Settembre. Viene realizzato il documentario «The Lost Leonardo».
• Novembre. Il museo del Prado di Madrid, nel catalogo per la mostra «Leonardo e la copia della Monna Lisa» declassa il «Salvator Mundi». Questa decisione rappresenta la reazione più critica di un importante museo dopo la vendita Christie’s.
2022
La conferenza internazionale curata da Frank Zöllner a Lipsia intitolata «Salvator Mundi di Leonardo da Vinci rivisitato: Personal Style; Workshop Style; Global Brand» (13-15 ottobre) analizza le sabbie mobili della controversa attribuzione a Leonardo e le fondamentali conseguenze dello stretto intreccio tra storia dell’arte e mercato. Uno dei partecipanti ricorda la frase del defunto storico dell’arte e direttore di museo Kenneth Clark (in una lettera dell’archivio Clark conservato alla Tate di Londra): «Le politiche accademiche su Leonardo sono come qualsiasi altra politica, salvo il fatto che finora non è stato versato sangue».

Il «Salvator Mundi» attribuito a Leonardo nell’immagine diffusa da Christie’s in vista dell’asta del 2017 e, a destra, la riflettografia realizzata dopo il 2005 da Dianne Modestini durante il restauro del dipinto, completato nel 2008 © Christie’s (sx) © Salvator Mundi LLC (dx)