«Suikogaden» (1856) di Hokusai, Venezia, Museo d'Arte Orientale

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«Suikogaden» (1856) di Hokusai, Venezia, Museo d'Arte Orientale

L’antico Giappone e l’ukiyo-e di Hokusai sugli scudi

Tra eventi di diversa natura in varie città italiane, due mostre al Museo Chiossone di Genova e a Palazzo Blu di Pisa 

Dalla Preistoria ai manga, tra vulcani, onde, piante, animali e l’incontro fra uomo e natura, l’arte del Giappone apre l’anno all’insegna dell’ukiyo-e, il «mondo fluttuante» («Vivere momento per momento... non farsi scoraggiare...» esortava nel Seicento Asai Ryōi, monaco buddista e scrittore). A ormai soli cinque anni dalla scadenza dei termini definiti dall’Agenda 2030 Onu per il raggiungimento dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, l’arte giapponese ci invita a riflettere. E ad agire.

L’alba del Sol Levante

La storia dell’antico Giappone è stata a lungo avvolta da un velo di mistero e conosciuta da pochi. Negli ultimi anni, grazie agli sforzi degli studiosi di diverse discipline e all’applicazione di nuove metodologie di ricerca comparata, si è potuto gettare uno sguardo più accurato su un Sol Levante che ha avuto frequenti contatti con la Cina e la Corea, gli altri due grandi Paesi dell’estremo continente asiatico, fin dalle sue origini. 

Curata da Aurora Canepari, Eliano Diana e Massimo Soumaré, la mostra «Il Giappone antico. L’alba del Sol Levante», al Museo d’Arte Orientale Edoardo Chiossone di Genova fino all’11 maggio, racconta l’affascinante arco di tempo che va dal 14000-12000 a.C. fino al VII secolo d.C. Si parte dal periodo preistorico Jōmon, arrivando al periodo Yayoi che vede la formazione dei primi Paesi organizzati e di una struttura sociale e politica, per giungere infine al periodo Kofun, che vedrà il formarsi dei regni alla base della successiva nascita della religione, dello Stato e del sistema imperiale nipponici. Il percorso espositivo mette in relazione reperti archeologici collezionati da Edoardo Chiossone con l’esperienza di scavo e di ricerca Be-Archaeo, progetto finanziato nell’ambito del programma Horizon 2020 dell’Unione Europea. «Credo che l’aspetto di maggiore attrazione per questa mostra, ci dice Aurora Canepari, sia il fatto che è raro trovare una mostra dedicata all’archeologia giapponese. Per il grande pubblico può essere interessante confrontare i reperti asiatici con i nostri punti di riferimento italiani ed europei e trovare punti di contatto e somiglianze tra le civiltà, seppur così distanti tra loro. In mostra inoltre si trovano pezzi che non venivano esposti da quasi cinquant’anni, ed è stata per noi anche l’occasione di svolgere analisi archeometriche con l’Università di Genova e con quella di Torino, e ne presentiamo i risultati». Un programma di eventi collaterali propone una rassegna di incontri divulgativi tenuti da esperti su archeologia e storia antica del Giappone: «Kodai Nihon: alla scoperta dell’antico Giappone».

Specchio con animali e divinità buddhiste, Cina o Giappone, V-VI secolo d.C., Genova, Museo d’Arte Orientale Edoardo Chiossone

L’attrazione fatale per la Grande Onda

Fino al 23 febbraio, Palazzo Blu di Pisa ospita la mostra «Hokusai», a cura di Rossella Menegazzo. Il maestro giapponese (1760-1849), innovatore dell’ukiyo-e, la «pittura della vita che passa, del mondo fluttuante», negli ultimi anni è stato al centro in Italia di numerose mostre. Abbiamo intervistato la curatrice.

