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L’approccio concettuale dell’artista allo spazio: Luciano Fabro abita Pirelli Hangar Bicocca

La prima grande retrospettiva italiana dopo il 2007 ripercorre la ricerca dell'artista, tra scultura, percezione e relazione con l’ambiente

C’è uno spazio, prima ancora che una forma, in cui la scultura smette di essere oggetto e diventa esperienza. Uno spazio da attraversare, abitare, misurare con il corpo e con lo sguardo. È lì che si colloca la ricerca di Luciano Fabro (Torino, 1936-Milano, 2007), figura centrale dell’arte italiana del secondo Novecento e protagonista dell’Arte Povera, che ha fatto dello spazio un campo dinamico di relazione e della materia un dispositivo percettivo. A questa indagine è dedicata la mostra «Luciano Fabro», in programma nelle Navate di Pirelli HangarBicocca dall’8 ottobre 2026 al 21 febbraio 2027, prima grande retrospettiva museale in Italia dopo la scomparsa dell’artista.

Curata da Fiammetta Griccioli, Roberta Tenconi e Vicente Todolí, e realizzata in collaborazione con l’Archivio Luciano e Carla Fabro, l’esposizione ripercorre l’intero arco della sua produzione attraverso un’ampia selezione di sculture e installazioni tra le più significative. Non una semplice ricognizione cronologica, ma un racconto costruito attorno alla relazione tra opera, spazio e spettatore, cardine costante di una ricerca che ha interrogato in profondità il linguaggio stesso della scultura.

Il percorso affonda le radici negli anni Sessanta, quando Fabro avvia una riflessione radicale sulla percezione e sulla presenza fisica dell’opera, con lavori come «In cubo» (1966) e le sperimentazioni con superfici specchianti, capaci di restituire allo spettatore un’immagine instabile e mobile di sé e dell’ambiente. Da qui, la mostra segue l’evoluzione verso strutture sempre più complesse, fino agli ambienti e alle architetture leggere che l’artista definiva «Habitat». Spazi ideali, spesso realizzati in carta, autonomi o integrati nell’architettura esistente, concepiti per accogliere, attivare e trasformare l’esperienza delle opere.

Elemento centrale della pratica di Fabro è anche il rapporto con la materia. Marmo, ferro, vetro, seta. Materiali tradizionali e non convenzionali vengono scelti per le loro qualità sensoriali ed evocative, mai neutrali, sempre portatrici di significato. Ogni scelta formale è sostenuta da una rigorosa riflessione concettuale, alimentata da un intenso lavoro teorico che ha reso Fabro non solo artista, ma anche uno dei pensatori più lucidi del suo tempo in ambito artistico.

La retrospettiva offre inoltre l’occasione per riflettere sul legame profondo tra Luciano Fabro e Milano, città in cui si trasferì nel 1959 e dove, tra il 1983 e il 2002, insegnò all’Accademia di Belle Arti di Brera. Un ruolo, quello di docente, che ha inciso in modo duraturo su intere generazioni di artisti, trasmettendo un’idea dell’arte come pratica critica, consapevole e aperta al dialogo.

Redazione, 15 dicembre 2025 | © Riproduzione riservata

L’approccio concettuale dell’artista allo spazio: Luciano Fabro abita Pirelli Hangar Bicocca | Redazione

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