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Uno dei quattro disegni di Hackert proposti da Franecsca Antonacci e Damiano Lapiccirella

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Uno dei quattro disegni di Hackert proposti da Franecsca Antonacci e Damiano Lapiccirella

L'antidoto perfetto all'euroscetticismo è il catalogo di Tefaf

Appuntamento a Maastricht dall'11 al 20 marzo con il meglio dell'arte mondiale. Diciotto gli espositori italiani

Leonardo Piccinini

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Maastricht (Paesi Bassi). «Un museo in vendita!» è l'icastica definizione di Tefaf (The European Fine Art Fair) con cui Fabrizio Moretti, antiquario impegnato nell’organizzazione della fiera olandese, ha presentato espositori e novità della 29ma edizione.

Come di consueto tra i tulipani e le morbidezze del Mecc-Maastricht Exhibition and Congress Centre dall’11 al 20 marzo (inaugurazione a inviti il 10) il meglio del mercato d’arte mondiale si dà appuntamento: collezionisti, direttori di musei, storici dell’arte o appassionati, in ogni settore e competenza, dall’arte orientale all’archeologia, alla pittura e al contemporaneo.

269 espositori, divisi per sezioni, con alcune new entry come il torinese (ma di stanza a Londra) Luca Burzio a Tefaf Antiques e la sezione Tefaf Paper che continua a crescere con tre nuovi partecipanti, maggiore spazio e accessibilità, oltre a ospitare la mostra «Collecting Collectors»: stampe e disegni del Museo Boijmans Van Beuningen di Rotterdam, selezione di capolavori di Bellini, Grünewald, Tintoretto...

Nel corso dell’Art Symposium di venerdì 11 marzo sarà inoltre presentato l’annuale Art Market Report di Tefaf, approfondita analisi del mercato globale dell’arte 2015.
Diciotto gli espositori italiani, con sorprese e curiosità d’ogni tipo: da non perdere due importanti dipinti di Daniele da Volterra (metà Cinquecento) da Benappi, provenienti da una delle più belle dimore del Campo di Siena, Palazzo Pannocchieschi d’Elci; souvenir del Grand Tour di stralusso da Alessandra di Castro; quattro commoventi disegni di Hackert, già nella collezione del conte di Parigi, presentati da Francesca Antonacci e Damiano Lapiccirella. Ogni periodo storico e ogni sfumatura del gusto trova il suo spazio: il melodrammatico, romantico Filippo Strozzi morente (1838) di Giuseppe Bezzuoli da Carlo Orsi, rari telamoni romanici da Cesati, tarsie rinascimentali da Longari.

Perfetto antidoto all’euroscetticismo (siamo d’altronde nella città del Trattato) è il catalogo online www.tefaf.com: qui le raffinatezze del gusto europeo esplodono all’infinito, nel design schinkeliano delle sedie da giardino in ghisa che presenta Otto von Mitzlaff, nei vasi intagliati con serpenti, 1790 (committenza rivoluzionaria) da Christophe de Quénetain, nel San Bartolomeo di Matthias Stomer da Otto Naumann.

E, di nuovo, l’arte italiana, proposta un po’ ovunque, da Katz con il busto in gesso che Canova fece del suo amico e ospite (nonché padre della Pinacoteca di Brera) Giuseppe Bossi; da Kugel con la preziosa statuetta (28 cm) in pietre dure raffigurante una delle più singolari figure del secondo Cinquecento, l’uxoricida Paolo Giordano Orsini, già nelle collezioni Demidoff e Rothschild.
 

Uno dei quattro disegni di Hackert proposti da Franecsca Antonacci e Damiano Lapiccirella

Daniele Ricciarelli detto Daniele da Volterra, «Madonna col Bambino, san Giovannino e santa Barbara», portato a Maastricht da Benappi. Il dipinto è notificato

Daniel Katz propone il busto che Antonio Canova fece dell'amico Giuseppe Bossi nel 1816

Leonardo Piccinini, 22 gennaio 2016 | © Riproduzione riservata

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