Che cosa distingue la mostra di Pisa dalle precedenti?
Questa mostra dedicata a Katsushika Hokusai e al suo seguito di allievi presenta per la prima volta, attraverso oltre 200 opere tra stampe policrome, libri, album e dipinti su rotolo, un patrimonio di capolavori provenienti dalle due più importanti collezioni d’arte giapponese italiane, quella del Museo d’Arte Orientale Edoardo Chiossone di Genova e quella del Museo d’Arte Orientale di Venezia, in molti casi esposte per la prima volta dopo il restauro. Sono esposte le serie più importanti, quella delle «Trentasei vedute del Fuji» con multiple tirature di alcune stampe iconiche come il Fuji rosso anche in versione in solo inchiostro blu, evidenziando anche l’importanza della professionalità dello stampatore accanto a quella dell’artista. Sono esposti i 15 volumi di manga, un compendio di tutti i soggetti che Hokusai accorpa nelle sue stampe policrome per insegnare a disegnare, accanto a libri e album illustrati per intrattenere ma anche per fornire modelli per le decorazioni agli artigiani. Unica è la sezione che per la prima volta mostra insieme oltre 100 surimono di Hokusai e allievi, una produzione poco nota al grande pubblico ma la più raffinata e preziosa dal punto di vista tecnico con pigmenti metallici, lacca e parti realizzate in goffrato, con la matrice a secco, che Hokusai e la sua scuola realizzavano su committenza privata nell’ambito soprattutto dei circoli poetici. Il percorso si chiude con una sezione di rotoli dipinti a pennello, quindi opere uniche, in cui la libertà e l’ecletticità del maestro sono evidenti nella varietà di soggetti, ma anche di stili. Si tratta di un percorso che intende mostrare da una parte l’Hokusai noto legato alle stampe policrome per il grande mercato, dall’altra la produzione più letteraria, poetica e quindi più elitaria, ma anche meno nota al pubblico. Tengo anche ad aggiungere che per la prima volta il percorso dedicato al grande maestro si chiude con una sezione dedicata ai nuovi giapponismi, con opere rappresentative dell’arte contemporanea e artisti giapponesi di primo livello mai presentati in Italia: il collettivo di arte digitale teamLab, i pittori illustratori Nara Yoshitomo e Ikeda Manabu, l’artista Simone Legno, italiano di origine ma noto in Asia per il suo stile pop-flat vicino al mondo degli anime e della grafica, tanto che a lui è stato affidato il design della mascotte del Padiglione Italia all’Expo di Osaka per parlare a un pubblico giovane e asiatico.

Come spiega la frequente riproposizione di Hokusai in particolare e dell’ukiyo-e?
Hokusai non è solo l’esponente più originale del genere ukiyo-e, delle immagini del mondo fluttuante, ma l’artista che più di ogni altro rappresenta l’arte giapponese nel mondo. La sua influenza non si ferma agli artisti dell’Ottocento che fecero fiorire il movimento del Giapponismo, ma arriva a oggi, ispirando artisti internazionali e giapponesi già affermati. La volontà di proporre una monografica su Hokusai in Toscana, regione che finora non ha mai ospitato mostre sull’ukiyo-e di questa dimensione, è legata sia al grande fascino che questo filone del mondo fluttuante continua a suscitare sul pubblico internazionale, sia al desiderio di valorizzare le preziose collezioni italiane di arte giapponese che il pubblico italiano ignora.

Che cosa l’ha guidata nella curatela?
Proporre un percorso su Hokusai senza che questo venga percepito come una cosa già vista è una grande sfida. In realtà credo che questa mostra sia nuova anche per chi ha già visto tutte le altre proposte sull’ukiyo-e negli anni passati. Il percorso proposto offre tanti livelli di lettura e tante opere mai esposte, e mai viste una vicina all’altra. Il primo livello rilegge il lavoro del più famoso artista giapponese di tutti i tempi nella sua evoluzione ma anche nel contesto del mercato dell’epoca, mostrandone la complessità e la vivacità. Evidenzia i legami con il mondo letterario; oltre che gli espedienti tecnici legati ai tanti formati della carta fatta a mano, all’abilità tecnica della silografia con tirature diverse nella scelta dei colori. Facendo anche riflettere sul fatto che non sempre le opere più diffuse e note corrispondono alle più rare e ricercate da un punto di vista tecnico.

Prevedere le reazioni del pubblico, costruire un discorso che possa attrarre e coinvolgere: come si sono tradotti questi aspetti nella scelta e nell’esposizione delle opere?
Spero che il pubblico si goda la narrazione che, attraverso sezioni tematiche, una grafica che evidenzia particolari dei soggetti, testi didattici concisi ma incisivi e accoppiamenti di opere che mostrano trattamenti di soggetti simili in formati e colorazioni diverse, mira a far apprezzare ancora di più l’arte di questo maestro. Spero poi che siano tanti i giovanissimi in mostra, anche per le opere contemporanee di pop-flat e videoarte mai esposte in Italia.

Elisabetta Raffo, 08 gennaio 2025 | © Riproduzione riservata

L’antico Giappone e l’ukiyo-e di Hokusai sugli scudi | Elisabetta Raffo

L’antico Giappone e l’ukiyo-e di Hokusai sugli scudi | Elisabetta Raffo